Quante volte possiamo dire di aver acquistato l’orologio “dei nostri sogni” (almeno per una specifica tipologia)?
Di orologi stupendi ce ne sono un’infinità, ed è possibile fare acquisti pienamente gratificanti anche spendendo cifre ragionevoli.
Però, se non abbiamo disponibilità economiche illimitate, dopo un acquisto può restare il retropensiero che per quella tipologia di orologio – un crono, un perpetuo, un ripetizione, un tourbillon, ecc. - avremmo potuto spingerci oltre: “Se avessi avuto qualche migliaio di euro in più…”.
Ebbene, io avuto la fortuna di poter realizzare un mio “sogno nel cassetto”, almeno per quel che riguarda gli orologi formali ultrapiatti (che gli anglosassoni chiamano
“dress watches”).
È il Vacheron Constantin ref. 31045 / 000P, collezione
Les Historiques:
Che cosa me ne ha fatto innamorare?
La risposta sta nella foto: lo giudico stupendo.
La cassa ultrapiatta è in platino, metallo che con la sua fredda lucentezza nobilita il tutto (lo cercavo proprio così, però è stupenda anche la versione in oro giallo).
Le anse triangolari applicate sono uno di quegli elementi – tipicamente Vacheron – che mi fa impazzire: riescono a dare grande personalità all’orologio (non sono “a corna di vacca” - la mia passione -, ma… possono andare
), risultando allo stesso tempo sobrie e – per certi versi – “moderne”.
Le linee tese, il vetro in zaffiro, fanno sì che l’impronta classica del segnatempo non risulti datata.
Il quadrante mi sembra prossimo alla perfezione.
Il
guillochage e i numeri arabi gli danno quel tocco di originalità che lo distingue da altri orologi simili, senza però farlo risultare eccessivamente barocco. Non avrei mai detto di apprezzare i numeri arabi in un orologio formale, ma questi – piccoli, disposti solo ai quarti – risultano a mio avviso molto raffinati.
Elegantissime le lancette a foglia, così come gli indici a losanga, che richiamano vagamente il motivo della lavorazione a
guilloche ; la minuteria, in oro bianco (come parrebbe dall'indicazione del sigma al 6), disegna una sorta di corona luminosa intorno alla sezione lavorata del quadrante.
Insomma, è un orologio che, da quando l’ho visto, mi si è piantato in testa come un chiodo. Ho continuato per mesi a cercare un orologio analogo, economicamente più accessibile, ma ogni volta pensavo: “Non è bello come quel Vacheron!”
Me l’ero fatto scappare una volta, ma quando si è ripresentata l’occasione non ho resistito.
Pochi altri mi hanno colpito in maniera simile: alcuni Vacheron
Les Historiques dello stesso periodo, come le referenze 33084 e 92084 (con quadrante bitonale ed anse a goccia); i classici Breguet di Roth, come le referenze 3150 e 3290.
Il movimento?
Beh, qui purtroppo non siamo ai vertici.
Si tratta di un “onesto” calibro ultrapiatto Vacheron 1132 a carica manuale, creato negli anni Ottanta su base FP 8.10: spessore 2 mm, 20 rubini, platina e ponti rodiati e decorati a
côtes de Genève (con
anglages che – per quello che sono riuscito a vedere - mi sembrano fatti a macchina), bilanciere monometallico.
Niente finiture da punzone di Ginevra, insomma.
Posso consolarmi pensando che è pur sempre un Vacheron?
Ovviamente mi rendo conto che se me lo sono potuto permettere - sia pure con un pizzico di follia… - non è soltanto perché si tratta di un solo tempo (niente complicazioni costose, dunque), ma anche perché possiede caratteristiche che al giorno d’oggi lo rendono meno ricercato di altri (ma che per me non sono un ripiego: sono esattamente quelle che cercavo!):
- si tratta di un
dress watch, un orologio “da cerimonia”. A quanti oggi interessa avere un orologio che non sia “sportivo”, “dinamico”? E che sia appropriato per eventi sempre più rari?
(A me interessa. La “versatilità” non la considero sempre un pregio);
- è un ultrapiatto da… 32 millimetri! Per di più con le anse molto raccolte. Viviamo tempi in cui anche un 36 mm è considerato un “orologino”…
(Ebbene: difendo sempre l’eleganza delle dimensioni contenute? Sono stato conseguente!
Anche se, magari, il mio polso piccolo rende il colpo d’occhio meno “inconsueto” di quanto potrebbe accadere per altri).
Insomma, ho manifestato il mio entusiasmo, pur sapendo che è suscitato da valutazioni non necessariamente condivise da tutti.
Beh, potrò almeno piccarmi di passare per… anticonformista!
P.S.: se qualcuno che possiede i “verdoni” fosse in grado di rinvenirvi qualche informazione utile (ad esempio: questo modello aveva un “nome” o era indicato solo con la referenza?), mi farebbe cosa gradita.
L’orologio è stato lanciato da Vacheron a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta.