Ci risiamo, state boni altrimenti perdiamo altri pezzi. E su
E pesiamo le parole.
Sono certissimo che Gianni, per i rapporti che ho con lui, non si offenda se sospetto che alcune sue osservazioni siano venate di xenofobia. È che ne sono convinto. E vi è pure una ulteriore ragione per cui ne sono convinto. Non puoi non passare per xenofobo se scrivi che i cinesi che vanno votare sono mafia. Ma tu pensa se fosti in cinese che va a votare per senso civico, voglia di partecipare: ti piacerebbe leggere che sei definito appartenente alla mafia? Ma come si fa a generalizzare così? Ammesso e non concesso che questa mafia cinese ci sia a Milano, ma noi come ci permettiamo di generalizzare? Ma ancora di più: cosa abbiamo noi italiani in fatto di mafia, camorra, andrangheta da insegnare ai cinesi in Italia di virtuoso? Ma non scherziamo. Noi forse avremmo qualche fenomeno criminale a Milano di cinesi, non si può escludere. Ma noi a Milano abbiamo sia la mafia siciliana sia la andrangheta, che si trova in forze anche a Bologna, e anche in tutto il Lazio. Se ne parliamo solo per i cinesi, se pensiamo che il problema dei cinesi in Italia sia la mafia cinese, o siamo xenofobi o lontani dalla realtà.
Caro Marco,
io
non penso e
non ho scritto che parlare di cinesi equivalga a parlare di Triadi.
Così come non penso che sia ragionevole l'equazione siciliano (o calabrese) = mafia o napoletano = camorra.
(peraltro, cambiando latitudine, la prospettiva del qualunquismo si allarga: italiano = spaghetti = mafia).
Però, proprio perché sono affezionato al Sud, terra di origine della mia famiglia, non posso - per malinteso orgoglio campanilistico o per timore di aizzare discriminazioni contro i meridionali - negare che la piaga della criminalità organizzata ha afflitto e affligge tutt'ora alcune regioni, costringendo molte energie valide ad emigrare e imponendo grandi sacrifici a chi decide di continuare a impegnarsi con onestà nella sua terra, del tutto abbandonato dallo Stato.
Potrò spendere molte parole per spiegare che la mafia non è una tara genetica dei meridionali (non a caso, quando si espande in altre regioni trova un inaspettato terreno fertile...); potrò ricostruire con pazienza le cause storiche e rammentare che i meridionali onesti sono le prime vittime della criminalità organizzata.
Ma non posso
negare il fenomeno...
Allo stesso modo, anche se non ho nessuna antipatia per le comunità cinesi in Italia (anzi, ci sono tanti aspetti che destano in me ammirazione, come la grande capacità di lavoro e il grande spirito di sacrificio), non posso astenermi dal guardare la realtà per quella che è: le comunità cinesi all'estero sono fortemente chiuse all'esterno, hanno un'incredibile organizzazione "parallela" (dalla sanità, all'assistenza sociale, all'educazione) e un indiscusso controllo interno ad opera di strutture di stampo mafioso.
E' un fenomeno sotto gli occhi di tutti, anche sotto i tuoi, penso...
Il che non significa che tutti i cinesi sono mafiosi (così come non lo sono i meridionali di determinate zone). Significa, semplicemente, che molti cinesi onesti si adattano nella maniera che ritengono possibile al contesto in cui nascono, crescono, vivono, e che costituisce spesso il loro unico orizzonte.
(Riflessioni di un cinese in coda al seggio: "Un 'amico' che per me e per la mia famiglia ha fatto tanto bene, mi ha trovato il lavoro, ha dato i soldi a mia sorella per avviare la sua attività commerciale, mi chiede di andare a votare per un tizio di questo partito italiano. Non posso rifiutargli questo favore").
Del resto, si tratta di un fenomeno diffuso in molte comunità di migranti (anche quelle italiane tra fine Ottocento e inizio Novecento): l'organizzazione illegale dei connazionali impone all'immigrato le sue leggi, ma al tempo stesso gli fornisce assistenza e, spesso, protezione in un ambiente che può sembrare (ed essere) ostile.
Della criminalità organizzata cinese se ne parla poco, per una serie di motivi.
Uno è che è non ha velleità "espansionistiche": si contenta di gestire gli affari interni alla sua comunità.
E' pur vero che in un Paese civile non dovrebbero esistere zone extraterritoriali, ma la pratica è spesso diversa dalla teoria...
Un altro motivo per cui molti non sollevano mai la questione è proprio la paura di essere tacciati di "razzismo" o "xenofobia", come spesso accade se si parla di eventi negativi che coinvolgono comunità straniere.
Gli episodi di autocensura cui conduce questo timore sono a volte clamorosi, soprattutto in Gran Bretagna e nei Paesi scandinavi.
Io penso, invece, che
dire intenzionalmente falsità - o tacere la verità - sia un atto poco... edificante (uso un eufemismo) per chi lo compie e gravemente dannoso per la società.
Per cui ti invito a rileggere che cosa ho scritto davvero: che
gruppi di cinesi - non singoli cinesi - sono andati a votare in massa. E che questa mobilitazione non è frutto di spontaneo entusiasmo democratico (tu pensi questo?
), ma di una
mobilitazione organizzata (le "truppe cammellate" che il ceto progressista italiano ha sempre additato con scandalo), la cui matrice - nell'ambito della comunità cinese - è ben chiara.
Possiamo denunciare questo fenomeno, per il bene della democrazia, così come denunciamo il voto di scambio a Caltagirone, a Platì, a Secondigliano?
O dobbiamo tacere, per paura di finire nel mirino dell'Inquisizione progressista e politicamente corretta?
Peraltro, devo dirti che mi sorprende davvero che questa accusa così superficiale venga da te, che per tradizione culturale non appartieni - mi sembra - al
côté progressista di regime...
I tempi sono così cambiati?