L'ipotesi hard brexit senza collasso dell'UK (destinato a passare da gran Bretagna a piccola Inghilterra fuori dal mercato unico e ridotta a provincia coloniale degli stati uniti) non è un'ipotesi ma una mera congettura irragionevole, per mille ragioni socioeconomiche e politiche. Di quelle (congetture irragionevoli) ne possiamo fare a decine...io preferisco circoscrivere la discussione alle sole ipotesi probabili e futuribili. Quelle che ho formulato finora e che in un modo o nell'altro si sono puntualmente verificate fino a questo punto.
Il fatto stesso che dopo il referendum non ci sia stato alcun collasso di per sé, visto che ad oggi la brexit è solo uno slogan e forti sono le prospettive che mai si realizzi, è un indizio del tutto irrilevante. L'UK ad oggi e per molti anni ancora è membro della UE e contribuente attivo.
Ma a ben guardare qualche sconquasso (sia sul piano economico che politico) c'è già stato e siamo solo alle dichiarazioni d'intenti preliminari, mentre è chiaro che i danni della Brexit per il regno unito ci saranno anche senza che una vera Brexit si materializzi perché anche in quel caso dentro l'UE avrà meno potere contrattuale, condizioni di adesione peggiori di quelle che gli erano state concesse prima del referendum, una posizione più isolata e una minore indulgenza rispetto a molte delle deroghe che in questi anni gli hanno permesso di essere uno dei principali hub finanziari.
Anzi, in questi ultimi mesi si sta delineando un nuovo scenario: la brexit a detta dei populisti doveva essere la spallata decisiva che avrebbe consegnato l'europa ai nazionalisti avviando un processo a catena di euro scetticismo che avrebbe dovuto produrre come primo effetto lo sfondamento delle destre antieuropeiste e nazionaliste in tutti i paesi del nord Europa che si accingevano a votare.
Ebbene, non solo questo sfondamento non c'è stato né in Austria né in Olanda, dove veniva dato per certo, ma non ci sarà nemmeno in Francia e Germania, dove la posizione antieuropeista è chiaramente minoritaria e perdente. Gli europei, in sostanza, credono ancora che l'europa unita sia, per quanto perfettibile, la prospettiva migliore e preferibile al ritorno alle divisioni del 900.
Uno scenario di Europa ancora unita nonostante l'avanzata dei populismi e con l'effetto domino della brexit ormai disinnescato potrebbe essere la base per un rilancio della stessa UE e a quel punto le posizioni di forza tra UE e UK sarebbero ulteriormente definite a favore dei 27 che potrebbero far pagare al regno unito un conto salatissimo in entrambe le ipotesi di brexit (sempre meno probabile) o remain (con una correzione di molte di quelle deroghe di cui l'UK ha potuto godere fino ad oggi).
Perdonami, Angelo, ma la tua è un'analisi parziale.
Parziale non vuol dire errata, intendiamoci.
Vuol dire che, tra le diverse ipotesi sul campo, tu consideri "probabili e futuribili" solo quelle che
a te (e ad altri rispettabilissimi opinionisti che condividono il tuo punto di vista) non sembrano "irragionevoli".
Questo, però, non è un criterio di analisi corretto.
Se gli scenari politici, sociali, economici si evolvessero meccanicamente secondo i binari che alcuni ritengono "ragionevoli", sarebbe facile azzeccare previsioni che invece, puntualmente, si rivelano errate.
La storia si è più volte incaricata di dimostrare che lo "storicismo" (la dottrina che pretende di individuare linee di sviluppo necessitate) è fallace. Von Hayeck, prima di tutti, ha spiegato bene perché.
I
think thanks di tutto il mondo, governativi e privati, sono abituati a lavorare sugli scenari più "irragionevoli" e - solo apparentemente - impensati.
Solo che alcuni di questi scenari sono altamente riservati, perché considerati "negativi" (contrari a certi interessi e assetti di potere), e si ha timore che diffonderli serva a renderli credibili e facilitarne la realizzazione (la "profezia che si autoavvera").
Nelle "previsioni" che ci vengono continuamente propinate (o celate), nei "sondaggi" con i quali siamo martellati (e in quelli che vengono tenuti riservati), c'è un forte tasso di manipolazione.
Col senno di poi, tutti a dire che di ogni evento erano evidenti i "segnali premonitori"...
Ma, se ci andiamo a rileggere le previsioni ufficiali degli analisti (politologi, economisti, sociologi), quasi nessuno aveva previsto la crisi finanziaria del 2007 (e, dopo che è esplosa, nessuno aveva previsto che fosse endemica e non ciclica come le precedenti); nessuno aveva previsto la crisi dell'Unione Europea (con la bocciatura dei referendum sulla nuova Costituzione in alcuni importanti Paesi, tra cui la Francia); nessuno aveva previsto l'esplosione del fenomeno migratorio da un'Africa che negli ultimi vent'anni ha segnato importanti tassi di crescita e di riduzione della povertà; nessuno aveva previsto la capacità di Putin di stabilizzare la Russia e restituirle il rango di grande potenza, anche militare (alcuni armamenti russi, in questo momento, sono più avanzati di quelli americani); nessuno aveva previsto che la Turchia, in trattativa verso l'ingresso nell'Unione Europea, imboccasse la rotta di un processo di reislamizzazione e di ambizioni neo-ottomane.
Nessuno (o quasi) aveva previsto la Brexit o la vittoria di Trump negli USA. E tutti avevano sostenuto che al verificarsi - puramente ipotetico - di questi eventi, sarebbero seguite immani catastrofi; che non si sono minimamente avverate.
O meglio: se avessimo accesso alle analisi riservate, scopriremmo che
molti di questi scenari in realtà erano stati previsti, o almeno presi in considerazione come ipotesi di lavoro, ma tenuti strettamente riservati. E molti degli scenari che sono stati diffusi erano artatamente manipolati per indirizzare l'opinione pubblica.
Concludendo: l'ipotesi
hard brexit senza collasso dell'UK forse è "irragionevole" (nel senso che sarebbe stata più auspicabile e ragionevole un'evoluzione diversa). Ma allo stato è plausibile
la più probabile ("per mille ragioni socioeconomiche e politiche"...): "ragionevolezza" non coincide necessariamente con probabilità.
E, in ogni caso, non ha senso escluderla. Possiamo farlo noi su un forum, ma sarebbe licenziato su due piedi qualsiasi analista che,
in camera caritatis, non la prendesse in seria considerazione.
La più probabile, in ogni caso, per me resta quella di una
soft Brexit (il che non significa che escludo altre ipotesi: il quadro è incerto, le forze e gli interessi in gioco sono potentissimi).
P.S.:
Tu scrivi:
(...) la brexit a detta dei populisti doveva essere la spallata decisiva che avrebbe consegnato l'europa ai nazionalisti avviando un processo a catena di euro scetticismo che avrebbe dovuto produrre come primo effetto lo sfondamento delle destre antieuropeiste e nazionaliste in tutti i paesi del nord Europa che si accingevano a votare.
Ebbene, non solo questo sfondamento non c'è stato (...)
Questo è un esempio di analisi strumentale: prendo un'affermazione o una previsione di chi sostiene un punto di vista diverso, ne "dimostro" l'infondatezza e ne "desumo" che tutti gli argomenti di quell'analisi e tutte le previsioni collegate siano inevitabilmente errati.
Per cui, specularmente, tutti i miei argomenti sarebbero corretti.
Questa è una tecnica che si usa nella propaganda politica, in cui devo screditare il mio interlocutore. Non nell'analisi "scientifica" dei fenomeni sociali, dei quali bisogna prendere in considerazione diverse variabili (e, di solito, variabili meritevoli di attenzione sono presenti in tesi anche contrapposte).