Ipotizzare che la GB possa non iniziare la Brexit per me non è realistico.
Il dubbio non è che possa non iniziare il percorso ma che il percorso possa arrivare a compimento.
Dubbio motivato da una serie di ragioni politiche, giuridiche e istituzionali che potrebbero trovare ulteriore forza, strada facendo, nelle eventuali condizioni economiche notevolmente peggiorate a seguito del quadro incerto e instabile che si é delineato.
Lo scenario attualmente più realistico è che il 9 settembre un nuovo primo ministro (May o Leadsom poco cambia) senza mandato democratico (perché non eletto dal popolo ma dal suo partito) dovrà portare in parlamento la mozione di annullamento dei trattati di adesione all'unione europea siglati nel 1972, in rispetto sia del volere democraticamente espresso dalla maggioranza con il referendum sia delle prerogative democratiche del parlamento (e già solo tutto questo bordello democratico dovrebbe fare f*****e dalle risate le anime candide della democrazia).
Il parlamento non andrà contro il volere democraticamente espresso dal "popolo", ma non accetterà comunque la mozione, invitando il prmio ministro (non eletto) a cercare prima un mandato democratico.
Il primo ministro a quel punto potrà temporeggiare, senza poteri, fino alle elezioni previste nel 2020 o molto più probabilmente mandare in crisi il governo e far si che si tengano elezioni anticipate.
A quel punto si ricomincia tutto da capo, con i partiti che faranno campagna elettorale solo ed esclusivamente su brexit o non brexit, e in funzione di ciò ci sarà un nuovo primo ministro democraticamente eletto che potrà riproporre o meno (a secondo della campagna elettorale fatta e dal mandato democratico raccolto) la mozione di annullamento dei trattati del 1972 e quindi, a seguito della sua approvazione, l'eventuale attivazione dell'art. 50 del trattato di Lisbona.
Anni, diversi, durante i quali l'instabilità e la crisi economica morderanno forte, per tutti. Una follia "democratica".