Trump vs. Clinton, dilemma drammatico...
Premetto che bisogna fare attenzione a mutuare i giudizi su questo particolare momento politico degli USA con quelli sulla tradizione democratica americana.
Gli Stati Uniti sono storicamente una democrazia solida.
Beninteso, non sono mai stati un'associazione di beneficienza: sono da sempre anche una potenza "imperialista" (ricordiamo come hanno allargato il nucleo originario dei primi 13 Stati, la "dottrina Monroe", ecc.); al loro interno sono sempre stati fortissimi gli interessi economici e massonici; ecc.
Ma sono stati anche un Paese animato da principi civici fortissimi, che si riteneva portatore di una "missione" democratica, che ha sempre avuto anticorpi efficaci rispetto allo statalismo e alle dittature, che ha fatto scuola nell'introduzione delle normative antimonopolistiche, ecc. Un Paese a cui l'Occidente deve molto.
Negli ultimi vent'anni stanno subendo una preoccupante involuzione democratica.
I poteri industriali e finanziari sono riusciti a scardinare le normative che li contenevano, hanno preso il controllo (diretto o indiretto) dei
media, hanno iniziato a perseguire politiche - anche all'estero - che non mirano più all'interesse più generale della Nazione (anche se spesso a discapito degli interessi di altre nazioni...), bensì all'interesse esclusivo dei potentati economici.
La Corte Suprema ha iniziato a interpretare in maniera "evolutiva" la Costituzione, come denunciato dai costituzionalisti "originalisti".
La nuova "dittatura" che si sta imponendo non è più quella, sperimentata in passato nei Paesi europei, in cui alcune minoranze impongono con la forza la propria volontà e i propri interessi sostenendo dittatori che annullano le garanzie democratiche.
Oggi assistiamo al consolidamento di una dittatura "morbida", che lascia in vita le istituzioni democratiche come simulacro formale, tenendole in pugno tramite la corruzione sempre più diffusa e il condizionamento degli elettori con le tecniche sempre più sofisticate di controllo dei
media.
Un modello di "dittatura" - chiamatelo di controllo sociale, se preferite - che ha iniziato a diffondersi in tutto l'Occidente, anche tramite l'influenza esercitata nelle agenzie ONU.
Chi giudica negativamente questa involuzione, dunque, non è mosso necessariamente dal vecchio pregiudizio "antiamerikano", ma anzi rimpiange la solidità democratica di quel grande Paese, che va perdendosi.
Che c'entrano Trump e Clinton in tutto questo?
Il clan dei Clinton è uno degli attori principali di questa involuzione.
Si tratta di un clan che, in trent'anni di attività politica ai vertici degli USA, ha attratto - anche tramite la William J. Clinton Foundation - finanziamenti per
tre miliardi di dollari (non ho scritto male, non intendevo tre milioni... proprio tre
miliardi, seimila miliardi delle vecchie lire!).
Un oceano di denaro impiegato per conquistare consenso con ogni mezzo, allacciare rapporti occulti su scala mondiale, superare scandali giudiziari di evidenza e dimensioni colossali.
Qui un piccolo riassunto:
http://www.lintraprendente.it/2016/08/tutti-gli-affari-oscuri-dei-clinton-centra-anche-putin/Se Berlusconi fosse stato accusato di un centesimo di questi scandali, sarebbe finito appeso a piazzale Loreto...
Intendiamoci: tutta questa potenza di fuoco non può corrompere tutto e tutti, soprattutto quando è così sfacciata.
Per cui molti americani - anche tra i democratici - percepiscono quanto Hillary sia "antipatica" (modo elegante per definire la sua spregiudicatezza corruttrice).
Per cui ti arriva un concorrente interno abilissimo, come Obama, che nel 2008 ti scombina i piani e ti batte alle primarie, perché pesca nel tuo seminato (anche se i Clinton, e i poteri che li sostengono, hanno poi costretto Obama a modificare di molto la propria politica, rinnegando molti impegni pre-elettorali e prendendosi in casa come Segretario di Stato la nemica di poche settimane prima).
Oggi sbuca Trump...
E' il più temibile avversario della Clinton? Sicuramente no.
L'aspetto più evidente è che i
media americani hanno pompato molto il personaggio Trump durante le primarie repubblicane, facendone il protagonista indiscusso; criticandolo sì, ma non massacrandolo. Paradossalmente, la testata più severa è stata l'emittente conservatrice Fox.
Perché i
media liberal hanno subdolamente fatto il tifo per Trump nella fase iniziale?
Perché una candidata screditata come Hillary può affermarsi non per i suoi "meriti" (che nessuno le riconosce), ma solo imponendosi come "male minore" rispetto a un avversario mostrificato.
Addirittura il
Washington Post ha rivelato che nel maggio 2015 - poco dopo la candidatura ufficiale della Clinton e poco prima di quella di Trump - la stessa Hillary ha incoraggiato direttamente Trump, con il quale aveva storicamente buoni rapporti, a impegnarsi nel partito repubblicano.
La stessa tecnica che, in piccolo, hanno utilizzato in Italia i fiancheggiatori del PD, che hanno cercato in tutti i modi di imporre Salvini come
dominus del centrodestra, ritenendolo l'avversario più facile da attaccare e sconfiggere nella futura tornata elettorale (oggi questi apprendisti stregoni si accorgono che il pericolo sono i Cinquestelle...).
Negli USA, oggi che Trump è il candidato repubblicano, l'avversario della Clinton, può ovviamente partire il gioco al massacro.
Che non è difficile, perché effettivamente si tratta di un personaggio imbarazzante, per nulla affidabile (fino a ieri sosteneva posizioni
liberal...)
E' il male minore? Se si guarda lo spauracchio Clinton, potrebbe sembrare di sì. Ma davvero è una scelta drammatica e piena di incognite.
Aggiungo un piccolo scenario complottista che gira negli USA.
Il clan Clinton ha da sempre rapporti eccellenti con i Trump. Rapporti non solo formali, come potrebbero essere tra un importante imprenditore e una dinastia politica che cercano una convenienza reciproca; ma di vera e propria familiarità.
Trump, in passato, si è espresso più volte a sostegno di Bill Clinton, e ha addirittura finanziato le sue campagne elettorali (quelle al Senato e la prima presidenziale).
Qui una ricostruzione:
http://europe.newsweek.com/history-donald-trump-bill-clinton-friendship-464360?rm=euPer cui la discesa in campo di Trump sarebbe un giochetto orchestrato, a favore della Clinton, con il consenso di Trump stesso. E certe sue incomprensibili intemperanze verbali non sarebbero casuali.
Sarà pure fantapolitica...