Orologico Forum 3.0

Qualche virtù del "Grande Statista"

Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #15 il: Agosto 20, 2016, 13:06:42 pm »
Glass Steagal Act, abolito da Clinton su decisone del senato a maggioranza repubblicana.
Giusto per ricordare come anche questo falso bipolarismo che serve a vendere l'idea del l'alternanza sia solo uno dei tanti inganni della dittatura dolce. Le decisioni, appunto, sono prese al vertice e ai mediocri servi tocca solo ratificare.

E così la "democratica" Clinton, serva delle monarchie waabite del golfo (quelle che progettano e finanziano coi loro petrodollari l'Eurabia) non meno dei texani, fa sembrare i due Bush dei progressisti (e si capisce pure perché Sanders venga boicottato dal suo stesso "partito").

Queste postdemocrazie ormai ridotte a delle farse surreali, ostaggio della peggiore  ipocrisia e legittimate con l'inganno e la disinformazione sistematica, possono vivere solo di fantocci, non certo di veri statisti.
Non ricordo quale politologo americano definiva il. Sistema partitico come due bottiglie identiche, con diversa etichetta e contenenti lo stesso vuoto.

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #16 il: Agosto 20, 2016, 13:16:14 pm »
La critica che muovi agli USA, Angelo , è una tua non nuova follia. E come purtroppo quasi sempre ti capita è pure in sè contraddittoria, perché se gli USA fossero il diavolo e l'epicentro delle manipolazioni delle menti, come mai Trump avrebbe tanto consenso , che ti definisci "vero", proprio in questo Paese la cui opinione pubblica sarebbe nell'epicentro della manipolazione mondiale? Ma ancora di più: se questo Trump fosse un uomo così pericoloso per l'establishment mondiale ( i potentati economici che sono diventati una tua fissazione) come potrebbe aver vinto alle primarie contro candidati innocui anzi portavoce degli interessi finanziari? Vedi che la cosa non sta in piedi?
Follia la tua che poi fa il paio con l'altra, quella di un Putin che ha consenso vero in Russia. Ma hai letto quanti giornalisti ha fatto uccidere negli ultimi anni? Quanti organi di informazione ha chiuso (tutti gli indipendenti)? E questo sarebbe il consenso vero? Non scherziamo troppo con concetti che sono seri, o dovrebbero esserlo.
« Ultima modifica: Agosto 20, 2016, 13:29:33 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #17 il: Agosto 20, 2016, 13:31:45 pm »
Il consenso di Trump é infatti legato a quelle fasce di popolazione non facilmente permeabili dal sistematico lavaggio mediatico delle menti.
I cafoni e i bifolchi delle aree rurali per esempio, di cui l'America é piena.
Al contrario a NY, sede dei borghesi radical chic da salotto coi cervelli all'ammasso della CNN, per esempio, é la Killary che ha praticamente l'umanità dei consensi.
Semplicemente il consenso di Trump esiste NONOSTANTE la campagna mass mediatica e i tentativi reiterati del suo stesso partito di sabotarlo. Il GOP non sa più cosa inventare per stroncargli la corsa, Cruz che si rifiuta di dare il suo endorsement durante la convention dei repubblicani il momento più surreale di questa farsa che sono le primarie USA che ci vengono vendute come momento di alta sovranità popolare.
Cazzate alle quali credono sempre meno persone.

Quanto al consenso di Putin non è in discussione, certo che se ti aspetti che siano i media atlantisti a dirti la verità è chiaro che continuerai ad avere immagine che ti viene proiettata nella caverna. Anche Trump in tutti i sondaggi di regime é dato in rottura, eppure fa più paura che mai segno che i "sondaggi" forse non raccontano la verità.

Per il potere e contro la sovversione si sono fatte le cose più incresciose, e anche da questo punto di vista gli americani non sono secondi a nessuno.

Se poi uno statista ha il coraggio e la forza di spazzare via i sovversivi che dietro la scusa del "pluralismo" attentano alla stabilità del paese e del suo governo, ben sovvenzionati da potenze nemiche, non fa null'altro che "ciò che va fatto" e che noi chiusi nella nostra vile retorica ipocrita non abbiamo il coraggio di fare (o spesso facciamo sotto banco e di nascosto con altri mezzi). Come fa ciò che va fatto quando rade al suolo Grozny per non avere una repubblica islamista dietro la porta di casa e con ulteriori mire espansioniste o appoggia Assad in Siria per non avere un alto ginepraio di faide islamiche Come sono oggi Iraq e Afghanistan.
Uno statista che é l'unico ad avere la forza di stare dalla parte giusta della storia, e che ha già dimostrato come i fenomeni da baraccone atlantisti se li mette in tasca con una mano sola.

Quello che in molti non accettano è che questi "valori" che si ostinano a ripetere con ossessiva ipocrisia, libertà, pluralismo, diritti, nelle nostre decotte postdemocrazie sono sempre più parole svuotate di alcun contenuto e solo pretesti perché certe élites possano continuare a mantenere in piedi uno status quo che sta disintegrando le nostre società tanto più quanto permette a queste élites di controllare il potere, I governi e gli stati con il solo fine di proteggersi e tutelarsi gli orti del "business as usual"; anche a costo di armare e finanziare i peggiori tagliagole fin dentro le nostre case, anche al punto di progettare un'invasione sistematica al fine di ridisegnare l'assetto del consenso elettorale e dello stesso corpo elettorale (ce la ricordiamo ancora la dialettica dello ius soli e la Kyenge al parlamento europeo, una inetta incapace di mettere in fila 4 parole in una frase di senso compiuto uno dei tanti esempi di questo progetto criminale ammantato di belle parole).

Qualcuno ha ben descritto questa massa di vili cialtroni: vergini ammantate di candidi manti, rotte di dietro ma sane davanti.
« Ultima modifica: Agosto 20, 2016, 13:50:56 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #18 il: Agosto 20, 2016, 13:43:27 pm »
Il consenso di Trump é infatti legato a quelle fasce di popolazione non facilmente permeabili dal sistematico lavaggio mediatico delle menti.
I cafoni e i bifolchi delle aree rurali per esempio, di cui l'America é piena.
Al contrario a NY, sede dei borghesi radical chic da salotto coi cervelli all'ammasso della CNN, per esempio, é la Killary che ha praticamente l'umanità dei consensi.
Semplicemente il consenso di Trump esiste NONOSTANTE la campagna mass mediatica e i tentativi reiterati del suo stesso partito di sabotarlo. Il GOP non sa più cosa inventare per stroncargli la corsa, Cruz che si rifiuta di dare il suo endorsement durante la convention dei repubblicani il momento più surreale di questa farsa che sono le primarie USA che ci vengono vendute come momento di alta sovranità popolare.
Cazzate alle quali credono sempre meno persone.
Ma i cafoni e i bifolchi come avrebbero potuto conoscere Trump se il sistema mediatico, che non è controllato da cafoni e da bifolchi di provincia, ma dal potere finanziario, non avesse veicolato il suo messaggio? Ripeto, per me questa roba non supera una prova di logica minima....è una tesi che si suicida da sola.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #19 il: Agosto 20, 2016, 13:55:13 pm »
L'establishment mediatico è costretto a mandare in onda le parole di Trump per poterle poi dissacrare e mistificare.
Il cafone bifolco ascolta le parole di Trump é salta a piè pari tutto il chiacchericcio degli intellettuali, commentatori e critici da salotto allineati al regime del politicamente corretto.
E si rivede in quelle parole. E così la macchina del fango e della retorica ipocrita non riesce a penetrare.
Ed è per questo che Trump ha molto più consenso di quanto certi sondaggi di regime non vorrebbero rappresentare.
Poi ci sono anche i borghesi ben informati, Che capiscono e che sanno da che parte della storia stare, e anche questi della retorica di regime si prendono gioco. Sono quelli che nei sondaggi affermano di votare Clinton per non essere esposti alla gogna del politicamente corretto, ma nell'urna voteranno Trump. E sono tanti anche loro.
« Ultima modifica: Agosto 20, 2016, 13:57:57 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #20 il: Agosto 20, 2016, 14:15:49 pm »
L'establishment mediatico è costretto a mandare in onda le parole di Trump per poterle poi dissacrare e mistificare.
Il cafone bifolco ascolta le parole di Trump é salta a piè pari tutto il chiacchericcio degli intellettuali, commentatori e critici da salotto allineati al regime del politicamente corretto.
E si rivede in quelle parole. E così la macchina del fango e della retorica ipocrita non riesce a penetrare.
Ed è per questo che Trump ha molto più consenso di quanto certi sondaggi di regime non vorrebbero rappresentare.
Poi ci sono anche i borghesi ben informati, Che capiscono e che sanno da che parte della storia stare, e anche questi della retorica di regime si prendono gioco. Sono quelli che nei sondaggi affermano di votare Clinton per non essere esposti alla gogna del politicamente corretto, ma nell'urna voteranno Trump. E sono tanti anche loro.
Altra contraddizione: quindi secondo te Trump vince, o comunque prenderebbe tanti voti. Ma allora, visto che tu ritieni che il consenso di Trump sia reale, come potrebbe il Paese manipolato corrotto e corruttore, centro del dominio del male, dare il potere a Trump osteggiato dai padroni del mondo (secondo te) e padrone del sistema mediatico?
Ma ancora: se fosse vero che esistesse negli USA una quota di popolo che ragiona contro i media (cosa non vera, perché  ogni ricerca dimostra che la televisione, non internet, influenza il voto in modo determinante almeno dell'8o per cento degli elettori), come potrebbe allora essere gli USA un Paese non democratico o postdemocratico, ultima tua invenzione?  Un paese con primarie finte (secondo te) e con elezioni vere? Mentre quote rilevanti della o.p. riuscirebbero a capire contro i media il messaggio di Trump? Mi verrebbe da chiederti: ma hai fumato? I media controllati da chi manipola la op USA e il mondo sarebbero "costretti" a dare spazio a Trump: ma costretti da chi, visto che secondo te questi poteri controllano tutto. Dalla OP no, perché se fosse la OP a costringere i media a fare parlare Trump allora vorrebbe dire che negli USA c'è una democrazia che funziona molto ma molto bene, e che i cattivoni degli interessi imperialisti non controllano una beneamata mazza.
Io te lo dico: quello che scrivi è totalmente contraddittorio e dimostra solo che hai una gran confusione in merito a queste questioni cosa che peraltro non scopro adesso. E' una roba che non sta in piedi in alcun modo.
« Ultima modifica: Agosto 20, 2016, 14:26:01 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Patrizio

  • *****
  • 15857
  • Homo sapiens non urinat in ventum
    • MSN Messenger - patmonfa@hotmail.com
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #21 il: Agosto 20, 2016, 20:11:53 pm »
anche qui buoni con i termini... ok?
sennò chiudo e cancello
- Homo sapiens non urinat in ventum -


guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #22 il: Agosto 20, 2016, 22:25:15 pm »
Concordo con lo squallore delle alternative. Conosco poco la squadra di Trump, mentre quella di Hillary pare essere più rodata. Ne sapete qualcosa? Credo che anche i partner del presidente siano importantissimi e potrebbero fare la differenza.

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #23 il: Agosto 20, 2016, 22:53:49 pm »
Concordo con lo squallore delle alternative. Conosco poco la squadra di Trump, mentre quella di Hillary pare essere più rodata. Ne sapete qualcosa? Credo che anche i partner del presidente siano importantissimi e potrebbero fare la differenza.
Sì, qualcosa credo di sapere. Dunque fortunatamente Hillary potrà contare su quasi tutte le migliori intelligenze del partito democratico americano, che sono meglio che niente. Sono persone che sovente già assistevano Clinton marito e Hillary come Sottosegretario di Stato, cioè quasi ministro degli Esteri in termini europei. Non sono immuni da errori, ovviamente, e purtroppo non sono sicuro che qualcuno di loro abbia una vera visione, e soprattutto sia in grado di farla assumere a Hillary. Sarebbe comunque una presidente che parte debole temo, con una popolarità non elevata, scarsa empatia con l'elettorato. Ma soprattutto rischia di trovarsi un Congresso ostile e polarizzato.
Su Trump purtroppo sinora le persone di cui si è circondato si è scoperto che erano uomini dell'ex Presidente dell'Ucraina il filorusso che è stato deposto lo scorso anno, cioè sono uomini di Putin. Che hanno ricevuto e ricevono soldi da Putin. ed infatti un tale Manaford che era il capo della sua campagna elettorale ha già dovuto dimettersi, per la sua azione di lobby pro Putin. Purtroppo gli altri uomini di Trump non sono migliori. Le migliori intelligenze del Partito Repubblicano non vogliono Trump, e gli stanno alla larga, e si capisce anche il perché. Perché questo Trump è un imprenditore un po' imbroglione, non pare avere convinzioni politiche se non vagamente di destra non liberale, vagamente a favore delle armi, un signore che fa discorsi truculenti, e il cui impero economico è stato salvato da Putin. Nessuno sa cosa farà, ma ha fatto discorsi preoccupanti sulla Nato, dicendo che gli USA se un Paese Nato fosse attaccato da Putin non interverrebbero come invece previsto dal trattato atlantico. E' una cosa molto ma molto grave per l'Europa questa dichiarazione, una Europa senza difesa, sostanzialmente, senza politica, una manna per Putin che è il vero nemico più pericoloso dell'occidente e di tutti i valori che informano la nostra vita. Molto ma molto peggio dell'ISIS che peraltro finanzia abbondantemente. Quindi veramente affidare la superpotenza ad un soggetto simile è prima di tutto una gravissima incognita. Ma poi quel poco che si sa è estremamente negativo e preoccupante. Perché accade tutto questo nella migliore democrazia del mondo? Credo di saperlo ma non ho voglia di scriverlo, soprattutto stasera.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #24 il: Agosto 20, 2016, 23:08:28 pm »
Killary Clinton sarà una sciagura per il mondo intero perché saranno altri 4 anni di folle guerra per procura contro la Russia, già assicurata e garantita.
Votarla sarà un crimine contro l'umanità.
Confido in un rigurgito di buonsenso degli americani, molti di coloro che dicono di votare Killary, così come molti storicamente astenuti, voteranno Trump. 
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Istaro

  • *****
  • 3658
    • Mostra profilo
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #25 il: Agosto 21, 2016, 00:22:53 am »
Trump vs. Clinton, dilemma drammatico...

Premetto che bisogna fare attenzione a mutuare i giudizi su questo particolare momento politico degli USA con quelli sulla tradizione democratica americana.

Gli Stati Uniti sono storicamente una democrazia solida.
Beninteso, non sono mai stati un'associazione di beneficienza: sono da sempre anche una potenza "imperialista" (ricordiamo come hanno allargato il nucleo originario dei primi 13 Stati, la "dottrina Monroe", ecc.); al loro interno sono sempre stati fortissimi gli interessi economici e massonici; ecc.
Ma sono stati anche un Paese animato da principi civici fortissimi, che si riteneva portatore di una "missione" democratica, che ha sempre avuto anticorpi efficaci rispetto allo statalismo e alle dittature, che ha fatto scuola nell'introduzione delle normative antimonopolistiche, ecc. Un Paese a cui l'Occidente deve molto.

Negli ultimi vent'anni stanno subendo una preoccupante involuzione democratica.
I poteri industriali e finanziari sono riusciti a scardinare le normative che li contenevano, hanno preso il controllo (diretto o indiretto) dei media, hanno iniziato a perseguire politiche - anche all'estero - che non mirano più all'interesse più generale della Nazione (anche se spesso a discapito degli interessi di altre nazioni...), bensì all'interesse esclusivo dei potentati economici.
La Corte Suprema ha iniziato a interpretare in maniera "evolutiva" la Costituzione, come denunciato dai costituzionalisti "originalisti".

La nuova "dittatura" che si sta imponendo non è più quella, sperimentata in passato nei Paesi europei, in cui alcune minoranze impongono con la forza la propria volontà e i propri interessi sostenendo dittatori che annullano le garanzie democratiche.
Oggi assistiamo al consolidamento di una dittatura "morbida", che lascia in vita le istituzioni democratiche come simulacro formale, tenendole in pugno tramite la corruzione sempre più diffusa e il condizionamento degli elettori con le tecniche sempre più sofisticate di controllo dei media.
Un modello di "dittatura" - chiamatelo di controllo sociale, se preferite - che ha iniziato a diffondersi in tutto l'Occidente, anche tramite l'influenza esercitata nelle agenzie ONU.

Chi giudica negativamente questa involuzione, dunque, non è mosso necessariamente dal vecchio pregiudizio "antiamerikano", ma anzi rimpiange la solidità democratica di quel grande Paese, che va perdendosi.

Che c'entrano Trump e Clinton in tutto questo?

Il clan dei Clinton è uno degli attori principali di questa involuzione.
Si tratta di un clan che, in trent'anni di attività politica ai vertici degli USA, ha attratto - anche tramite la William J. Clinton Foundation - finanziamenti per tre miliardi di dollari  (non ho scritto male, non intendevo tre milioni... proprio tre miliardi,  seimila miliardi delle vecchie lire!).
Un oceano di denaro impiegato per conquistare consenso con ogni mezzo, allacciare rapporti occulti su scala mondiale, superare scandali giudiziari di evidenza e dimensioni colossali.
Qui un piccolo riassunto: http://www.lintraprendente.it/2016/08/tutti-gli-affari-oscuri-dei-clinton-centra-anche-putin/
Se Berlusconi fosse stato accusato di un centesimo di questi scandali, sarebbe finito appeso a piazzale Loreto...

Intendiamoci: tutta questa potenza di fuoco non può corrompere tutto e tutti, soprattutto quando è così sfacciata.
Per cui molti americani - anche tra i democratici - percepiscono quanto Hillary sia "antipatica" (modo elegante per definire la sua spregiudicatezza corruttrice).
Per cui ti arriva un concorrente interno abilissimo, come Obama, che nel 2008 ti scombina i piani e ti batte alle primarie, perché pesca nel tuo seminato (anche se i Clinton, e i poteri che li sostengono, hanno poi costretto Obama a modificare di molto la propria politica, rinnegando molti impegni pre-elettorali e prendendosi in casa come Segretario di Stato la nemica di poche settimane prima).

Oggi sbuca Trump...
E' il più temibile avversario della Clinton? Sicuramente no.

L'aspetto più evidente è che i media  americani hanno pompato molto il personaggio Trump durante le primarie repubblicane, facendone il protagonista indiscusso; criticandolo sì, ma non massacrandolo. Paradossalmente, la testata più severa è stata l'emittente conservatrice Fox.

Perché i media liberal hanno subdolamente fatto il tifo per Trump nella fase iniziale?
Perché una candidata screditata come Hillary può affermarsi non per i suoi "meriti" (che nessuno le riconosce), ma solo imponendosi come "male minore" rispetto a un avversario mostrificato.
Addirittura il Washington Post  ha rivelato che nel maggio 2015 - poco dopo la candidatura ufficiale della Clinton e poco prima di quella di Trump - la stessa Hillary ha incoraggiato direttamente Trump, con il quale aveva storicamente buoni rapporti, a impegnarsi nel partito repubblicano.
La stessa tecnica che, in piccolo, hanno utilizzato in Italia i fiancheggiatori del PD, che hanno cercato in tutti i modi di imporre Salvini come dominus del centrodestra, ritenendolo l'avversario più facile da attaccare e sconfiggere nella futura tornata elettorale (oggi questi apprendisti stregoni si accorgono che il pericolo sono i Cinquestelle...).

Negli USA, oggi che Trump è il candidato repubblicano, l'avversario della Clinton, può ovviamente partire il gioco al massacro.
Che non è difficile, perché effettivamente si tratta di un personaggio imbarazzante, per nulla affidabile (fino a ieri sosteneva posizioni liberal...)
E' il male minore? Se si guarda lo spauracchio Clinton, potrebbe sembrare di sì. Ma davvero è una scelta drammatica e piena di incognite.

Aggiungo un piccolo scenario complottista che gira negli USA.
Il clan Clinton ha da sempre rapporti eccellenti con i Trump. Rapporti non solo formali, come potrebbero essere tra un importante imprenditore e una dinastia politica che cercano una convenienza reciproca; ma di vera e propria familiarità.
Trump, in passato, si è espresso più volte a sostegno di Bill Clinton, e ha addirittura finanziato le sue campagne elettorali (quelle al Senato e la prima presidenziale).
Qui una ricostruzione: http://europe.newsweek.com/history-donald-trump-bill-clinton-friendship-464360?rm=eu
Per cui la discesa in campo di Trump sarebbe un giochetto orchestrato, a favore della Clinton, con il consenso di Trump stesso. E certe sue incomprensibili intemperanze verbali non sarebbero casuali.
Sarà pure fantapolitica...
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #26 il: Agosto 21, 2016, 01:47:58 am »
Trump vs. Clinton, dilemma drammatico...

Premetto che bisogna fare attenzione a mutuare i giudizi su questo particolare momento politico degli USA con quelli sulla tradizione democratica americana.

Gli Stati Uniti sono storicamente una democrazia solida.
Beninteso, non sono mai stati un'associazione di beneficienza: sono da sempre anche una potenza "imperialista" (ricordiamo come hanno allargato il nucleo originario dei primi 13 Stati, la "dottrina Monroe", ecc.); al loro interno sono sempre stati fortissimi gli interessi economici e massonici; ecc.
Ma sono stati anche un Paese animato da principi civici fortissimi, che si riteneva portatore di una "missione" democratica, che ha sempre avuto anticorpi efficaci rispetto allo statalismo e alle dittature, che ha fatto scuola nell'introduzione delle normative antimonopolistiche, ecc. Un Paese a cui l'Occidente deve molto.

Negli ultimi vent'anni stanno subendo una preoccupante involuzione democratica.
I poteri industriali e finanziari sono riusciti a scardinare le normative che li contenevano, hanno preso il controllo (diretto o indiretto) dei media, hanno iniziato a perseguire politiche - anche all'estero - che non mirano più all'interesse più generale della Nazione (anche se spesso a discapito degli interessi di altre nazioni...), bensì all'interesse esclusivo dei potentati economici.
La Corte Suprema ha iniziato a interpretare in maniera "evolutiva" la Costituzione, come denunciato dai costituzionalisti "originalisti".

La nuova "dittatura" che si sta imponendo non è più quella, sperimentata in passato nei Paesi europei, in cui alcune minoranze impongono con la forza la propria volontà e i propri interessi sostenendo dittatori che annullano le garanzie democratiche.
Oggi assistiamo al consolidamento di una dittatura "morbida", che lascia in vita le istituzioni democratiche come simulacro formale, tenendole in pugno tramite la corruzione sempre più diffusa e il condizionamento degli elettori con le tecniche sempre più sofisticate di controllo dei media.
Un modello di "dittatura" - chiamatelo di controllo sociale, se preferite - che ha iniziato a diffondersi in tutto l'Occidente, anche tramite l'influenza esercitata nelle agenzie ONU.

Chi giudica negativamente questa involuzione, dunque, non è mosso necessariamente dal vecchio pregiudizio "antiamerikano", ma anzi rimpiange la solidità democratica di quel grande Paese, che va perdendosi.

Che c'entrano Trump e Clinton in tutto questo?

Il clan dei Clinton è uno degli attori principali di questa involuzione.
Si tratta di un clan che, in trent'anni di attività politica ai vertici degli USA, ha attratto - anche tramite la William J. Clinton Foundation - finanziamenti per tre miliardi di dollari  (non ho scritto male, non intendevo tre milioni... proprio tre miliardi,  seimila miliardi delle vecchie lire!).
Un oceano di denaro impiegato per conquistare consenso con ogni mezzo, allacciare rapporti occulti su scala mondiale, superare scandali giudiziari di evidenza e dimensioni colossali.
Qui un piccolo riassunto: http://www.lintraprendente.it/2016/08/tutti-gli-affari-oscuri-dei-clinton-centra-anche-putin/
Se Berlusconi fosse stato accusato di un centesimo di questi scandali, sarebbe finito appeso a piazzale Loreto...

Intendiamoci: tutta questa potenza di fuoco non può corrompere tutto e tutti, soprattutto quando è così sfacciata.
Per cui molti americani - anche tra i democratici - percepiscono quanto Hillary sia "antipatica" (modo elegante per definire la sua spregiudicatezza corruttrice).
Per cui ti arriva un concorrente interno abilissimo, come Obama, che nel 2008 ti scombina i piani e ti batte alle primarie, perché pesca nel tuo seminato (anche se i Clinton, e i poteri che li sostengono, hanno poi costretto Obama a modificare di molto la propria politica, rinnegando molti impegni pre-elettorali e prendendosi in casa come Segretario di Stato la nemica di poche settimane prima).

Oggi sbuca Trump...
E' il più temibile avversario della Clinton? Sicuramente no.

L'aspetto più evidente è che i media  americani hanno pompato molto il personaggio Trump durante le primarie repubblicane, facendone il protagonista indiscusso; criticandolo sì, ma non massacrandolo. Paradossalmente, la testata più severa è stata l'emittente conservatrice Fox.

Perché i media liberal hanno subdolamente fatto il tifo per Trump nella fase iniziale?
Perché una candidata screditata come Hillary può affermarsi non per i suoi "meriti" (che nessuno le riconosce), ma solo imponendosi come "male minore" rispetto a un avversario mostrificato.
Addirittura il Washington Post  ha rivelato che nel maggio 2015 - poco dopo la candidatura ufficiale della Clinton e poco prima di quella di Trump - la stessa Hillary ha incoraggiato direttamente Trump, con il quale aveva storicamente buoni rapporti, a impegnarsi nel partito repubblicano.
La stessa tecnica che, in piccolo, hanno utilizzato in Italia i fiancheggiatori del PD, che hanno cercato in tutti i modi di imporre Salvini come dominus del centrodestra, ritenendolo l'avversario più facile da attaccare e sconfiggere nella futura tornata elettorale (oggi questi apprendisti stregoni si accorgono che il pericolo sono i Cinquestelle...).

Negli USA, oggi che Trump è il candidato repubblicano, l'avversario della Clinton, può ovviamente partire il gioco al massacro.
Che non è difficile, perché effettivamente si tratta di un personaggio imbarazzante, per nulla affidabile (fino a ieri sosteneva posizioni liberal...)
E' il male minore? Se si guarda lo spauracchio Clinton, potrebbe sembrare di sì. Ma davvero è una scelta drammatica e piena di incognite.

Aggiungo un piccolo scenario complottista che gira negli USA.
Il clan Clinton ha da sempre rapporti eccellenti con i Trump. Rapporti non solo formali, come potrebbero essere tra un importante imprenditore e una dinastia politica che cercano una convenienza reciproca; ma di vera e propria familiarità.
Trump, in passato, si è espresso più volte a sostegno di Bill Clinton, e ha addirittura finanziato le sue campagne elettorali (quelle al Senato e la prima presidenziale).
Qui una ricostruzione: http://europe.newsweek.com/history-donald-trump-bill-clinton-friendship-464360?rm=eu
Per cui la discesa in campo di Trump sarebbe un giochetto orchestrato, a favore della Clinton, con il consenso di Trump stesso. E certe sue incomprensibili intemperanze verbali non sarebbero casuali.
Sarà pure fantapolitica...
Condivido l'analisi sopratutto quella riguardante i mali del sistema democratico e giuridico degl Stati Uniti.
La Dottrina dei poteri impliciti ne è un esempio che farebbe e fa rabbrividire qualsiasi professore di diritto costituzionale comparato europeo e dá la misura di come il sistema americano si " evolva" per perseguire i propri fini che, da Bush in poi, non ha fatto altro che seminare caos in tutto il mondo col bel risultato che ora hanno i russi saldamente insediati nel mediterraneo e l'arco geografico che va dall'Iraq al nord Africa in fiamme col terrorismo che, va bè, quello è alimentato dalla famosa guerra al terrore.
Tutto questo naturalmente porterà un certo guadagno ai soliti noti mentre per i vassalli degli USA sono solo guai.
In tutto questo la politica della Clinton non potrà che perseguire gli interessi di quelli che l'hanno pagata.
E sempre in questo senso considero Trump il male minore.
Pensare poi che la Russia di Putin possa muovere guerra all'Europa lo può pensare solo chi deve alimentare questa paura per i propri fini e qualche ignorante che può credere a simile eventualità.
La Russia si sta ancora leccando le ferite per i 70 anni di comunismo e per quello che è successo dalla Perestroika in poi.
Quello che fa schiumare di rabbia la Clinton e i poteri che la sostengono è che uno come Putin non lo possono né comprare ne asservire ai loro interessi perché Putin fa semplicemente gli interessi della sua Patria.
Ed in questo senso non è che sia un gigante facendo solo il suo dovere ma appare tale di fronte ai nani europei.
Circa l'ultima ipotesi, considerando la doppiezza del sistema americano potrebbe essere benissimo.

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #27 il: Agosto 21, 2016, 07:19:46 am »
Quindi Trump poco spendibile e addirittura un quasi fantoccio. Come ha fatto il partito repubblicano a partorire questo personaggio?

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #28 il: Agosto 21, 2016, 08:27:56 am »
Quindi Trump poco spendibile e addirittura un quasi fantoccio. Come ha fatto il partito repubblicano a partorire questo personaggio?
Crisi delle democrazie, caro Giorgio, ci sarebbe moltissimo da scrivere a riguardo. Trump messo lì da Clinton o dai democratici? Ammetto che sia una tesi più convincente di altre che ho letto. Ma credo sia totalmente errata, perché in realtà il rischio che Trump vinca esiste. E allora i patrioti fanatici di Putin scopriranno di quanto si sono sbagliati. Mi dispiace solo che lo scoprirò anche io che invece avevo capito e avevo e ho agito per anni e per tempo, per evitare questo dramma.
E qui veniamo ad una questione interessante, che dimostra come il primo male da sconfiggere in questo tempo, per dare un futuro alla democrazia, sia creare democratici consessi sovranazionali. Infatti si dovrebbe comprendere ch in questa interdipendenza crescente non è possibile che gli elettori americani da soli decidano anche del nostro destino in modo negativo, tanto più se vincerà Trump, oppure che quelli inglesi decidano del destino dell'Europa. Allo stesso modo non è possibile , per cambiare totalmente scala, che gli elettori di Roma decidano per le olimpiadi che è un interesse di tutta Italia.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Qualche virtù del "Grande Statista"
« Risposta #29 il: Agosto 21, 2016, 09:09:33 am »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre