Orologico Forum 3.0

Outlet, giovano al mercato?

Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #15 il: Agosto 31, 2016, 15:58:08 pm »
Ho letto tempo fa una bella frase:

come consumatori vogliamo (pretendiamo) sempre il prezzo più basso possibile, allo stesso tempo come cittadini ci indigniamo per le condizioni di sfruttamento del lavoro di molti individui.

Un bel controsenso, no?
La classica botte piena con la moglie ubriaca.

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #16 il: Agosto 31, 2016, 18:13:37 pm »
è un controsenso parziale. perchè il prezzo basso lo vorremmo a discapito del profitto non delle condizioni dei lavoratori.

Esatto, e nemmeno del profitto ragionevole che é cosa assolutamente legittima, ma dello sbafo a ganasce spianate che é un'altra cosa.
Però se uno si intrippa in queste paranoie finisce per vestirsi solo con i sacchi delle patate, perché tra tessuti fatti in Bangladesh, scarpe fatte in Thailandia e pelli conciate in Cina di fatto ormai non si salva più nulla.
È l'inarrestabile dinamica della globalizzazione che approfitta delle sperequazioni per aggiungere valore alla catena.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Patrizio

  • *****
  • 15857
  • Homo sapiens non urinat in ventum
    • MSN Messenger - patmonfa@hotmail.com
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #17 il: Agosto 31, 2016, 18:28:10 pm »
Porter e la sua leadership di costo hanno trovato molti, troppi entusiasti
- Homo sapiens non urinat in ventum -


guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #18 il: Settembre 02, 2016, 08:45:25 am »
è un controsenso parziale. perchè il prezzo basso lo vorremmo a discapito del profitto non delle condizioni dei lavoratori.

Esatto, e nemmeno del profitto ragionevole che é cosa assolutamente legittima, ma dello sbafo a ganasce spianate che é un'altra cosa.
Però se uno si intrippa in queste paranoie finisce per vestirsi solo con i sacchi delle patate, perché tra tessuti fatti in Bangladesh, scarpe fatte in Thailandia e pelli conciate in Cina di fatto ormai non si salva più nulla.
È l'inarrestabile dinamica della globalizzazione che approfitta delle sperequazioni per aggiungere valore alla catena.
Paranoie o non paranoie, so che tu sei concorde e ti cito solo per aggiungere pensiero, non trovo comunque corretto che il valore aggiunto venga conseguito per l'80% da sfruttamento. Sfruttamento di mano d'opera a basso costo, sfruttamento di  materie prime a basso costo, sfruttamento di menti ( le nostre) attraverso i guru del web e dei blog e dei twit e degli instagram. Non sono i prezzi che mi fanno scandalizzare. Cito hermes, ad esempio, che fa profitti d'oro pur utilizzando una filiera molto controllata di artigiani e di industrie terze fornitrici. Guardo le nuove Boutique Brioni e rabbrividisco al pensiero che la manifattura di Penne vada in declino. Ma tanto, che conta se un capo anzichè essere intelato diventa semi adesivato? Niente se hai la storia da raccontare.....

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #19 il: Settembre 02, 2016, 15:47:54 pm »
Nessuno dotato di buonsenso può "essere d'accordo" Giorgio, ma purtroppo sono gli effetti collaterali di un mondo globalizzato in cui, per l'ennesima volta nella storia, pochi approfittano biecamente delle sperequazioni che sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Nel '400 gli schiavisti europei con le popolazioni africane, nell'800 erano i latifondisti che sfruttavano i contadini, oggi sono le multinazionali che sfruttano le situazioni di indigenza del terzo mondo, nella storia dell'umanità c'è sempre stato sfruttamento e temo sia una condizione congenita della nostra razza della quale si può solo mestamente prendere atto ringraziando il fato (o il cielo per chi ci crede) di essere nati dal lato privilegiato della barricata.
« Ultima modifica: Settembre 02, 2016, 15:50:12 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #20 il: Settembre 04, 2016, 02:04:11 am »
Nessuno dotato di buonsenso può "essere d'accordo" Giorgio, ma purtroppo sono gli effetti collaterali di un mondo globalizzato in cui, per l'ennesima volta nella storia, pochi approfittano biecamente delle sperequazioni che sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Nel '400 gli schiavisti europei con le popolazioni africane, nell'800 erano i latifondisti che sfruttavano i contadini, oggi sono le multinazionali che sfruttano le situazioni di indigenza del terzo mondo, nella storia dell'umanità c'è sempre stato sfruttamento e temo sia una condizione congenita della nostra razza della quale si può solo mestamente prendere atto ringraziando il fato (o il cielo per chi ci crede) di essere nati dal lato privilegiato della barricata.
E su questo non ci sono dubbi, ma che non mi vengano a raccontare che il male sono i commercianti, rispetto alle multinazionali del lusso sono delle pecorelle

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #21 il: Settembre 04, 2016, 13:56:21 pm »
Sono tutti ingranaggi di uno stesso meccanismo, la rete di vendita è parte integrante della catena del valore e quando un commerciante ricarica di 10 volte sul prezzo di acquisto della merce che vende nulla fa se non mettere le mani su una grossa fetta di quel valore, incluse sperequazioni annesse quando sperequativa è tutta la catena del valore.
Per cui trovo retorico che i vari ingranaggi dello stesso meccanismo si mettano a puntarsi il dito l'uno contro l'altro, le "colpe" o il "male", se così vogliamo chiamare le cose, stanno nel modo stesso in cui è concepito l'ingranaggio.

Quando ero bambino in paese dai miei nonni la spesa non si faceva in un supermarket dove un pomodoro costa 200 volte quello che viene pagato al contadino, il pomodoro lo si coltivava nel proprio orto (e costava il sudore della propria fronte) o dal contadino che aveva l'orto accanto al tuo, il latte dal vaccaro che ogni mattina mungeva e passava a riempire i contenitori messi dietro le porte (che si lasciavano aperte), i formaggi dal pastore che ogni mattina all'alba accendeva il suo pentolone di rame sulla legna, e infine gli abiti non si compravano in boutique ma si facevano confezionare alla sarta e gli scarponi duravano una vita e si facevano risuolare dal calzolaio, non li si gettava via ad ogni cambio stagione.

Era un altro mondo, sicuramente meno sperequativo ma certamente meno "comodo". Oggi in quei paesi non ci vive quasi più nessuno, gli orti sono sempre meno, il vaccaro ha venduto le vacche e campa di pensione minima, i pastori stanno scomparendo e la ricotta devono farla di nascosto come i ladri perché le leggi non glie lo permetterebbero, e i pochi che ancora ci vivono la spesa vanno a farla al supermarket e i vestiti li comprano all'outlet o nelle boutique in città, e pazienza se il tessuto è fatto sfruttando la povera gente del Bangladesh (che però senza quel lavoro sarebbe ancora più povera e per la quale ogni n anni raccogliamo abiti e scarpe che chiamiamo vecchi ma che spesso sono solo demodé).
« Ultima modifica: Settembre 04, 2016, 14:15:21 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #22 il: Settembre 04, 2016, 18:01:06 pm »
Discorso di grande pragmatismo. Che ti devo dire. .....concordo, ma sono le sfumature che diamo al quadro d'insieme che ci allontanano un tantino. Non ho nostalgia del latte del contadino ( anche se ora dalle mie parti si stanno tutti attrezzando con distributori di latte fresco). Considero un lusso allevare animali da cortile e raccogliere le verdure del proprio orto. Ma non so quanto sia questo discorso calzante per il mondo del fashion, forse è suggestivo ma non calzante. Umilmente mi sono lanciato nella difesa di un certo piccolo commercio perchè non ci sono, caro Angelo, commercianti di abbigliamento che possono decidere in maniera indipendente quanto alta alzare l'asticella del prezzo. I Bottegai, i titolari dei negozi di abbigliamento vero, di qualità, ma anche i titolari di boutique che hanno fatto storia in molte città, ora mi viene in mente Ratti a Pesaro ( forse uno dei più grandi negozi in Italia, uno dei pochi che aveva Brioni, Kiton, Attolini accanto alle griffe e poi riportò in auge Chenel, Dior , è tutt'ora uno dei pochi concessionari privati titolare di boutique Hermes, negozio di grande ricerca). Orbene solitamente il commerciante di abbigliamento di questo tipo mai, dico mai, ricarica per 10, sfatiamo questo mito. Sono le grandi Maison che hanno costretto questi commercianti o a sparire o a diventare dei semplici porgitori di prodotto. Comprare un Foulard Hermes dalla signora Ratti significava sorbirsi anche un bel pezzo di storia e non semplicemente portarsi a casa un quadrato di seta griffato. Dalla produzione le grandi multinazionali ricaricano cifre enormi, e i commercianti che infatti falliscono sono alla mercè di questi prezzi strampalati. Ridotti a meri porgitori di prodotto. Il massimo che concede Tod's ai propri rivenditori è un 2,2. Quando finirà il commercio indipendente ne riparleremo....se riusciremo ad essere vestiti ancora in modo diverso e non con la medesima tutina firmata H&M. Dichiaro di non avere alcun parente fino al terzo grado , titolare di un negozio di abbigliamento.
« Ultima modifica: Settembre 04, 2016, 18:03:24 pm da guagua72 »

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #23 il: Settembre 04, 2016, 18:19:53 pm »
Giorgio, sono cresciuto con uno dei più grossi commercianti d'abbigliamento maschile della mia città sotto casa, con il di cui figlio sono anche amico d'infanzia. Idem con il più grosso commerciante di fashon di tutto il sud italia, con cui sono cresciuto. Un altro mio amico d'infanzia era uno dei maggiori rappresentanti, di molti dei marchi che hai citato. Il settore e i suoi numeri per eserienza indiretta li conosco bene. So quanto ricaricavano (mediamente il 400% e su alcuni articoli anche il 1000%), so che razza di provvigioni riuscivano a mettere insieme (senza considerare i ricavi delle vendite dei campionari) nei ruggenti anni 80 e fino alla metà dei primi anni 90.
So esattamente quanto costa il décolleté borchiato di Valentino Garavani al produttore e alla boutique che lo vende a 650 euro al pubblico Iva inclusa, e i margini sono semplicemente "indecenti", roba che fa impallidire pure la peggiore finanza speculativa, per tutti tranne che per chi realizza il prodotto.

È un sistema sperequativo proprio perché i produttori hanno le briciole mentre il grosso del valore se lo dividono le reti di vendita e i marchi, e questo vale per tutti i settori merceologici.
E tale sperequazione nasce proprio dal basso potere contrattuale dei produttori a seguito di altre sperequazioni legate alla globalizzazione. E in fin dei conti perché c'è un mercato disposto a pagare e quindi a legittimare tali sperequazioni.
Io non ho nulla contro il commercio indipendente, contro gli outlet, la grande distribuzione organizzata, ecc ecc.
Semplicemente sono consapevole che sono tutti ingranaggi dello stesso meccanismo che si muove con una certa dinamica grazie alle suddette sperequazioni.

settimana scorsa ho acquistato una giacca preconfezionata al prezzo di costo, ossia 20 euro. Prezzo cartellino: 230 euro.

P.s: il latte "fresco" dei distributori è una Delle tante truffe di questo meccanismo (latte industriale griffato "fresco" e pagato di conseguenza) Che nulla ha a che vedere col latte munto dalla vacca (allevata al pascolo) senza alcun trattamento. Acqua bianca il primo, latte il secondo :)
« Ultima modifica: Settembre 04, 2016, 18:27:48 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #24 il: Settembre 04, 2016, 21:00:23 pm »
Giorgio, sono cresciuto con uno dei più grossi commercianti d'abbigliamento maschile della mia città sotto casa, con il di cui figlio sono anche amico d'infanzia. Idem con il più grosso commerciante di fashon di tutto il sud italia, con cui sono cresciuto. Un altro mio amico d'infanzia era uno dei maggiori rappresentanti, di molti dei marchi che hai citato. Il settore e i suoi numeri per eserienza indiretta li conosco bene. So quanto ricaricavano (mediamente il 400% e su alcuni articoli anche il 1000%), so che razza di provvigioni riuscivano a mettere insieme (senza considerare i ricavi delle vendite dei campionari) nei ruggenti anni 80 e fino alla metà dei primi anni 90.
So esattamente quanto costa il décolleté borchiato di Valentino Garavani al produttore e alla boutique che lo vende a 650 euro al pubblico Iva inclusa, e i margini sono semplicemente "indecenti", roba che fa impallidire pure la peggiore finanza speculativa, per tutti tranne che per chi realizza il prodotto.

È un sistema sperequativo proprio perché i produttori hanno le briciole mentre il grosso del valore se lo dividono le reti di vendita e i marchi, e questo vale per tutti i settori merceologici.
E tale sperequazione nasce proprio dal basso potere contrattuale dei produttori a seguito di altre sperequazioni legate alla globalizzazione. E in fin dei conti perché c'è un mercato disposto a pagare e quindi a legittimare tali sperequazioni.
Io non ho nulla contro il commercio indipendente, contro gli outlet, la grande distribuzione organizzata, ecc ecc.
Semplicemente sono consapevole che sono tutti ingranaggi dello stesso meccanismo che si muove con una certa dinamica grazie alle suddette sperequazioni.

settimana scorsa ho acquistato una giacca preconfezionata al prezzo di costo, ossia 20 euro. Prezzo cartellino: 230 euro.

P.s: il latte "fresco" dei distributori è una Delle tante truffe di questo meccanismo (latte industriale griffato "fresco" e pagato di conseguenza) Che nulla ha a che vedere col latte munto dalla vacca (allevata al pascolo) senza alcun trattamento. Acqua bianca il primo, latte il secondo :)
Angelo stai confondendo il distributore col negoziante, provvigioni e guadagni che non sono più che una chimera. Credimi, Il negoziante ha prezzi imposti attualmente, non moltiplica più di 2,5. O almeno non gli lasciano moltiplicare di più. Non lo so come facciano a guadagnare il 1000% o anche il 400% su Church , ora la gente va su internet e sa il prezzo di cartellino e il gruppo Prada non fa grossi sconti all'uno piuttosto che all'altro comemrciante, magari per grandi stock acquistati ma ora sono una chimera. L'esempio della giacca è sintomo di questo tuo svarione, prendi tutta la filiera senza dividerla. Il male è alla base, al sovrarreddito che si crea alla base. Credimi, è una brutta cosa, ma di commercianti che stanno bene sull'abbigliamento ce ne sono pochi, pochissimi, quelli che hanno le spalle più robuste vivono di rendita. Un settore finito. Sul latte non mi hai nemmeno letto pertanto non mi hai capito. E' evidente perchè hai esattamente detto ciò che intendevo. Anzi, scusami, sono io che mi sono spiegato male. 

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #25 il: Settembre 04, 2016, 21:02:20 pm »
Leggo ora che ti riferisci ai ruggenti anni 90 , ma questa era una analisi sul presente.

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #26 il: Settembre 04, 2016, 23:49:00 pm »
Era un'analisi sul passato su vari anelli della rete di vendita.
Tuttavia ancora oggi conosco boutique che sulle griffe della moda, prevalentemente femminile, ricaricano molto più del solo 2,5.

Ma già il 2,5 é sperequativo se pensi che un'impresa di costruzioni per un'opera pubblica ha ricarichi medi di 0,35!
Non c'è alcuna proporzione né omogenea distribuzione del valore tra manifattura e marketing e commercio, la louboutin che il calzaturificio vende a 35 euro va al pubblico a 600!
Se tutto il valore sta nel marketing e nel commercio non ci si può stupire se poi il produttore va in Bangladesh per ritagliarsi il suo pezzo di valore.
« Ultima modifica: Settembre 04, 2016, 23:50:36 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #27 il: Settembre 05, 2016, 00:18:22 am »
Era un'analisi sul passato su vari anelli della rete di vendita.
Tuttavia ancora oggi conosco boutique che sulle griffe della moda, prevalentemente femminile, ricaricano molto più del solo 2,5.

Ma già il 2,5 é sperequativo se pensi che un'impresa di costruzioni per un'opera pubblica ha ricarichi medi di 0,35!
Non c'è alcuna proporzione né omogenea distribuzione del valore tra manifattura e marketing e commercio, la louboutin che il calzaturificio vende a 35 euro va al pubblico a 600!
Se tutto il valore sta nel marketing e nel commercio non ci si può stupire se poi il produttore va in Bangladesh per ritagliarsi il suo pezzo di valore.
il 2,5 non se lo beve più nessuno perchè poi devono vendere con lo sconto 50%. E' questo il problema, tutta la ciccia se la vogliono mangiare i grandi gruppi. Non puoi confrontare il margine di ricarico opere edili e pubbliche con il margine di ricarico di un bene commerciale, perchè nel primo si tiene conto dei costi di produzione incluso la mano d'opera oltre che le materie prime ( eccetto forse costi generali)  mentre nel secondo solo del margine sull'acquisto poi ci devi mettere gli altri costi ( utenze, dipendenti, canoni di locazione), Se ci aggiungi i costi vedrai che quel margine diverrà negativo o quasi. E' un settore in fortissima difficoltà.

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #28 il: Settembre 05, 2016, 10:47:14 am »
Si ma non è in difficoltà per i margini ma per altre ragioni legate al fatto che come dici la ciccia se la vogliono mangiare altri come per tanto tempo e in altri tempi ancora di più se la sono mangiata loro. Ecco perché non mi strappo i capelli, quando c'è una catena del valore fortemente sperequativa ci sta sempre chi prova a mangiarsi tutta (o buona parte) della ciccia.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:Outlet, giovano al mercato?
« Risposta #29 il: Settembre 07, 2016, 10:08:05 am »
Allora non è vero che ridurre gli anelli della catena o i denti dell'ingranaggio serva a più di tanto.