Gianni, dici che non c'è da scandalizzarsi perchè i soldi non sono nostri e perchè i "perculati" sono persone ricche ma, se ci rifletti, è davvero grave quel che hanno fatto, roba da piccola azienda truffaldina, dai...il bello è poi leggere il proprietario che parla delle altre aziende come insignificanti, ottuse e capaci di rovinare l'immagine dell'orologeria svizzera, poi cambia tavolo e fa il gioco delle tre carte con i clienti: " ora l'edizione limitata è qui, ora non c'è più!"
Lo vedi che succede quando sono troppo sintetico?
Che vengo travisato!
Eppure mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro nello specificare che non intendevo approvare le mosse di Patek…
Riepilogando:
1) Ho riportato un estratto della cartella stampa della
maison, nella quale si specifica che la nuova referenza non è identica alla serie limitata. “Nella sostanza” è
quasi identica? Probabile. Ma poiché dagli interventi precedenti sembrava che fosse stato messo in produzione lo stesso orologio della serie limitata (senza “quasi”), ritenevo fosse cosa utile – per completezza di informazione – riportare quella precisazione.
Questo significa prendere le parti di Patek?
Direi che siamo tutti abbastanza adulti per giudicare con la nostra testa…
2) Ho poi aggiunto che la mossa di Patek, pur potendo essere considerata in astratto poco corretta, non suscitava in me solidarietà emotiva verso gli acquirenti della serie limitata.
Qui la questione non è se io sia mosso da risentimento verso i ricchi (
) o se io ritenga che, per il solo fatto di essere benestanti, possano essere raggirati (non l’ho scritto e non lo penso) o se io voglia "impedire" a qualcuno di spendere i soldi come vuole…
La questione, piuttosto, è che ho smesso da un bel po’ di credere alle favole…
In effetti, non dobbiamo commettere l’errore di pensare che in questi giochetti ci sia un “truffatore” e un “truffato”.
Ti domando: se un tuo amico ti chiedesse un parere sulla sua intenzione di acquistare per centomila euro un’acquaforte di un artista non più in vita, di cui è ben conosciuta la produzione (per così dire “storicizzato”), tu che cosa gli risponderesti?
Penso che gli daresti innanzitutto il generale e doveroso avvertimento sulla volatilità di certi investimenti, soprattutto per importi tanto elevati.
Nel merito, probabilmente, ti soffermeresti sull’artista in questione, valutando la correttezza della quotazione (e la sua possibile tenuta nel tempo) non solo dal punto di vista del valore dell'artista, ma anche dalla serietà con cui egli si mosse nel campo della grafica numerata: le opere grafiche di alcuni – che erano più scrupolosi - hanno effettivamente i connotati della rarità; altri, invece, si lasciarono andare a una produzione troppo seriale, oppure non si preoccuparono di distruggere o biffare le lastre originali. Per cui non è sempre facile accertare l’originalità di alcune opere o mettersi al riparo dalla “riemersione” sul mercato di esemplari ulteriori, che fanno venire meno rarità e valore dell’esemplare acquistato.
Ad ogni modo, se questi ragionamenti riguardano un artista “storicizzato”, forse hanno un senso.
Se invece il tuo amico ti dicesse che vuole pagare centomila euro per la litografia di un grande artista contemporaneo, il quale si è “impegnato” (
) a limitare a tot. esemplari la produzione di questa grafica numerata, tu che penseresti?
Che è un cretino?
Di solito, però, chi ha centinaia di migliaia (o milioni di euro) da spendere in investimenti ad alto rischio proprio cretino non è…
Io penserei che il prezzo di vendita pubblicizzato è fittizio, che...
Non so se esistano e quanto siano frequenti episodi di questo secondo tipo nel mercato dell’arte, che – come tu ci hai spiegato in passato – è più “maturo” e meno soggetto a speculazioni di quello degli orologi.
Ma forse un ragionamento simile si può fare per gli orologi da "milioni" di euro e i loro “acquirenti”…
(Preciso - anche per sottrarre me e gli amministratori del forum da ogni ipotetica responsabilità - che
non mi sto riferendo a una casa produttrice di orologi in particolare né a tutte indistintamente, ma formulo ipotesi la cui attendibilità ognuno può valutare).
Innanzitutto:
voi pensate davvero che tutti gli orologi messi in vendita per parecchie centinaia di migliaia (o per milioni) di euro siano pagati la cifra pubblicizzata, magari con uno “sconto”?
Quelle cifre sono sparate pubblicitarie (l’orologio viene pagato una frazione, quando viene davvero venduto), che servono solo a tenere alte le quotazioni degli orologi di fascia più bassa (ma sempre costosissimi) sui quali si basa il grosso del
business.
Il messaggio subliminale è: “Caro acquirente, tu stai spendendo 100/200.000 euro per acquistare il prezioso segnatempo di una casa che produce pezzi da milioni di euro. Sappi che stai facendo un affare, stai entrando nell’
élite del lusso!”
Poi arriva il Biver di turno che ti fa capire (se non lo sapevi già) che quel segnatempo vale dieci volte di meno…
Inoltre:
voi pensate davvero che gli acquirenti di quegli orologi milionari - non pagati la cifra pubblicizzata, ma in ogni caso uno sproposito -
siano “collezionisti” o “appassionati”?
Quegli “acquirenti” sono:
a) il grande evasore fiscale o il trafficante che deve “lavare” denaro sporco e trasformarlo in un bene – l’orologio – facilmente occultabile e rivendibile (se poi il bene non “tiene” il valore, poco importa, perché è pur sempre tutto guadagno netto);
b) il faccendiere internazionale che ha bisogno di un bene facilmente trasportabile, per omaggiare il boiardo del Partito Comunista cinese che gli dà l’appalto (la differenza tra il valore effettivamente pagato e quello di listino è tutta “bella figura” gratis…);
c) il figlio capriccioso dell’emiro, che rompe gli zebedei al padre fino a che non viene accontentato;
d) il fondo d’investimento specializzato che deve tenere alte le quotazioni di mercato del settore su cui ha già investito;
e) il riccone sfondato (detto senza alcun disprezzo) che considera queste come spese voluttuarie, prima ancora che come "investimenti", e mette in conto deprezzamenti consistenti;
f) ...
Insomma: pensate che questi “acquirenti” siano preoccupati se entra in produzione un modello simile alla loro serie limitata?
La realtà è che gli acquirenti di certe serie limitate non sono vittime o “perculati”, ma protagonisti di un grande gioco delle parti che coinvolge - per altri aspetti - case d’asta, sedicenti “collezionisti”, ecc. Oppure si tratta di persone che hanno un rapporto col denaro e gli investimenti del tutto slegato dai nostri parametri.
(Preciso ancora che non sto affermando che le case produttrici di orologi conoscano sempre l'identità dei loro acquirenti - i quali sovente si muovono tramite intermediari - o le loro intenzioni, perché non sono tenute a farlo; né che adottino comportamenti volti ad alterare il mercato o a favorire la commissione o l'occultamento di reati. Le case agiscono nell'ambito di quello che la legge consente, ricercando la propria convenienza commerciale).
Stando così le cose, ribadisco quanto scritto in precedenza: dovrei offrire la spalla per piangere a questi "acquirenti truffati" (i quali non piangono, ma sghignazzano)?
Qual è il
vero "scandalo" di alcune grandi
maisons?
Quello di “deprezzare” (apparentemente) modelli che hanno quotazioni farsesche e fittizie?
O il fatto stesso di proporre queste quotazioni?
Nonché quotazioni ugualmente prive di senso su orologi di fascia inferiore?
Salvo lamentarsi quando qualche altra
maison si decide a rompere il cartello e a fare concorrenza...
3) A proposito di libertà…
Libero ciascuno di spendere i proprî soldi come crede, ci mancherebbe.
Ma libertà per ognuno anche di fare le proprie considerazioni
generali su come vengono spesi i soldi, quale che sia il potere d'acquisto di chi spende: i 100 euro per un caffè al tavolo, i 1.000 euro per uno champagne di pessima qualità, i 10.000 euro per un abito griffato semiconfezionato, i 100.000 euro per un orologio che vale dieci volte meno; ma anche le macchinette mangiasoldi cui molti "poveri" affidano le loro speranze di riscatto.
Del resto, non mi pare che - anche in questo forum - nessuno si sia mai sottratto a questo tipo di considerazioni…
La logica di Istaro è che se sei tanto ricco devi essere un po' punito, evidentemente. Purtroppo è un pensiero molto diffuso in Italia che fa di questo paese un paese da operetta, nemico dell'iniziativa privata. Idea a cui hanno concorso socialcomunisti e cattolici, in perfetta sintonia.
Perché, quando non hai voglia di argomentare, ti rifugi nella psicologia spicciola e nel luogo comune da bar?
Se non hai voglia, passa oltre…