Rolex è forse quella che più investe sia in struttura che forza lavoro avendo comunque enormi economie di scala, se le vendite languono e sei costretto a ridurre la produzione perchè il mercato è saturo e i magazzini sono pieni di invenduto che non si riesce a smaltire, come sta appunto accadendo per adesso, i costi (enormi) si spalmano su un minor quantitativo di prodotto, le economie di scala si riducono e tutti i piani di ammortamento vanno rivisti, quindi in realtà il margine, a fronte anche di maggiori spese in marketing e comunicazione per spingere le vendite in sofferenza (vedasi sponosrizzazione Formula 1), si riduce.
È proprio per massimizzare il margine che a cavallo dei primi anni 2000 si sono messi a produrre a tutto spiano per saturare la capacità del sistema, confidando che l'esplosione della domanda in oriente avrebbe assorbito tutto il volume di prodotto. Non è accaduto, anche perchè Rolex con i nuovi modelli non ha mai convinto sui suoi mercati storici mentre nei nuovi mercati è solo un marchio come tanti altri, e ció ha portato enormi esuberi di prodotto e conseguenti fenomeni di inflazione (sconti al pubblico nella rete vendita ufficiale su tutti i modelli, anche i più commerciali, come non si era mai visto in passato).
La "crisi" commerciale di Rolex non nasce oggi ma già diversi anni fa, diventa palese nel 2009 quando infatti hanno iniziato a cambiare un CEO dopo l'altro a ritmi sempre più veloci, e viene oggi ulteriormente acuita dal contesto di crisi globale in cui versa tutto il settore. Infatti in nuovo CEO, il quarto in 6 anni, la prima cosa che ha deciso di fare è tagliare la produzione (e le consegne) di circa il 30%. E immediatamente, almeno in Italia, sono tornati i prezzi (quasi) bloccati e i fenomeni delle introvabili referenze (gmt blu e nero e deepsea dial blu). E inizia un altro giro di ruota