Io penso che il problema oggi, per tutte le case inclusa Rolex, in una fase di forte contrazione della domanda, sia già quello di tenersi i "vecchi" clienti piuttosto che sperare di intercettarne di nuovi.
È proprio per andare a prendere nuovi clienti con proposte molto spesso surreali, per contenuti, scelte stilistiche e prezzi, che questo settore si è giocato molta della residuale credibilità che aveva (il resto se l'era già giocata sui mercati maturi con pratiche commerciali degne di un suk).
Rolex a metà dello scorso decennio ha alzato la produzione in modo assurdo confidando nella capacità dei nuovi mercati di assorbire tutto, con "nuovi" modelli davvero improponibili; e così facendo ha sputtanato il proprio prodotto, che per mezzo secolo era sempre rimasto sostanzialmente lo stesso, sui mercati che ne hanno creato il mito, senza per altro riuscire a sfondare sui nuovi mercati aggrediti.
Risultato: una marea di roba improbabile invenduta e rete vendita costretta ad adottare politiche commerciali mai viste prima (vendite in stock e sconti generalizzati).
Oggi che questi nuovi mercati, visti da tutto il settore come l'Eldorado del guadagno facile, si stanno palesemente sgonfiando dimostrandosi creature dalle gambe fragili, si delinea ciò che molti prefiguravano in tempi non sospetti: case senza più "allure" e identità sui mercati storici i cui prodotti adesso, in quelle quantità, non si capisce bene chi dovrebbe assorbirli.
Paradossale poi che Rolex sia una delle poche case che ha investito in qualità e il cui prodotto moderno ha pregi qualitativi tangibili rispetto al passato, partendo da livelli che erano rimasti molto bassi per troppo tempo grazie al suddetto immobilismo.
Come ho avuto modo di ribadire a Marco parlando di altra tipologia di prodotto, se le case avessero investito in qualità (come nel suo piccolo ha fatto rolex) senza andare ad inseguire mode e gusti lontani con proposte tragicomiche, ma calando quella qualità nei modelli concepiti in altre epoche e per altri mercati, oggi si troverebbero in ben altra posizione e certamente in minor difficoltà, con anche maggiori margini di manovra.
Hanno al contrario perseguito politiche speculative di breve respiro (cavalcare moda e griffe aumentando in modo inopinato la produzione e invadendo il mercato di oggetti che non compra nessuno) e il risultato è un settore quasi in agonia al primo scroscio di pioggia. Altro che industria florida, come ce l'hanno raccontata per anni. Fragile e decadente, debolissima.