Sono andato ieri a visitare a Bologna, al Museo di Arte Moderna (Mambo, ahimè), la mostra "David Bowie is"....unica data italiana. Questa mostra gira per il mondo da due anni, quindi era stata pensata prima della morte dell'artista. Ci sono andato - con scetticismo - all'apertura. Devo consigliarla a tutti: resterà fino a novembre.
C'è veramente tantissimo, troppo forse. Hanno pescato con ampiezza tra gli oltre 750.000 articoli conservati gelosamente da Bowie in un enorme capannone magazzino negli USA: teneva tutto, tutto, costumi, strumenti, gli spartiti originali, i quaderni con tutti i testi (con relative cancellazioni), una miriade di bozzetti disegnati con un discreto talento..... Hanno cercato in oltre 1000 metri quadrati di esposizione di ricostruire i fatti salienti della sua carriera. Malgrado una certa verbosità devo dire che ci sono piuttosto riusciti. E si scoprono tante cose che io non sapevo.
Anzitutto la più soprendente: lui curava tutto dei suoi dischi, copertine incluse. Per molti dischi, quasi tutti, progettava allestimenti, spesso scenografie per film o spettacoli teatrali che pensava di realizzare in abbinata agli album e che poi non ha fatto. Io avevo sempre visto che nei concerti lui abbinava ad ogni pezzo spesso abiti o gestualità assolutamente non causali, ora capisco il perché, c'era un lavoro pazzesco dietro. Quando arrivava in sala di registrazione aveva sempre le idee chiarissime su cosa fare, era velocissimo. Un vulcano di idee, di musica ed immagini, testi, abiti e costumi splendidi, fotografie. Vedere dal vero alcuni degli abiti che ha indossato inn video famosissimi o in concerti altrettanto famosi è uno spettacolo. Mi ero sempre fatto domande sulla copertina di Heroes...ora ho capito che era ispirata da una artista tedesco degli anni 20. Mi ero chiesto tante volte il perché del thiny White duke del 1976, e ora ho capito, e la mia stima è aumentata.
Infine due strumenti che mi hanno commosso: il primo sintetizzatore analogico tascabile con cui ha registrato Space Oddity, ma ancora più importante per me il sintetizzatore elettronico usato per gli album capolavoro (e per i concerti) della trilogia berlinese, quella che io preferisco: un regalo di Brian Eno il quale sosteneva che solo con quello strumento ancora oggi era possibile fare certe cose.
Insomma notevole, e serio. Prendetevi del tempo se ci andate.