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Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee

ilcommesso

Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #45 il: Giugno 28, 2016, 08:14:08 am »
Quando uno dei leader delle UE (mr BEAN de noatri) se ne esce con questa battuta:

 'A QUEST'ORA ITALIANI PIU' ATTENTI A USCITA SPAGNA DA EUROPEI CHE A USCITA UK DA UE'

vuol davvero dire che l'unione è destinata a rimanere un'accozzaglia di opportunisti, qualunquisti ed incapaci.  >:(

guagua72

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #46 il: Giugno 28, 2016, 09:24:55 am »
Leggo Istaro e trovo interessante la sua lettura riguardo gli effetti della Brexit per la Gran Bretagna. Opinione che non mi trova concorde ma che stimola alcuni punti di riflessione. Gran Bretagna che è cresciuta più di altri paesi UE negli utlimi cinque anni, Gran Bretagna che ha visto però l'aumento dell'occupazione concentrarsi su lavori più umili, GranBretagna dove il problema della produttività è quasi simile a quello dell'Italia, Gran Bretagna dove la sanità non brilla per efficienza. Gran Bretagna votata all'importazione, Gran Bretagna subissata dall'immigrazione.  Cosa rimane alla Gran Bretagna?  Per rimanere competitiva deve svalutare. Mi viene in mente l'uscita dell'italia dallo SME.  Noi pensiamo a Londra quando pensiamo a Inghilterra, ma tutta quella serie di poco ridenti villaggi, popolati da altrettanto poco ridenti personaggi che alle cinque stanno al PUB hanno un'idea di Londra molto più vaga della nostra. Lo hanno voluto, ci hanno creduto, sono stati manovrati? Probabilmente si. Ma ora questo popolo vivrà dell'oppio della presunta libertà dal fardello europeo e magari si sentirà meglio.

PESSOA67

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #47 il: Giugno 28, 2016, 12:12:05 pm »
Grazie ad Angelo per aver iniziato la discussione e grazie a Gianni per i suoi interventi che vanno letti con calma ed attenzione ma hanno il pregio e la preziosa dote di uno scritto che per la sua lunghezza ti obbliga ad impegnarti in una lettura approfondita.
Tutte degne di lettura le Vs opinioni, io mi limito a dire che si dovrebbe scendere dalle teorie alla pratica e se sul piano teorico la democrazia diretta indiretta rappresentativa, quello che volete, è senz'altro vitale ed encomiabile quando si scende sul piano pratico io non vedo più traccia di democrazia.
E allora di cosa stiamo parlando quando un sindaco eletto dopo un ballottaggio nel sud Italia il giorno dopo viene arrestato? Vi prego di non parlare di giustizia e giudici, ma io non voglio essere rappresentato da una classe dirigente mafiosa e malavitosa e corrotta.
Allora ben venga la più sana ignoranza del popolo bue e meschino e che non ha fatto che la terza media ma paga sulla sua pelle ogni giorno, ogni attimo della sua vita tutte le schifezze che quelli che voi chiamate rappresentanti del popolo scaricano sui cittadini.
Io sono stanco di essere rappresentato da tali Signori.
Se questa è la democrazia da cui fugge la GB ben venga la fuga per me.
In poche parole perchè non sono un economista, non sono un politico, non sono un filosofo, sono un cittadino, un cittadino che non vuole dimenticare che non esiste solo la Borsa Valori.
Quando poi sento sproloqui di chi si sente più legittimato di altri a dire la sua alle urne capisco che è davvero vano il tentantivo di sentirci tra simili quali i cittadini di un unico Stato dovrebbero essere portati ad essere; mi chiedo allora che senso abbia parlare di Europa comune, comune non significa di pochi, le parole a casa mia e nella mia mente hanno ancora un significato, non ha più senso di quanto non ne abbia nel parlare di Italia quando lo stivale non è mai riuscito ad avere una identità unica nè mai riuscirà ad averla se dopo 70 anni parliamo lingue così diverse.
Dovremmo fare un esame per accedere alle urne? In questi giorni di esami scolastici andate sul web e provate a fare una Prova Invalsi (serve a giudicare il livello di preparazione che gli insegnanti trasmettono ai nostri figli) di un esame di maturità qualsiasi, vediamo quante cose non sapreste.
Allora facciamo l'esame anche a chi mi dovrà governare.
 
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 12:18:23 pm da PESSOA67 »

ciaca

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #48 il: Giugno 28, 2016, 12:23:40 pm »
Citazione
Se questa è la democrazia da cui fugge la GB ben venga la fuga per me.

Ma questa è una idea del tutto sciocca e irrealistica.
Perché "il popolo" non ha votato la fuga da questo tipo di democrazia, né avrebbe in alcun modo potuto farlo.
In realtà il popolo ha votato, o pensava di votare, contro uno status quo in cui vive male (le provincie inglesi una volta industriali e nostalgiche di un'epoca passata e che non é certo con l'uscita dall'UE che potrà tornare attuale), in preda a un misto di sentimenti nostalgici, xenofobi e nazionalistici che i promotori del Leave hanno saputo agitare con le solite retoriche condite di menzogne e false promesse. Cose viste e riviste centinaia di altre volte, insomma.

La crisi delle classi dirigenti non si risolve certo con la democrazia diretta di un referendum, semmai la si acuisce ulteriormente. Come ulteriormente si acuiscono i problemi quando le soluzioni dettate dalla pancia del popolo bue sono clamorosamente sbagliate, come in questo caso.
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 12:39:22 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

tick

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #49 il: Giugno 28, 2016, 12:54:38 pm »
20 minuti di macchina e due TG. Oggi si riunisce l'euro gruppo e uno degli attaché spiega che il tema Brexit non è all'ordine del giorno e non lo sarà fino a che ufficialmente non ci saranno passi in quella direzione da parte degli inglesi.
Plastico esempio di come convincere la gente che fuggire da certa Europa sia l'unica via di salvezza.
The quieter you become, the more you can hear

mbelt

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #50 il: Giugno 28, 2016, 12:56:57 pm »
Leggendo certe cose non posso fare a meno di sorridere con amarezza. Certo la estrema volatilita dei mercati andrà riducendosi, ma durerà a lungo. Ma soprattutto in termini economici anche immediati quello che pesa di più non è il rischio ma la incertezza, e questa durerà tantissimo. Poi gli effetti gravi, veramente gravi, sono quelli politici per la UE anzitutto, e per noi soprattutto, che a loro volta genereranno danni economici non solo per la GB molto ingenti.
Infatti abbiamo avuto le elezioni in Spagna. Ma a fine anno c'è il riferendomi in Italia, l'anno prossimo Germania e Francia vanno al voto. In questo clima tutti i populismi, tutti i venditori di sogni, avranno il vento a gonfiare le vele. Certo che la crisi sarebbe teoricamente una occasione di crescita, ma qui è la certezza della decrescita perché non si vedono riscosse intellettuali, culturali e politiche ai populismi e ai nazionalismi. Questa crisi per me ha molte più probabilità di dare il colpo definitivo alla UE. La prova l'ho avuto ieri quando il neo direttorio a tre con Renzi ha deciso di depotenziare la Commissione europea, in nome di una ripresa degli stati nazionali con tutte le conseguenze negative del caso. Si sta andando, e non ne sono sorpreso, nella direzione esattamente sbagliata. E senza UE la nostra economica, la nostra politica, la nostra democrazia, sono pronte a saltare fra gli applasi di qualche ingnorante responsabile che non si rende conto di che cosa sta parlando o trattando; avrà tempo, temo, per accorgersene sulla sua pelle, naturalmente quando sarà troppo tardi. Poi il ristabilire delle frontiere con la GB ha dei costi economici pazzeschi su entrambe le sponde. Si dice: ma tanto ci saranno i trattati con la GB. Certo, che ci saranno, ma non potranno essere generosi da parte UE perché se lo fossero ogni Paese farebbe un referendum per staccarsi dalla UE. Cioè alla UE si pone una alternativa drammatica, perché se sceglie di ridurre i costi economici dell'uscita della GB allora rende certa la dissoluzione della UE. Quindi evidentemente gli accordi non saranno generosi con la GB, e i costi per tutti saranno altissimi. Quindi usando qualcuno scrive che non cambierà nulla, credo viva nel mondo di Biancaneve e dei sette nani. Accadrà molto ma molto di più e di peggio di quello che sta già succedendo, vedrete.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #51 il: Giugno 28, 2016, 14:26:32 pm »
D'accordo su tutta la linea.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

PESSOA67

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #52 il: Giugno 28, 2016, 14:32:29 pm »
Io credo saranno anni difficili non penso che la Brexit sia la panacea dei mali e dire cosa accadrà non lo so, sinceramente.
Ma gli xenofobi, i pifferai magici i populisti di estrema destra così come gli incapaci di qualsiasi bandiera da dove nascono se non dallo schifo che li ha preceduti?
Se ben leggo che gli inglesi hanno votato contro la finanza e le banche in poche parole come non dargli ragione?
Chi devo ringraziare per una Parmalat che industrialmente funzionava e finanzariamente ha fatto più vittime del sabato sera?
Certo, poi i francesi se la sono comperata.
Chi devo ringraziare se l'Europa è stata per 20 anni immobile e di comune non è riuscita a partorire quasi nulla?
La mia idea di Europa non è un europarlamento vuoto ed inutile che nulla può contro i governi più forti dell'eurozona.
Per rispondere ad Angelo credo che parlare di democrazia moderna in Italia sia uno sfregio alle persone oneste del nostro paese, di ogni parte politica, di ogni estrazione sociale, di ogni settore professionale.
Gli onesti in Italia dovrebbero sentirsi offesi da come è stata applicata all'atto pratico la democrazia.
E' da quando voto che me la menano sul referendum quale unico strumento blablabla e poi sul nucleare non va bene che si voti perchè la gente non conosce, sulle trivelle la gente non conosce; ora sull'Europa la gente non sapeva.
Di chi è la colpa se la gente non sa?
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 14:46:20 pm da PESSOA67 »

mbelt

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #53 il: Giugno 28, 2016, 15:10:02 pm »
Io credo saranno anni difficili non penso che la Brexit sia la panacea dei mali e dire cosa accadrà non lo so, sinceramente.
Ma gli xenofobi, i pifferai magici i populisti di estrema destra così come gli incapaci di qualsiasi bandiera da dove nascono se non dallo schifo che li ha preceduti?
Se ben leggo che gli inglesi hanno votato contro la finanza e le banche in poche parole come non dargli ragione?
Chi devo ringraziare per una Parmalat che industrialmente funzionava e finanzariamente ha fatto più vittime del sabato sera?
Certo, poi i francesi se la sono comperata.
Chi devo ringraziare se l'Europa è stata per 20 anni immobile e di comune non è riuscita a partorire quasi nulla?
La mia idea di Europa non è un europarlamento vuoto ed inutile che nulla può contro i governi più forti dell'eurozona.
Per rispondere ad Angelo credo che parlare di democrazia moderna in Italia sia uno sfregio alle persone oneste del nostro paese, di ogni parte politica, di ogni estrazione sociale, di ogni settore professionale.
Gli onesti in Italia dovrebbero sentirsi offesi da come è stata applicata all'atto pratico la democrazia.
E' da quando voto che me la menano sul referendum quale unico strumento blablabla e poi sul nucleare non va bene che si voti perchè la gente non conosce, sulle trivelle la gente non conosce; ora sull'Europa la gente non sapeva.
Di chi è la colpa se la gente non sa?
Ma tu pensi forse che la finanza sia più controllabile ora dagli elettori inglesi, sia più controllabile da un impotente e antistorico stato nazionale, o dalla UE? No, così, giusto per capire. La mia risposta la immagini benissimo. Forse sfugge che questo disastro è stato creato non dalla UE in sé, ma dalla UE che è rimasta un nano politico per volere della politica degli stati, che ora senza UE avranno campo libero. Cioè sono coloro che sono artefici del disastro (non tanto i Boris Johnson, Trump, Salvini, LePen, che semplicemente lucrano sul disagio e se non ci fossero loro ci sarebbero altri, ma piuttosto i Renzi, i Berlusconi, I Cameron, i Corbyn, gli Hollande, Sarkozy, le Merkel) che dovrebbero risolvere il guaio che hanno creato? E questi chiusi nei loro confini terranno a bada la finanza?
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 15:13:52 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #54 il: Giugno 28, 2016, 15:33:28 pm »
Ancora d'accordo su tutta la linea.
Per capire d'altronde basta guardare cosa é accaduto alla sterlina e a tutti i titoli del comparto bancario tra giovedì e ieri.
E il rimbalzo di oggi, se non ci fosse stata la dichiarata volontà di andare oltre le attuali regole europee per stabilizzare il mercato e tenere il sistema bancario al riparo dalla speculazione, non ci sarebbe stato.

Il che é la prova che un organismo di ordine di grandezza superiore, come é la UE, se si muove secondo logiche di buonsenso e in modo coeso e unitario, ha molte più chances di tenere sotto controllo la finanza speculativa rispetto ai singoli stati nazionali in ordine sparso (qualcuno dimentica l'attacco speculativo di Soros alla sterlina e alla lira agli inizi degli anni 90).

A dimostrazione ulteriore basti ricordare come a Draghi bastarono 3 parole per spegnere i fuochi degli attacchi speculativi ai titoli di stato, peccato che quelle 3 parole arrivarono troppo tardi e alla fine di un estenuante e inutile dibattito con la cancelleria tedesca ottusamente arroccata su posizioni irragionevoli.
La stessa irragionevole posizione oltranzista che impedisce la realizzazione di quegli eurobonds di cui già Tremonti parlava dieci anni fa e che darebbero a tutta la UE una stabilità finanziaria mai avuta prima.

Inoltre é falso che gli ingelsi abbiano votato contro la finanza e le banche, gli inglesi hanno votato contro qualcosa che nemmeno loro sanno cosa sia. Il classico "vaffa" alla pene di segugio che a niente serve e niente risolve, ma che crea solo ulteriori problemi.

Io voglio ancora credere che questo trauma sia una grande opportunità per rilanciare il progetto europeo, anche se sono d'accordo con Marco sul fatto che la direzione presa sia la più sbagliata (più stati nazionali e meno integrazione politica).

Ma va detto che su questo si é perso fin troppo tempo e i governi attuali sono troppo deboli oggi per poterla mettere in atto; né ci sono statisti con l'autorevolezza necessaria per vincere i populismi e far digerire all'elettorato cessione di sovranità nazionale.

La direzione é quella sbagliata ma é forse anche l'unica praticabile oggi, nell'attuale quadro politico europeo, per non soccombere definitivamente alla demagogia populista.

Soros ha prefigurato uno scenario in cui la disgregazione dell'Europa é un processo ormai irreversibile, e temo abbia ragione.
Ma tocca sperare che abbia torto.
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 15:44:38 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Istaro

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #55 il: Giugno 28, 2016, 15:41:32 pm »
A chiarimento del mio pensiero.

1) L’Europa non è entrata in crisi da venerdì scorso.

L’Europa attraversa un grave crisi politica  da quindici anni, da quando, per scrivere la nuova “Costituzione” europea, è stata istituita una Convenzione non elettiva, e quindi politicamente debole, che ha partorito un topolino farraginoso, inutile e destinato a naufragare (esempio preclaro di quello che succede quando non si coinvolge il popolo…).

L’Europa attraversa poi una gravissima crisi economica  da otto anni, da quando la crisi finanziaria mondiale è divenuta crisi del debito sovrano e ha condotto alla più lunga recessione della storia, senza che i vertici dell’Unione riuscissero ad adottare una qualsiasi strategia per risollevarsi (affidandosi solo alle virtù taumaturgiche del buon Draghi).

La Brexit non è la causa dei mali dell’Europa, ma il sintomo e l’effetto!

Pensare che le cose sarebbero andate meglio con un esito favorevole del referendum britannico significa nascondere la testa sotto la sabbia.
L’esito del referendum non è certo destinato a migliorare magicamente la situazione, io non l’ho accolto con entusiasmo (mi sono soffermato, piuttosto, sul diritto dei popoli a decidere del proprio destino).
Ma almeno esiste la speranza – remota, ahimè – che il fetore del bubbone esploso possa scuotere dall’apatia.

La questione non è se la Gran Bretagna deve stare dentro o fuori un’Europa allo sbando, ma se l’Europa vuole riformarsi.
(Riprendo anch’io il paragone del Titanic: gli Inglesi hanno scelto di abbandonarlo a brodo di una scialuppa. Riusciranno a salvarsi con quella nell’oceano? Forse no. Ma non è a causa loro se il Titanic sta andando incontro all’iceberg…)

La questione, quindi, non è se l’Europa deve “punire” la Gran Bretagna per evitare l’effetto contagio, ma se vuole tornare ad essere attrattiva per gli Stati e i popoli che ne fanno parte.
Le minacce non servono ad alimentare la coesione tra i popoli, ma solo ad alimentare la rabbia…
Le minacce sono il facile rimedio delle classi dirigenti che non hanno interesse a riformare l’Europa, perché in questo contesto si sono arricchite.


2) L’Europa non deve fare accordi “generosi” con la Gran Bretagna, perché questa non è un Paese in crisi che ha bisogno di essere sostenuto.

La Gran Bretagna, tra i Paesi europei, ha una ricchezza inferiore solo a quella della Germania (anzi, negli ultimi anni ha quasi dimezzato il gap, oltre ad aver superato di gran carriera la Francia!).
Il PIL della sola Gran Bretagna è il quinto al mondo, pari al 20% della somma del PIL di tutti gli altri ventisette Paesi dell’Unione (euro e non euro) messi insieme.
La Gran Bretagna è di gran lunga la più grande potenza militare d’Europa.

Negli scambi commerciali tra partners  forti non c’è chi guadagna e chi perde: il guadagno è reciproco. L’Unione Europea ha tutto l’interesse a conservare il più possibile (in forme nuove) gli scambi con la Gran Bretagna. Subentreranno maggiori frizioni e difficoltà, inevitabilmente; ma non ci saranno stravolgimenti.
Gli scenari catastrofisti sono disegnati ad arte da chi ha lucrato sulla crisi e ha interesse a non cambiare le cose.


3) La Brexit, come non è stata la causa della crisi, non è ovviamente neanche la soluzione.

Possiamo dire che con la permanenza della Gran Bretagna in un’Europa riformata, forte e coesa, le cose sarebbero andate meglio per tutti. Sono d’accordo.

Possiamo aggiungere il timore che le attuali classi dirigenti non sappiano fare riforme e quindi la situazione sia destinata a precipitare. Anch’io ho lo stesso timore.

Però non potrà essere la Brexit il capro espiatorio dell’incapacità riformatrice dei vertici dell’Unione (vedi i Renzi che hanno individuato il “punto chiave” nel rilancio “dell’Europa dei musei e del terzo settore”…).

La finanza che tira le fila degli attuali assetti geopolitici può essere tenuta sotto controllo solo dalla politica, che è tale se ha la forza di un vero mandato elettorale.

La forza della politica non dipende dall'estensione delle istituzioni, ma dalla loro reale democraticità.
L'attuale Unione europea non è democratica: è questo il bubbone che gli Europei non tollerano più (anche perché ne hanno apprezzato i risultati...).

Sottolineare che questo bubbone è stato creato dai politici nazionali, i quali vi hanno trovato una comoda copertura per le loro manovre ("ce lo chiede l'Europa"), non muta i termini del problema: non si tratta di spostare il pendolo dagli Stati nazionali all'Unione (o viceversa), pensando di trovarvi la magica soluzione a tutti i problemi, ma di ricondurre le istituzioni (europee e nazionali) al controllo della politica in modo democratico.
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ciaca

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #56 il: Giugno 28, 2016, 15:54:49 pm »
Citazione
1) L’Europa non è entrata in crisi da venerdì scorso.

Mi pare evidente e nessuno pensa il contrario.
Ma ciò che é accaduto giovedì notte non solo non é servito a risolvere alcun problema europeo (anche se potrebbe ancora servire), ma non servirà nemmeno ai morti di fame inglesi che hanno votato in quel modo.

Citazione
2) L’Europa non deve fare accordi “generosi” con la Gran Bretagna, perché questa non è un Paese in crisi che ha bisogno di essere sostenuto.

In una normale trattativa commerciale avresti ragione, l'obbiettivo sarebbe quello di trovare un accordo win win.
Ma questa non é una normale trattativa commerciale, é un negoziato in cui l'UE si gioca buona parte della sua residua credibilità.
BoJo ancora ieri sosteneva che l'UK continuerà ad avere accesso al mercato unico, la Merkel ha ieri stesso puntualizzato che non c'è modo per l'UK di avere tale accesso senza che aderisca al principio della libera circolazione di cose e persone, che é esattamente ciò che i sostenitori del Leave hanno promesso non si sarebbe più verificato.
Da questa trattativa, quindi, alla fine ci perderanno tutti. Loose loose.

Citazione
3) La Brexit, come non è stata la causa della crisi, non è ovviamente neanche la soluzione

Il che dimostra come ricorrere alla democrazia diretta su questi temi non solo non porti a nulla di buono ma sia anche dannatamente pericoloso.
Perché l'ultima cosa di cui avevano bisogno la UE e l'UK era la Brexit che un pugno di inetti si sono giocati come scommessa per le proprie carriere politiche (tutte destinate a finire in discarica nel giro di qualche mese; Cameron e Corbin sono finiti, BoJo non é mai iniziato e Farage fará rapidamente la fine di tutti i demagoghi populisti di fronte alla cruda realtà dei fatti).
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 15:58:07 pm da ciaca »
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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #57 il: Giugno 28, 2016, 16:11:45 pm »

3) La Brexit, come non è stata la causa della crisi, non è ovviamente neanche la soluzione.


Pienamente in accordo sul punto 3 e quello che poi hai sviluppato Gianni.

Manco io auspico più stati e meno europa Marco ma il voto della GB è trasversale rispetto al popolo così bue come lo volete dipingere qua, la situazione è che se gli stati sono in crisi l'Europa ha acuito le singole crisi salvando ancora una volta le banche e la finanza spinta che nulla ha a che fare con la vita di tutti i giorni di milioni di persone.
In Italia poi si va avanti quasi come se nulla fosse successo e ci fosse ancora tutto il grasso che colava negli anni 80, la gente è semplicemente stanca, la middle class sparita per me è la risposta a tutto questo.

ciaca

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #58 il: Giugno 28, 2016, 16:21:24 pm »
Ma trasversale dove?
Il voto é stato tutto tranne che "trasversale" al punto che ha letteralmente spaccato il paese in più modi, geograficamente, anagraficamente e socialmente.







É un fatto acclarato che il popolo é bue, se é vero (come é vero) che per la brexit ha votato in prevalenza la parte meno istruita e consapevole di cosa si accingeva a votare.

Ha votato per la Brexit la classe operaia di Sunderland, per esempio, che ora rischia di veder svanire l'unica sua fonte di lavoro (l'industria automobilistica giapponese che li ha posto la sua base per avere accesso al mercato unico europeo e che presto trasferirà i suoi stabilimenti in altri paesi dell'unione, presumibilmente ad est).
http://www.corriere.it/esteri/brexit/notizie/nella-roccaforte-operaiache-ha-spinto-brexitoddio-ma-che-cosa-abbiamo-combinato-bd2b904a-3b14-11e6-a019-901bc4c9f010.shtml

Le conseguenze di questa colossale idiozia (recessione, più tasse, meno lavoro e minori servizi sociali come oggi ha già anticipato Osborne http://www.independent.co.uk/news/uk/politics/george-osborne-warns-uk-to-expect-spending-cuts-and-tax-rises-after-brexit-vote-a7106921.html) le pagherà proprio chi ha votato in massa per l'uscita dalla UE, e questa é esattamente la prova di quanto sia bue "il popolo".

P.s: nelle banche, Che tanto odiate, ci sono i nostri soldi.
Vallo a dire a chi ha perso tutto nel crack di Veneto Banca, per esempio, che salvare le banche é sbagliato.
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 17:18:49 pm da ciaca »
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ciaca

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Re:Brexit: l'inettitudine delle classi dirigenti europee
« Risposta #59 il: Giugno 28, 2016, 17:37:36 pm »
Unione Europea, la nuova faglia
non corre più a destra o a sinistra

Oggi è in corso un confronto esistenziale fra nazionalisti e internazionalisti

di Federico Fubini

Può suonare strano dirlo proprio adesso, ma l’Europa aveva mai raggiunto un’unificazione politica intensa come in questi mesi. Il problema è che non riguarda la disponibilità dei governi a creare istituzioni democratiche comuni: riguarda le menti e i cuori degli elettori. Di rado il tenore dei discorsi e le linee di frattura nelle opinioni politiche in Europa erano state tanto simili in tanti Paesi simultaneamente. Un’occhiata al disfacimento dei partiti in Gran Bretagna in queste ore non fa che confermarlo. Non è più tempo di destra contro sinistra, o di centrodestra contro centrosinistra. Il referendum britannico ha fuso nel rifiuto una coalizione di ex operai laburisti e piccolo-borghesi ultra nazionalisti di destra, ricchi benpensanti di Londra e nostalgici dell’impero. Fatte le dovute differenze, non illudiamoci che altrove sia diverso. Ovunque in Europa, anche in Italia, dall’altra parte della barricata si muove una strana alleanza di élite degli affari, intellettuali, ceti produttivi e istruiti delle grandi città, giovani che si lamentano del mondo lasciato loro dagli anziani ma al contrario di questi disertano le urne nei momenti decisivi.

La nazione

La nuova linea di faglia nell’Europa di questo secolo passa fra questi due campi. Gli scontri ideologici del ‘900 non sono più altrettanto urgenti. Oggi è in corso un confronto esistenziale in Gran Bretagna, Francia, Olanda, Danimarca, Svezia, Polonia, Ungheria, Austria, Italia, Grecia fra nazionalisti e internazionalisti. Per meglio dire, fra chi cerca soluzioni a problemi globali dentro la propria nazione, anche a costo di alzare qualche ponte levatoio; e chi invece continua a pensare che soluzioni comuni continueranno a garantire prosperità, cultura e la società aperta a cui siamo abituati.

L’arroganza

Per questi ultimi, l’errore più grave sarebbe l’arroganza. Convincersi di avere così chiaramente ragione che chi non capisce deve essere senz’altro ottuso. Il referendum britannico, come quello greco un anno fa, ha dimostrato quanto questa scissione passi individualmente dentro milioni di persone. L’uomo europeo si scopre obbligato decisioni complesse che non aveva messo in conto. Nel 2015 i greci che gridavano in piazza il loro “No” alla Troika erano gli stessi che correvano in banca a mettere in salvo i risparmi, presi dal panico per le conseguenze delle loro stesse scelte. E venerdì, dopo il referendum, Google in Gran Bretagna ha registrato un’ondata di domande per sapere cosa significa la rottura con l’Europa: la sindrome del rimorso è già percepibile.

Le difficoltà

Questo mostra che le forze che credono nella società aperta e in un’Europa unita devono fare molto di più per farsi capire da tutti. E conservatori, moderati e progressisti del ‘900 devono fare molto di più per coalizzarsi: se aspettano di approfittare delle reciproche difficoltà, rischiano di aprire la strada a forze che non condividono i loro stessi valori europei e possono schiacciarli.

Il ceto medio

Soprattutto, chi crede in un’Europa e in una società aperta deve dimostrare che queste non sono solo parole. L’élite londinese non è cleptocratica come quella di Atene, ma entrambe si erano illuse di poter scavare un solco di casta fra sé e le maggioranze; per questo ne sono state travolte. Servono con urgenza in Europa politiche che ricostituiscano il ceto medio, lo difendano, gli ridiano speranze e accesso a un’istruzione di qualità. Solo in comune sono possibili. L’alternativa è in mano ai tragici manipolatori di opinione che abbiamo appena visto, non per l’ultima volta, all’opera a Londra.

http://www.corriere.it/esteri/16_giugno_27/unione-europea-nuova-faglia-1e5c5538-3bde-11e6-9ec4-cc8bddb9414f.shtml
« Ultima modifica: Giugno 28, 2016, 17:41:19 pm da ciaca »
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