Secondo me esistono anche le vie di mezzo...
Fino ad un certo punto.
Se una cosa piace, piace. E se uno se la può permettere se la compra, con buona pace di mercato e rivalutazioni.
Se una cosa non piace più uno se la vende, all'attuale prezzo di mercato, con buona pace di eventuali future rivalutazioni.
Non stavo però ragionando su quale fosse la prospettiva più "corretta".
Stavo interpretando quello che può essere l'approccio mentale delle persone ad un orologio.
Ebbene, gli approcci mentali non possiamo collocarli nella camicia di forza di due sole categorie (appassionato/speculatore), perché - per definizione - sono molteplici: anche "erronei", strampalati, assurdi. O che a noi sembrano tali.
Se una persona decide di procrastinare la vendita di un determinato orologio, non penso che necessariamente dobbiamo imputargli l'
animus dello "speculatore", cioè di colui che sin dall'inizio ha acquistato quell'orologio perché attendeva che si rivalutasse ad un tasso del tot. % annuo...
Magari l'aveva acquistato perché, per sommi capi, gli piaceva e aveva l'impressione - con quella marca/referenza - di non "spendere male" i suoi soldi, cioè di acquistare un orologio che potesse garantirgli, se non un guadagno, almeno una remissione contenuta al momento in cui fosse subentrata la voglia di cambiare.
E magari al momento della vendita, se qualcuno gli dice che aspettando un po' si può rivalutare, una vocina sensibile al portafogli gli dice di aspettare un po'.
Questa persona non sarà certamente un appassionato puro, ma non è neanche uno speculatore in senso stretto (perché sarebbe un pessimo speculatore quello che punta a contenere le perdite...).
Sarà un semi-speculatore un po' approssimativo, o un semi-appassionato un po' venale, fate voi.
Ripeto: la psicologia delle persone non si può tagliare con l'accetta.
P.S.: la mia non è un'
excusatio non petita, perché tutti i miei acquisti sono stati pessimi dal punto di vista della convenienza economica...