Discorso di grande pragmatismo. Che ti devo dire. .....concordo, ma sono le sfumature che diamo al quadro d'insieme che ci allontanano un tantino. Non ho nostalgia del latte del contadino ( anche se ora dalle mie parti si stanno tutti attrezzando con distributori di latte fresco). Considero un lusso allevare animali da cortile e raccogliere le verdure del proprio orto. Ma non so quanto sia questo discorso calzante per il mondo del fashion, forse è suggestivo ma non calzante. Umilmente mi sono lanciato nella difesa di un certo piccolo commercio perchè non ci sono, caro Angelo, commercianti di abbigliamento che possono decidere in maniera indipendente quanto alta alzare l'asticella del prezzo. I Bottegai, i titolari dei negozi di abbigliamento vero, di qualità, ma anche i titolari di boutique che hanno fatto storia in molte città, ora mi viene in mente Ratti a Pesaro ( forse uno dei più grandi negozi in Italia, uno dei pochi che aveva Brioni, Kiton, Attolini accanto alle griffe e poi riportò in auge Chenel, Dior , è tutt'ora uno dei pochi concessionari privati titolare di boutique Hermes, negozio di grande ricerca). Orbene solitamente il commerciante di abbigliamento di questo tipo mai, dico mai, ricarica per 10, sfatiamo questo mito. Sono le grandi Maison che hanno costretto questi commercianti o a sparire o a diventare dei semplici porgitori di prodotto. Comprare un Foulard Hermes dalla signora Ratti significava sorbirsi anche un bel pezzo di storia e non semplicemente portarsi a casa un quadrato di seta griffato. Dalla produzione le grandi multinazionali ricaricano cifre enormi, e i commercianti che infatti falliscono sono alla mercè di questi prezzi strampalati. Ridotti a meri porgitori di prodotto. Il massimo che concede Tod's ai propri rivenditori è un 2,2. Quando finirà il commercio indipendente ne riparleremo....se riusciremo ad essere vestiti ancora in modo diverso e non con la medesima tutina firmata H&M. Dichiaro di non avere alcun parente fino al terzo grado , titolare di un negozio di abbigliamento.