Non discriminerei le Canarie. Anche lì un Roth ci sta benissimo, io pure a Cuba me lo sono portato e ci ho girato il centro di Santa Clara, la dove nacque la rivoluzione del Ché
Venendo a ciò che auspica Giorgio io penso che rimanga utopia, il commerciante di secondo polso è e resterà sempre un cacciatore di arance da raccogliere a terra, ossia uno che compra come fosse un banco dei pegni e vende al primo che passa, anche solo virtualmente visto che il grosso delle vendite lo fanno a distanza tramite ch24 (che la dice già lunga su che cosa è 'sto mercato).
Fa tutto il prezzo (di acquisto e vendita) e la disponibilità (maggiori risorse=maggiore forza d'acquisto=maggiore assortimento=maggiore visibilità), altro non c'è e non ci sarà.
Sul nuovo le concessioni sono già tutte in crisi, a parte quelle dei soliti due marchi, perché saturo è il mercato e sempre meno (almeno in alcuni paesi) sono le vendite.
Molti marchi fanno già fatica a trovare concessionari, che si stanno riducendo a vista d'occhio perché oggettivamente ce n'era un numero esagerato anche quando il mercato tirava.
E non sono le boutique mono marca la soluzione.
Fare questo mestiere senza andare a gambe per aria comunque, per chi ha la passione per questi oggetti, è assai difficile. Direi quasi impossibile.
Perché ragionando con la testa dell'appassionato si resta pessimi commercianti, non si ha la giusta dose di distacco per focalizzarsi sugli sghei e sul "mercato", non si ha la necessaria spregiudicatezza per usare il mercato a proprio vantaggio, e cosa più importante si tende a dare un valore agli oggetti che per un commerciante non devono avere nessun'altro valore se non quello al quale li si può vendere con congruo guadagno.