In generale, il settore delle riviste e dei quotidiani ha risentito molto più che i libri della concorrenza di internet.
Se l'importanza del libro viene ancora ben percepita dai suoi fruitori (seppur minoranza), disposti a pagarne l'acquisto quale che sia il formato (cartaceo o digitale), così non è per le fonti di notizie o approfondimenti sintetici.
La sovrabbondanza di fonti di informazione gratuite disponibili on line ha diminuito la percezione dell'importanza di un'informazione qualificata, che sovente (non sempre, ma sovente sì) richiede di essere predisposta con rigore professionale e quindi deve essere a pagamento (la pubblicità non è sufficiente).
A questa scarsa percezione della qualità delle testate tradizionali ha contribuito, ovviamente, il fatto che questa qualità spesso... non c'era! (E non mi riferisco solo alle riviste di orologeria).
Inoltre, ha influito il ritardo degli editori nell'elaborazione di forme di fruizioni nuove, capaci di far apprezzare il valore dei contenuti, con costi accessibili e pagamenti facili.
Il circolo diventa vizioso: introiti sempre più scarsi e qualità sempre minore, sostituita da marchette pubblicitarie.