Per me un orologio dev'essere bello e proporzionato di per sè, punto.
Esattamente come l'analisi di un quadro dev'essere scevra dai condizionamenti circa la parete sulla quale verrà esposto, una scultura armoniosa nelle sue stesse proporzioni e non in riferimento al salotto che abbellirà, un orologio deve rispettare dei canoni di bellezza relativi solamente ai rapporti dimensionali e formali delle sue componenti estetiche fra loro e non riferite al polso che lo indosserà.
Una donna alta 2.20m - per quanto bella possa essere nei lineamenti - è comunque, sempre, troppo alta.
Grottesca se vista accanto ad un fantino, ma comunque troppo alta quand'anche si accompagni a Yao Ming.
E bello che possano venire in mente gli stessi esempi per trarne conclusioni
opposte!
A mio avviso dobbiamo distinguere due elementi.
1) Da un lato, cè la
bellezza intrinseca di unopera darte, una donna, un
orologio, che non dipende dal contesto in cui sono inseriti, ma dalla loro armonia e dalla
proporzione reciproca degli elementi che li compongono.
In questottica, sulla bellezza non influiscono granché le dimensioni complessive.
È bella la
Gioconda di Leonardo (77x53 cm), come anche la
Libertà che guida il popolo di Delacroix (260x325 cm).
È bella - a dir poco
- la Sharapova (in questi giorni alla ribalta della cronaca per fatti poco commendevoli) con i suoi 188 cm di grazia incantevole.
È stupenda la Venere di Milo, alta oltre due metri.
È bello se considerato a se stante, senza vederlo indossato un Piaget Altiplano da 40 mm, che costituisce un perfetto ingrandimento in scala - con la medesima proporzione reciproca delle componenti - della referenza da 34 mm. In effetti, andando sul sito della Piaget, in cui le immagini-miniatura dei diversi modelli hanno la stessa grandezza, chi saprebbe distinguere un modello grande da uno piccolo? Eppure non dovrebbe essere difficile, se ci fosse tale differenza di bellezza intrinseca
2) il secondo elemento da prendere in considerazione è la
bellezza relativa, cioè degli oggetti (o delle persone)
inseriti in un contesto.
Qui le dimensioni contano.
La Gioconda si inserisce perfettamente nella parete di un salotto (magari non di un appartamento di periferia
oltre allarmonia dimensionale conta quella stilistica).
Il Delacroix no.
La Sharapova si accompagna splendidamente ad un uomo più alto di lei, mentre risulta imbarazzante laccoppiata donna alta / uomo basso (prego astenersi da battutacce su armonia in verticale e in orizzontale
). Non a caso le donne alte, quando escono con compagni di altezza simile alla loro, rinunciano ai tacchi.
LAltiplano da 40 mm (esiste pure la referenza da 43!
), allorché è indossato, e quindi dichiara la sua natura di orologio
da polso (e non da fotografia), è un orologio-pizza
(sono sicuro che nessuno in Piaget si offende per i commenti saporiti), perché per la tipologia di cui è espressione: orologio ultraformale - non ha proporzioni armoniche col contesto (che è dato non solo dallesigenza di non creare ingombro al polsino, ma anche da quella di risultare discreto al polso).
Così come uno sportivo da 45mm (e porto un esempio limite, io partirei da molto prima
) risulta eccessivo per quasi ogni polso in quasi tutte le situazioni non professionali (cioè le situazioni in cui contano anche estetica ed eleganza).
Poi mi ripeto: non esiste una formula matematica che stabilisce le dimensioni esatte di un orologio in base al polso. Le variabili sono tante, dalla tipologia dorologio, allabbigliamento, al
gusto personale.
Però sappiamo tutti quanto sia importante la prova-polso; facciamo tutti considerazioni del tipo: "a te che hai il polso piccolo quell'orologio sta meno bene"...
Esiste un
range dimensionale di indossabilità, oltre il quale si scade nellappariscenza sgradevole.
La pistola fumante che attesta il rapporto tra dimensioni del polso e dellorologio è la differenza tra dimensioni maschili e femminili : anche in questepoca di orologi anabolizzati, la necessità di non oltrepassare la soglia del grottesco (o, almeno, di non oltrepassarla troppo spesso
) impone dei limiti, sia pure più elevati che in passato. E questi limiti sono
diversi tra polso maschile e femminile.
La questione della proporzione tra cassa e polso, per una specifica tipologia di orologi, non esiste; altrimenti non si spiegherebbe come per un secolo nessuno si fosse mai posto alcun problema al riguardo.
Io la spiegazione me la do, però è di tipo diverso: il ventesimo secolo era ancora un periodo in cui gli stili dellabbigliamento, delloggettistica, dellarredamento erano espressione di una cultura, non il parto di studi di
marketing.
Il problema delle dimensioni degli orologi da indossare se lo erano posti e lo avevano
risolto subito
, codificando le dimensioni divenute classiche perché ritenute le più eleganti e proporzionate.
Se oggi si sono imposte dimensioni
over size, non è perché qualcuno abbia improvvisamente deciso di creare orologi rapportati agli immaginarî mega-polsi moderni (queste sono arrampicate sugli specchi di qualche forumista goliardico che cerca di giustificare la sua attrazione per i padelloni), ma semplicemente perché il valore cui risponde lorologeria contemporanea non è più leleganza, ma lappariscenza.