Orttimo oggi Bepp Severgnigni su Corriere della Sera: leggetelo tutti, è breve, ma vale un tesoro.
Edicola: Quella frustrazione che ha portato alla Brexit
http://corriere.it/digital-edition/CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB/2016/06/30/45/quella-frustrazione-che-ha-portato-alla-brexit_U43200380627509fWE.shtml
Severgnini, che ho letto con piacere fino a che non è diventato la caricatura di sè stesso, scrive quattro banalità che sembrano più un malcelato "v********o ignoranti" a chi l'ha insultato (sbagliando) in rete. In questo finisce per diventare un plastico esempio della "elite" che gli pare la scusa antipensiero a tutto. Molto più difficile rispondere alla domanda "ma cosa mai ha fatto l'Europa per farsi volere tanto male?" ma, nel dubbio, nemmeno se la pone.
Questa è la domanda che fonda l'inadeguatezza dei politici di cui stiamo discutendo: nessun problema, tutta colpa di Grillo e Salvini che agitano le folle. E via daccapo come prima.
Esatto.
E vale anche per l'articolo postato precedentemente di Cassese, esimio amministrativista che dimostra, allorché deve affrontare temi politici, di mettere insieme - anche lui - solo qualche banalità: bisognerebbe riconoscere un ruolo "più forte per la Commissione (che rappresenta lo «spirito comunitario»)"... Ma che cos'è, un... esorcismo? Più poteri
per fare che ? Commissione eletta
da chi ?
Cassese non è capace a scrivere di meglio? O, piuttosto, è prigioniero della "trappola delle
élites ", del timore di autoemarginarsi dal
milieu che gli riconosce autorevolezza?
La storia che per uscire dall'
impasse ci voglia "più Europa" è di una banalità sconcertante, eppure viene ripetuta come un
mantra, come un tormentone asfissiante: "Non capite, ci vuole più Europa""; "Non capite, non ci sono alternative!"...
Non "capiamo" (o capiamo troppo bene...)? Abbiate il buon gusto di spiegare!
Per limitarci all'Italia, è vero che non abbiamo saputo sfruttare i benefici derivanti dall'ingresso nell'Unione.
Ma è anche vero che questi benefici non sono stati gratuiti, perché li abbiamo pagati a caro prezzo. "Pagati" in senso letterale, cioè trasferendo ricchezza ad altri Paesi: versando miliardi di euro ogni anno in qualità di "contribuenti attivi", sacrificando alle "quote" europee importanti settori produttivi (quello siderurgico, l'intero comparto agricolo), facendoci carico con fondi straordinari del salvataggio delle banche tedesche e francesi, ecc.
Ma anche nei Paesi che hanno tratto complessivamente più vantaggi dall'Europa, questi vantaggi non sono stati equamente distribuiti.
Se finora hanno lavorato male, non è perché avevano pochi poteri, ma perché hanno infilato una scelta sbagliata dopo l'altra, nell'esclusivo interesse di ristretti gruppi sociali e finanziari, per di più espressione di precise aree geografiche. Se assumono più poteri
senza cambiare le regole del gioco, possono fare solo peggio.
Il marito che viene lasciato dalla moglie non può solo tormentarla dicendole che separati staranno peggio, che le spese si raddoppieranno, ecc. ecc. (cose sicuramente vere). Dovrà pure interrogarsi sul perché il suo matrimonio non è più felice...
La questione "più Europa /meno Europa" è un falso problema, un trucco, una cortina fumogena.
Io, nel mio piccolissimo,
non voglio uscire dall'Unione Europea, per cui non accetto la semplificazione dentro-fuori.
La questione, ripeto, è
quale Europa. Devono decidersi tutti a mettere le carte in tavola, senza ricorrere al ricattuccio per cui chi pretende chiarezza è "populista" o "contro l'Europa"...
Contro l'Europa, piuttosto, è chi l'ha distrutta facendone lo strumento di interessi particolari ed è asserragliato a difendere (o addirittura chiede di rafforzare!) questo assetto.
Me lo postate l'articolo di qualcuno che sappia difendere,
con argomenti seri , non l'Europa in astratto (quella la difendiamo tutti), ma la gestione dell'Unione negli ultimi vent'anni?