Ho atteso un po' prima di esprimermi. Timoroso di essere straripante e noioso.
Vivo nella citta' delle rosse. Passo davanti ogni mattina all'isolato dove sorgeva la vecchia sede della scuderia. Ho fatto le scuole dell'infanzia a 200 mt in linea d'aria dal circuito di Fiorano perché a quel tempo la mia mamma insegnava in quel di Formigine. Ferrari prima come piccola scuderia a Modena poi come grande azienda a Maranello ha fatto e dato tanto. A Maranello c'è un'ottimo istituto tecnico ovviamente dedicato a Ferrari. A Modena la facoltà di ingegneria fu proprio voluta dall'azienda. Tante persone venute dalla campagna hanno potuto lavorare nell'officina delle officine, nell'Olimpo dei motori. Il mio nonno contadino si era trasferito anche lui per lavorare in qualche fabbrica e fare studiare il papà'. Pertanto la mia Ferrari la racconto non dalla parte di chi ha usato o goduto dei mezzi splendidi usciti da Maranello, ma da quella di chi li ha costruiti questi gioielli. Io vorrei ricordare questa terra di motori fatta di gente modesta, terza elementare , che poi aveva ingegno, ma anche competenze ed esperienze per creare dei capolavori rimasti nel tempo. Senza cad, computer ed ausili vari. Ad esempio Quei ragazzi guidati da Sergio Scaglietti facevano uscire dalla lamiera auto che sono diventate leggendarie. Non so, due che mi sovvengono ora: la 500 trc , versione modificata della 500 testarossa oppure il fenomeno 250 gt nelle varie enunciazioni. Auto che ora possono costare diverse decine di milioni, ma che allora venivano costruite non in maniera artigianale, di più, quasi commovente. Sergio la mattina costruiva la fuoriserie di Ingrid Bergaman e Rosellini e al pomeriggio andava al bar a giocare a carte con gli amici. Il giorno dopo lo vedevi misurare un parafango non col metro ma con un pacchetto di sigarette. Ok, sia da una parte che dal'altra sono due pacchetti giusti giusti, stop, finito il collaudo. Poi arrivava Leopoldo del Belgio per la nuova Berlinetta, un saluto ossequioso ma alla sera due tortellini al ristorante Fini col Drake e poi a casa. Credo sia noto che Sergio si recò più volte in Svizzera per conto di Enzo a comprare le medicine per Dino. Si viveva nella consapevolezza di fare ma nell'inconsapevolezza di essere dei miti o delle leggende. Ora prima si crea il mito poi si vedrà. Ora non voglio tediarvi ma magari qualche foto la metto.
Scriveva un po' così , prima il cognome poi il nome, con tanto rispetto per tutti , anche per noi bamboccioni che frequentiamo i suoi nipoti
Si lavorava così in sandali ( mai visto le scarpe antinfortunistiche) e canottiera. Qui si intravede Sergio che aiuta a spostare l'auto.
Che dire, impossibile averne due uguali
E poi l'inglobamento