State confondendo i termini del discorso
Nessuno nega che si possa mangiare bene in tutti i luoghi del mondo e sono il primo, entro la tolleranza del mio stomaco, a cercare di mangiare quello che passa il convento in cui mi trovo.
Ma per soggiorni relativamente lunghi, considerando che si tratta pur sempre di cibo da ristorante, almeno io posso rimanere lontano da cibo relativamente sano e innocuo (come una pizza o un piatto di pasta) per un massimo di 3 giorni, a meno di non trovarmi in paesi la cui cucina è simile alla nostra.
E così a Berlino o a Parigi dopo 3 giorni la pizza ci scappa, perché al terzo giorno di intrugli di grassi il mio stomaco grida vendetta, al contrario in posti come la Grecia, la Croazia, la Spagna o la parte meridionale della Francia, per esempio, non ho mai avuto bisogno di rifugiarmi in una pizzeria o in un ristorante italiano (nonostante a Nizza ne abbia scoperto uno di una coppia di baresi dove si mangiava divinamente). A Londra è indispensabile perché io non riesco a mangiare cinese, thai, vietnamita, giapponese, indiano o pakistano per più di tre giorni di fila, e di ottimi ristoranti italiani ce ne sono a bizzeffe (l'ultima volta ne beccai uno vicino piccadilly gestito da palermitani, mi ci sono abbonato per 5 giorni di fila
).
Insomma chiamatele pure "abitudini" se volete, ma almeno per me è una questione di salute e sopravvivenza