Uno dei calibri automatici d'epoca tra i più belli e affascinanti, purtroppo anche Rognoso per via dei diffusi problemi e per l'ardua se non impossibile reperibilità dei ricambi.
Come detto la versione I (improved) ha la carica in un solo senso proprio per venire a capo dei problemi degli invertitori già descritti, anch'essa aveva però i suoi problemi nell'efficienza non soddisfacente della suddetta ricarica oltre che nei costi di produzione.
Avrebbe meritato di essere sviluppato e perfezionato ma come Fabri ha già detto PP non riuscì a venirne a capo preferendo acquisire il brevetto dell'UG66, dopo una lunga disputa legale che ne ritardó l'immissione in commercio a seguito della quale per un certo tempo la casa fu costretta a ricorrere all'ebauche JLC920 della concorrenza, per colmare la lacuna di un calibro automatico ultrapiatto di propria manifattura.
Il movimento dovrebbe originare e trarre ispirazione da una ebauche degli anni 50 sviluppata dala FHF, specificamente l'FHF 65.
Qui il reportage di un intervento di revisione da cui si capisce meglio l'architettura e il grado di finitura e innovazione di questa splendida macchina
http://watchguy.co.uk/service-patek-philippe-calibre-350i/Recentemente il rotore periferico è tornato grazie a VC che lo ha riproposto sul suo cronografo "Harmony".
Ci si augura, un giorno, di poter vedere più calibri con tale sistema che ha l'innegabile merito di non celare alla vista l'architettura dei ponti, mantenendo così intatto il fascino proprio di un calibro manuale, possibilmente su modelli dal prezzo meno scandaloso