Di collezionismo si era già parlato qualche tempo fa:
http://www.orologico.info/index.php?topic=21119.0.
Sappiamo, non solo sulla base di quella discussione, che una “collezione” si caratterizza per avere un suo filo logico e che tale filo è ovviamente definito dal collezionista.
Una collezione si distingue dalla semplice “raccolta” perché il filo logico è abbastanza rigoroso, figlio di un
metodo, e l’oggetto ha un
ambito ben delimitato, anche ristretto: il collezionista più rigoroso immagina una collezione che è in teoria possibile
completare, ed è sempre alla ricerca del pezzo “mancante”.
Da ciò discende che il collezionista può rinunciare ad acquisire pezzi gradevoli o importanti se non funzionali alla sua collezione; mentre può ritenere fondamentali pezzi anche “scadenti”, però necessari alla completezza.
La raccolta, al contrario, ha un filo logico molto più flessibile, trova un suo elemento caratterizzante nella
varietà e nel
pregio dei pezzi (pregio anche soggettivo, legato al gusto dell’appassionato).
Ora Maurizio (calendarmeto) ritorna sul tema, focalizzandolo sugli orologi
vintage, e cercando di definire criterî di “interesse collezionistico” che non appartengono – mi sembra - al collezionismo nella declinazione più estrema.
L’ “interesse collezionistico”, in questo caso, non è dato solo dalla funzionalità dell’orologio alla collezione, dalla sua rispondenza a un filo logico, ma anche da caratteristiche di pregio dell’esemplare.Questa scelta consente di stabilire un linguaggio comune con altri collezionisti e appassionati, rendendo più facile – credo - lo scambio di pezzi.
Per questo motivo le “regole” da lui definite avranno sicuramente una certa elasticità, legata alla sensibilità del collezionista.
In alcuni casi vi si potrà derogare perché prevale l’anima del collezionista rigoroso, che vuole acquisire un pezzo fondamentale a completare una serie (voglio tutti i crono prodotti da quella marca negli anni ’50 e ‘60, mi prendo anche l’unica versione senza calibro di manifattura).
Altre volte la deroga potrà dipendere dal fatto che il pregio dell’orologio è indiscutibile, per fattura o per importanza storica, anche se magari non risponde a uno dei requisiti (la rigidità dei requisiti è sempre insufficiente a fornire un giudizio di sintesi).
Ovviamente, se parliamo di caratteristiche di pregio oggettive, slegate dal filo conduttore – soggettivo - di una specifica collezione, è legittimo il “dibattito” sull’effettiva capacità di determinate caratteristiche di individuare il pregio di un orologio.
Del resto, proprio calendarmeto ha scritto di voler “aprire un serio dibattito”…