Il dibattito apertosi in altro topic mi dà lo spunto per una discussione autonoma, che mi sembra possa avere più di uno spunto di interesse.
1) Sono utili, in generale, questi “punzoni”/“sigilli”/certificazioni di qualità?Io penso di sì, perché si tratta pur sempre di informazioni di dettaglio sulla fattura di un prodotto. Le informazioni sono sempre utili, se non vogliamo acquistare oggetti “misteriosi”; soprattutto nel campo dell’orologeria, dove spesso c’è vaghezza persino su caratteristiche essenziali.
2) Quanto sono rilevanti le informazioni fornite da queste specifiche certificazioni di qualità (punzone di Ginevra, sigillo Patek, Fondazione Qualité Fleurier)?Qui i miei dubbi sono molto maggiori.
Le caratteristiche attestate sono tutte pregnanti – sia pure in diversa misura - quale garanzia di effettiva qualità?
Queste caratteristiche sono sufficienti a definire un orologio di elevatissima qualità, o restano esclusi aspetti rilevanti?
Potrebbe essere lo spunto per un interessante approfondimento tecnico.
3) Punzone di Ginevra e sigillo Patek Philippe possono essere considerati equivalenti?Questo è l’argomento di dibattito nato in altro topic (spero che il suo prestarsi alla polemica pro/contro Patek non diventi assorbente…).
Queste due certificazioni di qualità sono tra loro molto simili come impostazione (mentre quella della Fondazione Qualité Fleurier ha un’impostazione un po’ diversa).
Una differenza appare da subito significativa: il punzone di Ginevra è assegnato da un organismo terzo (ieri l’École d’Horlogerie di Ginevra, oggi la società Timelab; qui un approfondimento interessante:
http://www.businesspeople.it/Lifestyle/Vetrine-di-moda/Orologi-l-eccellenza-assoluta-del-Punzone-di-Ginevra_89802 ); mentre il sigillo Patek è un’attestazione fornita dalla stessa casa produttrice.
Ciò significa che quest’ultimo è privo di valore e significato? Significa che Patek vuole sottrarsi al controllo di terzi per “cantarsela e suonarsela” da sé?
Io non la farei così semplice.
Questi “punzoni”/“sigilli”, in effetti, non esprimono una generica attestazione di qualità, ma garantiscono alcune specifiche tecniche (lavorazioni o prestazioni), facilmente verificabili.
Anche le specifiche di Patek possono essere verificate (e sicuramente saranno state verificate dalle case concorrenti, vivisezionando orologi acquistati in via riservata…).
Un atteggiamento banalmente furbesco, quale sarebbe quello di chi dichiara qualcosa senza rispettarlo, è facilmente smascherabile, con un potenziale effetto boomerang devastante per una casa di quel prestigio.
Ufficialmente, Patek affermò nel 2009 di voler creare un’attestazione di qualità autonoma che coprisse l’intero orologio, non solo il meccanismo. Affermazione non peregrina, perché poco dopo, anche a seguito della “scissione”, i requisiti per ottenere il punzone di Ginevra seguirono l'esempio del sigillo Patek e si estesero a tutto l’orologio.
Tra le righe, Patek sottintendeva anche che si riservava di definire specifiche ancora più rigorose.
Ad ogni modo, la motivazione a mio avviso più probabile è che si sia trattato (oltre che di un modo per risparmiare sui contributi all’ente esterno certificatore) di una scelta di marketing, un modo per rimarcare la propria esclusività, lasciando intendere: “Vogliamo essere i numeri uno, con specifiche non eguagliabili da altri”.
Anche perché negli ultimi anni altre case (Roger Dubuis, Chopard, Cartier) si erano aggiunte alle due che, storicamente, erano state le sole a potersi fregiare del punzone di Ginevra (Patek e Vacheron).
Una scelta - quella di Patek - che considero profondamente sbagliata. Ma la disapprovazione verso questa scelta non mi sembra sufficiente a sostenere che il "sigillo Patek" sia inutile e privo di significato…