Leggo proprio or ora una intervista a Enrico Fumia, condotta da Automobilismo di Epoca, una delle poche riviste italiane d'epoca. Enrico Fumia lavorava al centro stile Lancia. E' colui che ha disegnato la Lancia Y seconda serie, cioè quella che è succeduta alla prima Y10 Autobianchi. Una versione indubbiamente assai riuscita, e tante ne circolano ancora oggi. Gli viene chiesto (a proposito della Lancia Y) D: "Qual era la clientela presa a riferimento?" R: "Onestamente non ricordo il target di clientela, anche perché per me questi (come altri) input di marketing lasciano il tempo che trovano. Se si segue il marketing , non si disegnerà mai niente di nuovo, perché i cosiddetti esperti di marketing, appena appena, conoscono il presente, nulla o quasi del passato e non hanno la minima capacità di immaginazione del futuro. Beati e fortunati coloro che non hanno avuto a che fare con il marketing. Mi riferisco a Flaminio Bertoni (scultore, autore del design della Citroen 2Cv e della DS del 1955), Dante Giacosa (grande progettista Fiat, dalla topolino degli anni 30 alla fine degli anni 60), Alec Issogonis (progettista Mini Morris), Giovanni Michelotti (geniale designer italiano di tante automobili stupende, tra cui si ricorda anche per aver creato lo stile BMW) Franco Scaglione (altro geniale designer), e per un po' anche Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini (disegnatore di Miura, Countach e Diablo, e della Alfa Romeo Montreal, tra le altre), e comunque tutti i pionieri dell'auto. Quando le aziende lo capiranno....sarò già morto."
Chiaramente la risposta di Fumia è eccessiva, venata da diffidenze professionali, ma comprensibile. Per me quello che scrive vale anche per il settore degli orologi. Se si ascolta il marketing, soprattutto se sono in gioco investimenti rilevanti, si diventa iperconservativi, non si sperimenta, non si rischia, si corre dietro alle derive del gusto comune, si rinuncia a guidarlo, ad indirizzarlo.
Questo è ciò che penso. E voi?