L'ultimo caso clamoroso è quello di un' automobilista che si vedrà revocare la patente di guida per cinque anni (cinque anni, immagina per chi lavora con l'auto o non può fare a meno dell'auto per lavoro e famiglia, cioè la stragrande maggioranza degli italiani) più vari mesi o anni (fino a cinque) di carcere, perché ad una svolta a destra ha frenato di colpo perché ha visto una signora che attraversava sulle strisce pedonali, e con la ruota sporgente perché sterzata ha colpito il piede della signora fratturandolo. Poiché la prognosi era di 40 giorni, la persona, guidatore provetto in prima categoria assicurativa da anni,
Su, dai, non scherziamo...
Non puoi riprendere pari pari la ricostruzione - fantozziana - dell'incidente fatta da quel tale e considerarla una valida esimente...
Se la persona investita fosse stata tua madre la penseresti allo stesso modo?
La verità è che se l'avvocato ripropone questa tesi difensiva in sede dibattimentale, il giudice - anche il più indulgente - lo condanna per... oltraggio alla corte!
La questione è molto semplice: chi investe una persona che attraversa le strisce ha
sempre torto, perché non si è avvicinato alle strisce con la prudenza tale da poter controllare che nessuno le impegnasse o da poter frenare nello spazio utile (ci sono i casi straordinari del matto che si butta sotto la macchina per suicidarsi o per avere un risarcimento, oppure del bambino che sfugge al controllo della mamma: ma anche in questi casi chi investe deve dimostrare di aver usato la massima prudenza).
In una società civile dobbiamo tener fermo il punto della responsabilità personale (come ho già scritto: morale, civile, amministrativa, penale, politica), che non può essere sostituita dai risarcimenti delle assicurazioni.
Vale per chi guida, vale per chi esercita una professione, vale per chi riveste una carica pubblica, ecc.
Se vengo investito da una macchina che ha violato il codice, se vengo operato da un chirurgo con imperizia, se vengo derubato - come cittadino - da un amministratore che impiega con "disinvoltura" il denaro pubblico, mi interessa solo subordinatamente ottenere un risarcimento assicurativo.
Il mio primo interesse, e quello della collettività, è che chi sbaglia deve pagare. Solo se è fermo il principio di "responsabilità" (cioè dell'essere chiamati personalmente a "rispondere" delle proprie azioni, sia pure con tutte le valutazioni e le eventuali attenuanti/esimenti del singolo caso) la sanzione ha un'efficacia dissuasiva.
La tentazione - oggi diffusa - di "assicurare la responsabilità" finisce con l'incoraggiare comportamenti superficiali e irresponsabili (tanto paga la compagnia...).
Mi (vi) risparmio Beccaria...
Ed è un tema che si ripropone con nuovo vigore - lo sottolineavo in precedenza - per le future auto a guida automatica.
Sicuramente Marco non intendeva sostenere che quell'automobilista non dovesse rispondere dell'incidente causato (io ne ho in ogni caso tratto spunto per le mie considerazioni), ma piuttosto sottolineare la
misura eccessiva della pena (magari si poteva evitare di sminuire troppo l'accaduto, non ce n'era bisogno
).
Su questo sono d'accordo: cinque anni di sospensione della patente sarebbero eccessivi per un sinistro di quel tipo, causato per di più da una persona senza precedenti di guida pericolosa (però non sarei così certo che l'entità della pena, alla fine del procedimento, sarà così pesante).
Il fatto è che le nuove norme che hanno introdotto i reati di "omicidio stradale" e di "lesioni personali stradali" contengono rigidità eccessive, dovute all'esigenza di mettere un freno al lassismo con cui molti giudici lasciavano totalmente impuniti fatti gravi, che potevano tranquillamente ricadere nelle figure - già esistenti - dell'omicidio colposo e delle lesioni personali colpose. Come se, commettendo quei reati alla guida di un'autovettura, si potesse invocare una sorta di "tragica fatalità"...
Purtroppo, anziché applicare con il giusto rigore le leggi esistenti, anziché trovare il coraggio di intervenire sulla giurisprudenza "creativa", si creano nuove e inutili fattispecie, nel vano tentativo di imbrigliare le interpretazioni arbitrarie e lassiste di molti magistrati.