Però vedete, io non sto confutando questo fatto, vale a dire che la metropolitana sia importante, sto semplicemente accorgendomi del fatto che proporre un'opera per diverse ragioni irrealizzabile nel breve termine e continuare a lamentarsi del traffico è pura filosofia. Ma perché allora non fare una bella sopraelevata e cinque linee della metro?
Non riusciamo a sintonizzarci…
Poniamo il caso di una persona costretta sulla sedia a rotelle per un grave problema all’anca, risolvibile solo con un intervento chirurgico per l’innesto di una protesi secondo una nuova tecnica utilizzata negli USA.
Questo intervento sembra “irrealizzabile”.
Non perché esistano difficoltà tecniche (benché innovativa, la tecnica è ormai collaudata) o economiche (la cifra è importante, ma non inaccessibile al nostro paziente).
Sembra “irrealizzabile” semplicemente perché il paziente… non si vuole operare: ha paura delle operazioni, non se la sente di spendere una somma ingente che potrebbe impiegare altrimenti, teme che l’intervento possa fallire, non vuole impegnarsi in una lunga riabilitazione postoperatoria, ecc.
Noi possiamo anche prendere atto di questo rifiuto.
Ma non possiamo illuderci, o illudere il paziente, che esistano soluzioni alternative: ginnastica, massaggi, dieta equilibrata, cure vitaminiche, omeopatia, pranoterapia, ecc. Alcune saranno anche pratiche salutari, ma non costituiscono una soluzione a questa specifica patologia.
Anche il paziente deve prendere atto che senza operazione è destinato a rimanere sulla sedia a rotelle. E valutare così se questa prospettiva sia preferibile al vincere la paura dell’operazione o al sopportare un importante esborso economico.
Insomma: c’è un’
unica vera soluzione, che appare “irrealizzabile” solo agli occhi di chi deve prendere la decisione (nel caso del paziente da operare; nel caso delle opere pubbliche, invece, chi dovrebbe decidere vuol
far credere ai cittadini che queste siano irrealizzabili). E ci sono le alternative “realizzabili”, che però non costituiscono vere soluzioni.
Descrivere la realtà significa “fare filosofia”?
Restiamo dunque sulla sedia a rotelle (cioè teniamoci il traffico), inseguendo rimedi alternativi tanto “realizzabili” quanto inutili.
Se si avesse questa presa di coscienza, capiremmo come sia superfluo mettersi a discutere dell’efficacia dei diversi pannicelli caldi proposti per l’anca malata (o per il traffico)…
Mi limito a qualche osservazione a beneficio di chi non è romano.
Proviamo a finire la terza linea
Non sappiamo se e quando sarà finita. Per ora, forse, si arriverà a San Giovanni. Poi ci si ferma, perché i soldi sono finiti (ed anzi le ditte lamentano grossi arretrati nei pagamenti delle tratte già costruite).
Non mi risulta ci siano parcheggi scambiatori in programma.
I parcheggi “scambiatori” si costruiscono, come sottolineava Angelo, in prossimità delle stazioni della metropolitana. Sono i treni che fanno muovere le persone, non i parcheggi (che devono solo consentire di giungere ai treni, se le stazioni non sono facilmente raggiungibili a piedi).
I pochi parcheggi di scambio che esistono, a Roma, sono ben utilizzati e spesso insufficienti.
Forse ne servirebbero altri per ottimizzare l’utilizzo delle linee già esistenti.
O forse no, perché la linea A e la B, nelle ore di punta, sono già sature…
Quello che manca disperatamente sono nuove linee metropolitane (con i parcheggi connessi, ovviamente).
Poi non comprendo, il centro di Roma è relativamente piccolo, il problema come abbiamo detto tutti è la periferia. Ma perché continuare a parlare di strade di duemila anni fa in centro? (…) Il centro storico di Roma, si può girare anche a piedi o con minibus elettrici o a metano.
Il centro storico di Roma non è piccolissimo: 12 kmq (tra i più grandi di Europa), con 140.000 residenti (numero che si triplica quotidianamente considerando i turisti e gli altri romani che raggiungono gli uffici del centro).
La questione, però, non è quanto tempo serva per muoversi all’interno del centro storico (ad ogni modo, da un estremo all’altro sono quattro chilometri: una discreta scarpinata per chi non è un turista a passeggio).
La questione è che dal centro deve uscire chi vi abita (e lavora in periferia) e deve entrare chi non vi abita (per raggiungere il posto di lavoro)!
Decine di migliaia di persone che devono percorrere tratte anche di quindici/venti chilometri a/r al giorno (ed escludiamo i pendolari veri e propri dei comuni limitrofi).
la periferia ha spazi sufficienti per fare di tutto e di più.
Cioè?
Tutte le soluzioni di mobilità di superficie, in una grande città e per lunghe percorrenze (se non devi andare in centro, ma attraversare la città, i km quotidiani a/r diventano trenta/quaranta), sono insufficienti, quand’anche gli assi viarî fossero larghi e i semafori superintelligenti.
A Roma non si può fare molto di più neanche su questo versante, perché uno dei suoi problemi “storici” è uno sviluppo urbanistico disordinato.
Gli assi di penetrazione sono le grandi “consolari”, che non hanno larghezza sufficiente per consentire corsie preferenziali per gli autobus o percorsi per metro leggere. E non possono essere allargate, se non per brevi tratti (com’è stato fatto), con successive strozzature.
Qualcosa si potrebbe fare sottoterra (da lì non si scappa), creando lunghe gallerie come arteria di collegamento per autoveicoli tra quadranti diversi (come è stato fatto con la Galleria Giovanni XXIII e la nuova Tangenziale Est).
Una soluzione che ho letto stanno percorrendo alcune città europee (che hanno già una rete metropolitana…).
Ma i problemi sono simili a quelli per costruire la metro (tempi lunghi, appalti da spartire; solo con i costi c’è convenienza); con l’aggravante dell’opposizione degli ecologisti (che contrastano qualsiasi opera “incentivi” l’uso dell’automobile).
Poi scaviamo pure, abbiamo la tecnologia, 5 stazioni dovrebbe avere una linea centrale, il primo sovrintendente che si alza o che starnuta te le blocca almeno sette anni per scavi.
Ti ho fatto in precedenza l’esempio dell’Auditorium: se c’è la volontà politica, il “problema” dei reperti archeologici si risolve in fretta (persino a Roma!).
Altrimenti, viene utilizzato come utile alibi per l’immobilismo.
Ma la questione non è delle “cinque stazioni” sotto il centro storico.
Servono numerose linee, con decine di stazioni, che attraversino tutta la metropoli e consentano la
mobilità di due milioni di persone (residenti e non residenti)
per lunghi tragitti (da e verso il centro, da una zona periferica all'altra)
in tempi ragionevoli.