Da quello che ho letto, cinesi votanti alle primarie 3%, di quelli che hanno votato.
Disinformazione volta a creare l'allarme voto ai cinesi
Lo so che ho fatto male a intervenire in questa discussione, perché pretendere di puntare i riflettori sulla realtà quando il
mainstream dell'informazione dice il contrario, è impresa inutile...
(Addirittura ho letto che sui
social media qualcuno ha suggerito che le foto dei cinesi in fila ai seggi siano un fotomontaggio!
Del resto, se sono false le foto degli Americani andati sulla Luna...
)
E infatti non volevo intervenire, perché dopotutto è un episodio di malcostume come tanti se ne vedono in Italia (non evoco il "pericolo giallo"...) e anche perché sapevo bene che la trappola "xenofobia" era dietro l'angolo...
E però, leggendo che questo episodio di malcostume poteva addirittura essere interpretato, seppure in buona fede, in senso contrario, come splendido esempio di integrazione... beh, non ho resistito.
Per cui ri-puntualizzo:
- il PD ci dice che i cinesi erano circa l'1,5% del totale dei votanti (il 3% si riferisce al totale degli stranieri).
Ce lo dice il Pd, il partito secondo cui alle primarie per Prodi e Veltroni, anni fa, avevano votato non so quanti
milioni di Italiani...
Ma prendiamoli per buoni, questi dati, in mancanza di altri.
Ebbene, l'1,5% non sarebbe per niente una cifra esigua, perché corrisponde alla percentuale di presenza cinese a Milano. Ciò significa che una comunità da sempre molto chiusa, estranea alla vita politica cittadina, diventa
improvvisamente la comunità straniera di gran lunga più attiva, con un tasso di partecipazione pari a quello degli italiani (!) e comprendente anche persone che non hanno nemmeno il diritto di voto alle vere elezioni per cui selezionano il candidato.
Non sono pochi neanche in termini assoluti: circa mille. Se cioè la volta precedente erano forse alcune decine, oggi sono
mille, che vanno a votare a gruppi.
Insomma, parlare di
mobilitazione e "truppe cammellate" è la semplice fotografia della realtà.
Poi possiamo decidere di non ragionare autonomamente su questi dati, ma di delegarne la lettura ai
media, che li giudicano insignificanti (per silenziare la polemica). Vabbè.
- Il fatto che ci sia stata una mobilitazione non solo è stato possibile
osservarlo, dalla partecipazione al voto e dalle modalità con cui si è verificata; ma è possibile anche
verificarlo andando a informarsi sui precedenti e i retroscena.
Un articolo documentato sulla vicenda lo si può trovare in questa testata locale
on line:
http://www.milanopost.info/2016/02/10/la-vera-storia-del-voto-di-scambio-tra-sala-dalfonso-e-la-comunita-dei-grossisti-cinesi-contro-i-residenti-di-via-paolo-sarpi/- Appurato che si è verificato un eclatante caso di "truppe cammellate" mobilitate per un voto di scambio, debbo aggiungere di non considerare la cosa in sé disdicevole: ci potrebbe essere uno scambio "politico", consapevole, alla luce del sole, con protagonisti chiari.
Però il voto di scambio dei cinesi, se non deve essere per principio più sgradevole di quello degli italiani, non può nemmeno diventare per principio esente da approfondimenti e critiche.
Per cui dovremmo chiederci:
Qual è stato l'oggetto della contrattazione? Nell'articolo che ho citato, i residenti della zona di via Sarpi suggeriscono pressioni della comunità cinese per allentare i controlli di legalità...
I candidati sindaci possono smentire? Possono proclamare pubblicamente che l'impegno per il rispetto delle leggi nell'esercizio delle attività commerciali aumenterà, anziché diminuire? Possono chiarire quali sono gli impegni presi con quella comunità (così come con i tassisti, i costruttori, i fiorai, le Dame di San Vincenzo)?
Chi sono stati i protagonisti della contrattazione, nella comunità cinese e nel sottobosco della politica milanese?
Se tra i referenti cinesi c'è un Li Huan (nome che invento), esponente - per dire - dell'associazione commercianti di quella comunità, ci sarà un "giornalista d'inchiesta" che vorrà capire di che personaggio si tratta, come ha costruito i suoi affari, chi sono i suoi finanziatori?
Del resto, questo tipo di attenzione è giudicata normale se un politico italiano ha rapporti con un tizio che si chiama - chessò - Pasquale Morabito... Anzi, in questo caso si alza subito il dito puntato, ancor prima che vengano fatti i - giusti - approfondimenti.
Insomma: non ci sono reati in discussione, non dobbiamo fare intercettazioni o addurre "prove".
Ma l'anomalia democratica è evidente; e il coinvolgimento di settori poco trasparenti della comunità cinese molto probabile, direi quasi inevitabile, per chi conosca come vanno le cose in quella realtà (magari i referenti cinesi potevano essere contigui alla malavita anche "a insaputa" degli intermediari dei candidati sindaci, i quali questi problemi sicuramente non se li pongono: basta che arrivano i voti...).
La cosa più evidente, in ogni caso, è il doppiopesismo con cui certe questioni vengono trattate dalla nostra
intellighentsia.