Sulla questione della "deriva generalista" di BMW e Mercedes, mi permetto di rilevare che è stata una necessità prima ancora che una scelta, derivante dalle nuove norme dell'Unione Europea che impongono alle case di abbassare il tasso di emissione medio di CO2 della propria gamma; e, quindi, di produrre modelli più piccoli che consumano poco.
No, questo non è esatto. Nel senso che è vero che le norme impongono una stretta della media della CO2 ed è vero che i tedeschi premium sono sfavoriti dal fatto di fare vetture grosse, pesanti, e potenti. Però i tedeschi hanno ottenuto sconti sulla media da tenere, e poi il calcolo della media è a livello di gruppo, non di singola marca. Quindi un costruttore premium di alto livello può acquisire altre marche e fare vetture economiche in termini di consumo, a patto che ne venda abbastanza. Questo spiega per ampio perché Daimler Benz continua a produrre Le Smart con cui non ha guadagnato nulla ma solo perso soldi, e spiega la Mini prodotta da BMW. Quindi la scelta di BMW poteva essere diversa rispetto alla questione CO2. Rispetto invece ad un altra questione la cosa si spiega, e cioè il fatto che ormai le dimensioni dei costruttori sono così gigantesche, che i premium da soli non potevano sopravvivere nel settore delle automobili premium, sarebbero finiti con l'essere assorbiti da altri. Quindi hanno dovuto fare questa scelta. Mercedes era quella più con le spalle coperte dalla dimensioni e dalla ricchezza del gruppo Daimler Benz, ma senza sinergie, senza numeri di milioni di auto vendute, con le ottocentomila auto vendute alla fine degli anni 80 non poteva vivere da sola. Avrebbe perso sempr più soldi, e avrebbe avuto sempre più difficoltà a sostenere gli investimenti.
Tornando al caso BMW aggiungo una considerazione ulteriore. Ammettiamo pure che debbano seguire il dowsizing dei motori per emettere meno Co2, ma attenzione non meno realmente, ma meno nei cicli falsati delle attuali omologazioni....ma è necessario farlo anche per prodotti così particolari ed importanti per il prestigio del marchio come le M3 e M4? Di certo poi non ne vendono tantissime, quindi pesano anche poco nella media generale.
Nel gruppo BMW, il marchio BMW pesa per l'85% delle vendite e per una percentuale ancora maggiore del fatturato.
Nel gruppo Daimler, Mercedes pesa per il 94% (!) delle vendite e - anche qui - per una quota ben maggiore del fatturato.
Le grandi case tedesche, peraltro, hanno saputo costruire la loro forza realizzando grandi volumi di vendita nei segmenti
premium , che sono quelli con i più alti margini di utile.
Anche adesso il grosso dei loro profitti non viene da Mini o Smart, né da Serie 1/2 o Classe A/B.
(Guardiamo anche FCA: la strategia di Marchionne - disperata e fuori tempo massimo - è quella di abbandonare il settore delle utilitarie a basso costo e di puntare tutto su Alfa, Maserati, Ferrari, Jeep, con la gamma 500 - compatte di lusso - a far da contorno).
La necessità delle case tedesche di allargare la gamma nei segmenti compatti (quelli meno profittevoli) è stata dettata soprattutto - al di là dell'ovvio desiderio di prepararsi un minimo di diversificazione - dalle normative antinquinamento.
Ovviamente, esistono due strade per spostare il baricentro verso le cilindrate inferiori.
La prima è di puntare su
brand focalizzati sui segmenti compatti, creandoli (Smart) o rilanciandoli (Mini).
E' una strada molto impervia, anche se consentirebbe - qualora si riuscisse a seguirla con successo - di salvaguardare l'immagine di esclusività del
brand principale.
La seconda, più facile, è quella di allargare verso il basso la gamma del marchio principale, contando sul suo
appeal già consolidato (qualcuno aveva suggerito che anche la Fiat lanciasse berline compatte col marchio Ferrari...
).
E' la strada più facile, che le case tedesche hanno seguito con maggiore decisione, sia pure non trascurando lo sviluppo di altri
brand.
Possiamo accusarle di aver scelto una "scorciatoia" che mette in pericolo la loro identità.
Ma non possiamo ignorare che questa strada non è stata intrapresa a cuor leggero, bensì sotto il pesante condizionamento delle normative sulle emissioni di CO2.