Questo tema si trascina da mesi, forse anche di più, nonostante sia ormai di tutta evidenza che il fenomeno smartwatch sta dilagando in mole e velocità molto più di quanto fosse lecito attendersi.
Oggi chi un anno fa scommetteva sull'insuccesso del prodotto, o fa finta di non vedere o si rifugia sull'argomento della moda passeggera.
Per una volta pure i manager dell'industria degli orologi svizzeri dimostrano di capire cosa sta accadendo prima e più dei loro clienti, e i numeri (delle vendite di sw e delle calate vendite di orologi tradizionali) d'altronde parlano chiaro e disegnano scenari da incubo.
A Basilea uno solitamente acuto e attento come Jean Claude Bivier dichiara pubblicamente che molte case svizzere hanno molto da temere da Apple e dagli Smartwatch, e non è certo un caso.
La mia personale opinione? Da qui a 15 anni dell'industria di orologi griffati di "largo consumo" rischia di rimanere solo la polvere, l'industria del lusso griffato sarà tutta proiettata sui gingilli elettronici (come ha iniziato a fare Tag Heuer) e l'alta orologeria se riuscirà a sopravvivere sarà solo perché ha preso le distanze dalle logiche delle derive modaiole e avrá recuperato la sua "esclusività", sui contenuti, sui volumi e sulle scelte stilistiche fisiologicamente destinate ad una sempre più ristretta nicchia di appassionati, quelli che fino ad oggi sono stati visti come dei rompicoglioni pessimi clienti da case e commercianti.