Il grande circo della Formula 1 non è in crisi, almeno stando ai numeri che Ecclestone snocciola sistematicamente.
Per un Monza che esce, o una tribuna che si svuota a Budapest, ha già pronta una fila lunga una quaresima di posti pronti a investire soldi pesanti per avere la F1 (e quest'anno ce ne ha dato l'ennesima prova col gp a Baku).
Si è spostata solo la geografia della ricchezza sempre più lontana dalla vecchia Europa. Per chi è cresciuto con l'epica F1 degli anni 70 e le telecronache di Mario Poltronieri questa Formula 1 é inguardabile e soporifera, ma c'è un mondo la fuori, lontano da noi, che la vede in modo diverso.
Ma é innegabile che Ferrari sia il collante della Formula 1, la sua storia, il suo portato di emozioni (ormai invece del tutto scomparse dalle piste, dalle vetture e da tutto il contesto della competizione motoristica, sempre più circus mediatico e sempre meno motori).
E che Ferrari goda in F1 di una sorta di condizione privilegiata su molti fronti, potere contrattuale sulle scelte sia commerciali che tecniche del circus, lo sanno tutti.
Il problema é che negli ultimi anni (ormai tanti anni) non ha avuto gli uomini all'altezza di fare valere questi vantaggi.
Sono gli uomini che fanno i successi, e trovare uomini all'altezza del loro ruolo é difficile, anche perché prima li devi riconoscere, poi li devi inserire in una struttura ed infine li devi organizzare.
Montezemolo é un grande organizzatore di uomini, che però negli ultimi anni aveva sbagliato la selezione (perché ha il vizio del paternalismo). Marchionne ha voluto la sedia di Montezemolo, ma non é chiaramente all'altezza del ruolo.