Orologico Forum 3.0

L'orologeria che vorreste

mbelt

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #15 il: Settembre 18, 2016, 17:38:00 pm »
Mi andrebbe anche bene quella attuale, basta che tolgano lo zero finale da tutti i listini  :D

 :)

Io ci aggiungerei anche un bel taglio di dimensioni. O almeno una... "diversificazione" dell'offerta.
Quoto la diversificazione dell'offerta. Una moderata riduzione dei diametri maggiori e una offerta diversificata sarebbero necessari. Non lo avevo messo perché per me è quasi qualcosa che automaticamente consegue ad una ritrovata serietà e visione del settore.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

S.M.

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #16 il: Settembre 18, 2016, 18:26:23 pm »
Badate bene, io nel post di apertura ho messo al primo posto "alta qualità e finitura anche non artigianale" che significa che non ho assolutamente escluso l'orologeria "industriale", basta che sia di qualità.

In questo senso, se i numeri di produzione sono bassi (perchè anche nell'industria numeri grandi mal si coniugano con un'alta qualità), ammetto anche ricavi possano essere percentualmente più rilevanti di altri beni di consumo.
A me già il 50% mi sembra elevato, però possiamo anche portarlo al 100%, non cambia nulla.

Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Se fossi un imprenditore del settore, mi farei quattro conti ed una volta che ripiano le spese, pago tutti i dipendendi e mi accantono un cospicuo guadagno, direi "ok, adesso basta" e mi metterei a fare solo quel numero di orologi che mi consenta questo regime con la massima qualità consentita dalla mia struttura.
Siano essi 1.000 l'anno, 5.000 o 10.000.

Il mercato ne assorbirebbe di più?
Pazienza, si facciano le liste di attesa. Il mio deve essere un prodotto esclusivo, venduto ancor prima di iniziarlo a costruire. Fortunato chi riesce ad acquistarlo.

Pensate quante preoccupazioni in meno, necessità di marketing, gestione dell'invenduto.

E' un pensiero troppo utopistico?
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 18:28:45 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

mbelt

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #17 il: Settembre 18, 2016, 18:51:30 pm »
Badate bene, io nel post di apertura ho messo al primo posto "alta qualità e finitura anche non artigianale" che significa che non ho assolutamente escluso l'orologeria "industriale", basta che sia di qualità.

In questo senso, se i numeri di produzione sono bassi (perchè anche nell'industria numeri grandi mal si coniugano con un'alta qualità), ammetto anche ricavi possano essere percentualmente più rilevanti di altri beni di consumo.
A me già il 50% mi sembra elevato, però possiamo anche portarlo al 100%, non cambia nulla.

Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Se fossi un imprenditore del settore, mi farei quattro conti ed una volta che ripiano le spese, pago tutti i dipendendi e mi accantono un cospicuo guadagno, direi "ok, adesso basta" e mi metterei a fare solo quel numero di orologi che mi consenta questo regime con la massima qualità consentita dalla mia struttura.
Siano essi 1.000 l'anno, 5.000 o 10.000.

Il mercato ne assorbirebbe di più?
Pazienza, si facciano le liste di attesa. Il mio deve essere un prodotto esclusivo, venduto ancor prima di iniziarlo a costruire. Fortunato chi riesce ad acquistarlo.

Pensate quante preoccupazioni in meno, necessità di marketing, gestione dell'invenduto.

E' un pensiero troppo utopistico?
Perfettamente d'accordo, almeno per l'alta orologeria, io starei anche più basso, sui 5000 pezzi l'anno massimo.  Infatti oggi il settore non sarebbe nelle condizioni in cui è se avesse tutelato se stesso tutelando i clienti.
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ilcommesso

Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #18 il: Settembre 18, 2016, 19:05:03 pm »
Tanti anni fa, Papi mi disse che se alla fine di tutto, ti rimane (come azienda) più del 10%, vuol dire che hai lavorato male.

A questi cialtroni sono rimasti miliardi!
A parte pochi orologi, negli altri le finiture sono tutte fatte a macchina.

Appena vedono che l'utile cala da miliardi a centinaia di milioni, ecco la crisi.
Ma al momento non vedo quel crollo di prezzi che dubito ci sarà mai, perché comprano i vecchi stock (che gli costerà pochissimo)  e non saturano il mercato

S.M.

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #19 il: Settembre 18, 2016, 20:21:17 pm »
Badate bene, io nel post di apertura ho messo al primo posto "alta qualità e finitura anche non artigianale" che significa che non ho assolutamente escluso l'orologeria "industriale", basta che sia di qualità.

In questo senso, se i numeri di produzione sono bassi (perchè anche nell'industria numeri grandi mal si coniugano con un'alta qualità), ammetto anche ricavi possano essere percentualmente più rilevanti di altri beni di consumo.
A me già il 50% mi sembra elevato, però possiamo anche portarlo al 100%, non cambia nulla.

Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Se fossi un imprenditore del settore, mi farei quattro conti ed una volta che ripiano le spese, pago tutti i dipendendi e mi accantono un cospicuo guadagno, direi "ok, adesso basta" e mi metterei a fare solo quel numero di orologi che mi consenta questo regime con la massima qualità consentita dalla mia struttura.
Siano essi 1.000 l'anno, 5.000 o 10.000.

Il mercato ne assorbirebbe di più?
Pazienza, si facciano le liste di attesa. Il mio deve essere un prodotto esclusivo, venduto ancor prima di iniziarlo a costruire. Fortunato chi riesce ad acquistarlo.

Pensate quante preoccupazioni in meno, necessità di marketing, gestione dell'invenduto.

E' un pensiero troppo utopistico?
Perfettamente d'accordo, almeno per l'alta orologeria, io starei anche più basso, sui 5000 pezzi l'anno massimo.  Infatti oggi il settore non sarebbe nelle condizioni in cui è se avesse tutelato se stesso tutelando i clienti.
Oltretutto se sei troppo allacciato alle richieste mercato ed all'aumento del profitto, devi crescere, sempre. Ed ecco una nuova sede di produzione, nuovi macchinari, nuove maestranze. Con l'esigenza di dover vendere di più, quindi via con il circo della pubblicità, il marketing....... ed il mostro si autoalimenta.
Poi il giorno che inevitabilmente il vento cambia (perchè nulla cresce all'infinito), ecco la crisi da gestire. Licenziamenti, costi delle sedi troppo alti, perciò contrazione sulla qualità. E' inevitabile.....

Se invece fosse il mercato a seguire il tuo ritmo?
Io faccio solo 5.000 orologi, nella solita sede (magari super moderna) con il solito numero di (selezionatissimo) personale.
Se le richieste aumentano andranno ad ingrossare la lista di attesa, se invece diminuiscono sarà meglio per chi dovrà aspettare di meno il mio prodotto.

Che bella un'orologeria così anche se poi, pur potendoselo permettere, non tutti potranno avere l'oggetto dei propri sogni.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 20:23:44 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

ciaca

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #20 il: Settembre 18, 2016, 20:27:48 pm »
Citazione
Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Così può ragionare chi costruisce bielle o strade o qualunque altro genere di beni ad utilità indefferenziata (commodity), non chi vende sogni sotto forma di oggetti di lusso.

Questi ultimi per essere venduti vanno "promossi" e quindi ci sono delle voci di costo che con la produzione non hanno nulla a che fare e che bisogna sostenere, voci che incidono pesantemente molto più dei costi di produzione. É il costo della "fuffa" che é connaturato all'orologeria industriale.

Citazione
Tanti anni fa, Papi mi disse che se alla fine di tutto, ti rimane (come azienda) più del 10%, vuol dire che hai lavorato male.

Non so a cosa si riferisse Papi (che non produce orologi ma meccanismi e che non ha un marchio da promuovere) ma il 10% di margine nemmeno il calzolaio. Questa vocazione "socialista" per di più in un settore di "lusso" fa sorridere.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 20:31:55 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #21 il: Settembre 18, 2016, 20:34:12 pm »
Citazione
Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Così può ragionare chi vende bielle o costruisce strade, non chi vende sogni sotto forma di oggetti di lusso.
Questi ultimi per essere venduti vanno "promossi" e quindi ci sono delle voci di costo che con la produzione non hanno nulla a che fare e che bisogna sostenere, voci che incidono pesantemente molto più dei costi di produzione. É il costo della "fuffa" che é connaturato all'orologeria industriale.
E chi l'ha detto che deve essere così?
È una legge dell'uomo (anzi dell'economia che è peggio) e come tale può essere cambiata.

Poi che si voglia farlo e' un altro discorso, infatti il mio è un ragionamento da sognatore.
Io comunque non mi sento di giustificare questo mercimonio solo perché ......e' così che deve essere.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 20:36:10 pm da S.M. »
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mbelt

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #22 il: Settembre 18, 2016, 20:39:12 pm »
Badate bene, io nel post di apertura ho messo al primo posto "alta qualità e finitura anche non artigianale" che significa che non ho assolutamente escluso l'orologeria "industriale", basta che sia di qualità.

In questo senso, se i numeri di produzione sono bassi (perchè anche nell'industria numeri grandi mal si coniugano con un'alta qualità), ammetto anche ricavi possano essere percentualmente più rilevanti di altri beni di consumo.
A me già il 50% mi sembra elevato, però possiamo anche portarlo al 100%, non cambia nulla.

Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Se fossi un imprenditore del settore, mi farei quattro conti ed una volta che ripiano le spese, pago tutti i dipendendi e mi accantono un cospicuo guadagno, direi "ok, adesso basta" e mi metterei a fare solo quel numero di orologi che mi consenta questo regime con la massima qualità consentita dalla mia struttura.
Siano essi 1.000 l'anno, 5.000 o 10.000.

Il mercato ne assorbirebbe di più?
Pazienza, si facciano le liste di attesa. Il mio deve essere un prodotto esclusivo, venduto ancor prima di iniziarlo a costruire. Fortunato chi riesce ad acquistarlo.

Pensate quante preoccupazioni in meno, necessità di marketing, gestione dell'invenduto.

E' un pensiero troppo utopistico?
Perfettamente d'accordo, almeno per l'alta orologeria, io starei anche più basso, sui 5000 pezzi l'anno massimo.  Infatti oggi il settore non sarebbe nelle condizioni in cui è se avesse tutelato se stesso tutelando i clienti.
Oltretutto se sei troppo allacciato alle richieste mercato ed all'aumento del profitto, devi crescere, sempre. Ed ecco una nuova sede di produzione, nuovi macchinari, nuove maestranze. Con l'esigenza di dover vendere di più, quindi via con il circo della pubblicità, il marketing....... ed il mostro si autoalimenta.
Poi il giorno che inevitabilmente il vento cambia (perchè nulla cresce all'infinito), ecco la crisi da gestire. Licenziamenti, costi delle sedi troppo alti, perciò contrazione sulla qualità. E' inevitabile.....

Se invece fosse il mercato a seguire il tuo ritmo?
Io faccio solo 5.000 orologi, nella solita sede (magari super moderna) con il solito numero di (selezionatissimo) personale.
Se le richieste aumentano andranno ad ingrossare la lista di attesa, se invece diminuiscono sarà meglio per chi dovrà aspettare di meno il mio prodotto.

Che bella un'orologeria così anche se poi, pur potendoselo permettere, non tutti potranno avere l'oggetto dei propri sogni.
Certamente. Poi non bisogna mai dimenticare che l'eccessiva produzione, oltre a distruggere mercato, prezzi, prodotto e servizio, ha anche una conseguenza ulteriore a cui di solito non si pensa, a cui invece io penso spesso: se produci tanti pezzi devi adeguarti al mercato. Finisci per concepire solo ed esclusivamente per mantenere ed accrescere la ditta, non perché hai una idea che vuoi proporre al mercato. Cambia tutto il processo di ideazione del prodotto: fai quello che piace al gusto medio del momento, non quello che anzitutto piace a te. Sia chiaro: io non demonizzo il prodotto fatto per piacere agli altri, ma dico che è una dimensione propria di una orologeria non alta, ma almeno media, diciamo, o bassa.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 20:40:51 pm da mbelt »
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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #23 il: Settembre 18, 2016, 20:49:36 pm »
........
Citazione
Tanti anni fa, Papi mi disse che se alla fine di tutto, ti rimane (come azienda) più del 10%, vuol dire che hai lavorato male.

Non so a cosa si riferisse Papi (che non produce orologi ma meccanismi e che non ha un marchio da promuovere) ma il 10% di margine nemmeno il calzolaio. Questa vocazione "socialista" per di più in un settore di "lusso" fa sorridere.

Socialista de che?
Quando hai pagato tutti e tutto, se ti rimane un utile più alto del 10% vuol dire che non hai investito abbastanza.
Non in feste e serate a sbafo, ma nel prodotto che crei e vendi.
Quante aziende che rifornivano di calibri e movimenti di alto di gamma hanno chiuso, ben prima di questa crisi?
Praticamente tutte, mentre R&P è sempre lì

Istaro

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #24 il: Settembre 18, 2016, 20:56:02 pm »
Citazione
Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Così può ragionare chi vende bielle o costruisce strade, non chi vende sogni sotto forma di oggetti di lusso.
Questi ultimi per essere venduti vanno "promossi" e quindi ci sono delle voci di costo che con la produzione non hanno nulla a che fare e che bisogna sostenere, voci che incidono pesantemente molto più dei costi di produzione. É il costo della "fuffa" che é connaturato all'orologeria industriale.
E chi l'ha detto che deve essere così?
È una legge dell'uomo (anzi dell'economia che è peggio) e come tale può essere cambiata.

Poi che si voglia farlo e' un altro discorso, infatti il mio è un ragionamento da sognatore.
Io comunque non mi sento di giustificare questo mercimonio solo perché ......e' così che deve essere.

Proprio perché è una legge dell'uomo (e dell'economia), non può essere cambiata.

O meglio: se alcuni attori decidono spontaneamente di non seguire una logica di massimizzazione del profitto, ve ne saranno altri che inevitabilmente decideranno di farlo. A meno che non ci troviamo in un'economia a programmazione centralizzata...

La questione, casomai, non è se tutto  il settore dell'orologeria possa contrarre la sua produzione ancor più della domanda (scenario assolutamente irrealiistico), ma se possano e vogliano farlo alcuni singoli attori.
Questo è possibile.

Negli ultimi anni non è stato fatto perché una serie di circostanze ha consentito all'orologio di porsi come bene assolutamente unico, che alle attrattive della qualità, della bellezza e del fascino tecnico (per gli appassionati) ha unito quella del bene di lusso (per chi vuole affermare il proprio status) e quella del bene-rifugio (non solo per gli speculatori, ma anche per chi vuole avere un'alternativa di investimento... "non tracciabile").
Un mix che ha consentito alle case di cavalcare una crescita indeterminata dei prezzi: tentazione troppo forte, cui nessuno ha saputo resistere.

Se il mercato ritrova una sua stabilità, allora potranno tornare a distinguersi le politiche produttive e commerciali.
E qualcuno potrebbe decidere di (o essere costretto a)  salvaguardare il valore aggiunto diminuendo i numeri e aumentando la qualità intrinseca.
Qualcuno.
Non necessariamente i marchi da cui ci aspettiamo questo tipo di scelta.
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ciaca

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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #25 il: Settembre 18, 2016, 21:02:53 pm »
........
Citazione
Tanti anni fa, Papi mi disse che se alla fine di tutto, ti rimane (come azienda) più del 10%, vuol dire che hai lavorato male.

Non so a cosa si riferisse Papi (che non produce orologi ma meccanismi e che non ha un marchio da promuovere) ma il 10% di margine nemmeno il calzolaio. Questa vocazione "socialista" per di più in un settore di "lusso" fa sorridere.

Socialista de che?
Quando hai pagato tutti e tutto, se ti rimane un utile più alto del 10% vuol dire che non hai investito abbastanza.
Non in feste e serate a sbafo, ma nel prodotto che crei e vendi.
Quante aziende che rifornivano di calibri e movimenti di alto di gamma hanno chiuso, ben prima di questa crisi?
Praticamente tutte, mentre R&P è sempre lì

Ma tu un'azienda l'hai mai vista? Non sai di cosa stai parlando. Col 10% non lavora nemmeno il fruttarolo, altro che R&P.

Citazione
il mio è un ragionamento da sognatore.

Appunto, le aziende come noto non vivono coi sognatori.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 21:05:26 pm da ciaca »
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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #26 il: Settembre 18, 2016, 21:11:13 pm »
Citazione
Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Così può ragionare chi vende bielle o costruisce strade, non chi vende sogni sotto forma di oggetti di lusso.
Questi ultimi per essere venduti vanno "promossi" e quindi ci sono delle voci di costo che con la produzione non hanno nulla a che fare e che bisogna sostenere, voci che incidono pesantemente molto più dei costi di produzione. É il costo della "fuffa" che é connaturato all'orologeria industriale.
E chi l'ha detto che deve essere così?
È una legge dell'uomo (anzi dell'economia che è peggio) e come tale può essere cambiata.

Poi che si voglia farlo e' un altro discorso, infatti il mio è un ragionamento da sognatore.
Io comunque non mi sento di giustificare questo mercimonio solo perché ......e' così che deve essere.

Proprio perché è una legge dell'uomo (e dell'economia), non può essere cambiata.

O meglio: se alcuni attori decidono spontaneamente di non seguire una logica di massimizzazione del profitto, ve ne saranno altri che inevitabilmente decideranno di farlo. A meno che non ci troviamo in un'economia a programmazione centralizzata...

La questione, casomai, non è se tutto  il settore dell'orologeria possa contrarre la sua produzione ancor più della domanda (scenario assolutamente irrealiistico), ma se possano e vogliano farlo alcuni singoli attori.
Questo è possibile.

Negli ultimi anni non è stato fatto perché una serie di circostanze ha consentito all'orologio di porsi come bene assolutamente unico, che alle attrattive della qualità, della bellezza e del fascino tecnico (per gli appassionati) ha unito quella del bene di lusso (per chi vuole affermare il proprio status) e quella del bene-rifugio (non solo per gli speculatori, ma anche per chi vuole avere un'alternativa di investimento... "non tracciabile").
Un mix che ha consentito alle case di cavalcare una crescita indeterminata dei prezzi: tentazione troppo forte, cui nessuno ha saputo resistere.

Se il mercato ritrova una sua stabilità, allora potranno tornare a distinguersi le politiche produttive e commerciali.
E qualcuno potrebbe decidere di (o essere costretto a)  salvaguardare il valore aggiunto diminuendo i numeri e aumentando la qualità intrinseca.
Qualcuno.
Non necessariamente i marchi da cui ci aspettiamo questo tipo di scelta.
Vorrei che esistesse anche una orologeria così.
Gli spazi ci sono, e le possibilità pure, basterebbe non essere ingordi.

Io nel mio piccolo (piccolissimo) l'ho fatto.
Ho scelto di accontentarmi e non sacrificare troppo del mio tempo libero ed ho detto no alla carriera.
Avrei potuto guadagnare di più se mi fossi buttato nella mischia.
Capisco che non è la stessa cosa, ma se fossi stato un imprenditore vi giuro che avrei ragionato così.
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 21:13:10 pm da S.M. »
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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #27 il: Settembre 18, 2016, 21:20:16 pm »
Citazione
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.

Questa non è quasi mai una tua libera scelta. A volte crescere è obbligatorio per restare sul mercato, mentre ostinarsi a mantenere una certa dimensione oltre che utopico (perché non ho mai conosciuto nessuno che scelga deliberatamente di non vendere quando la domanda è superiore all'offerta) spesso è anche la ragione per la quale le aziende spariscono; spesso perché vanno a gambe per aria alla prima difficoltà non avendo spalle larghe - come accaduto a tanti marchi orologieri del passato - vista la piccola dimensione, altre volte perché i grandi se le comprano con un piatto di lenticchie - come successo praticamente a quasi tutte le aziende orologiere indipendenti alla fine dello scorso millennio. Le aziende indipendenti non ridotte a marchi infatti si contano sulle dita di una mano.

Le aziende di successo crescono fisiologicamente, i problemi in quel caso nascono quando non riescono a sostenere tale crescita con opportuni adeguamenti in termini di organizzazione e investimenti.

Pretendere che un'azienda ormai strutturata e organizzata per decine se non centinaia di migliaia di unità di prodotto intraprenda un percorso di "decrescita felice" é appunto una bella utopia. Sperare che il crollo del mercato possa riavvolgere il nastro del tempo a 60 anni indietro anche di più.
« Ultima modifica: Settembre 18, 2016, 21:33:03 pm da ciaca »
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Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #28 il: Settembre 18, 2016, 21:28:00 pm »
Citazione
Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Così può ragionare chi vende bielle o costruisce strade, non chi vende sogni sotto forma di oggetti di lusso.
Questi ultimi per essere venduti vanno "promossi" e quindi ci sono delle voci di costo che con la produzione non hanno nulla a che fare e che bisogna sostenere, voci che incidono pesantemente molto più dei costi di produzione. É il costo della "fuffa" che é connaturato all'orologeria industriale.
E chi l'ha detto che deve essere così?
È una legge dell'uomo (anzi dell'economia che è peggio) e come tale può essere cambiata.

Poi che si voglia farlo e' un altro discorso, infatti il mio è un ragionamento da sognatore.
Io comunque non mi sento di giustificare questo mercimonio solo perché ......e' così che deve essere.

Proprio perché è una legge dell'uomo (e dell'economia), non può essere cambiata.

O meglio: se alcuni attori decidono spontaneamente di non seguire una logica di massimizzazione del profitto, ve ne saranno altri che inevitabilmente decideranno di farlo. A meno che non ci troviamo in un'economia a programmazione centralizzata...

La questione, casomai, non è se tutto  il settore dell'orologeria possa contrarre la sua produzione ancor più della domanda (scenario assolutamente irrealiistico), ma se possano e vogliano farlo alcuni singoli attori.
Questo è possibile.

Negli ultimi anni non è stato fatto perché una serie di circostanze ha consentito all'orologio di porsi come bene assolutamente unico, che alle attrattive della qualità, della bellezza e del fascino tecnico (per gli appassionati) ha unito quella del bene di lusso (per chi vuole affermare il proprio status) e quella del bene-rifugio (non solo per gli speculatori, ma anche per chi vuole avere un'alternativa di investimento... "non tracciabile").
Un mix che ha consentito alle case di cavalcare una crescita indeterminata dei prezzi: tentazione troppo forte, cui nessuno ha saputo resistere.

Se il mercato ritrova una sua stabilità, allora potranno tornare a distinguersi le politiche produttive e commerciali.
E qualcuno potrebbe decidere di (o essere costretto a)  salvaguardare il valore aggiunto diminuendo i numeri e aumentando la qualità intrinseca.
Qualcuno.
Non necessariamente i marchi da cui ci aspettiamo questo tipo di scelta.
Vorrei che esistesse anche una orologeria così.
Gli spazi ci sono, e le possibilità pure, basterebbe non essere ingordi.

Io nel mio piccolo (piccolissimo) l'ho fatto.
Ho scelto di accontentarmi e non sacrificare troppo del mio tempo libero ed ho detto no alla carriera.
Avrei potuto guadagnare di più se mi fossi buttato nella mischia.
Capisco che non è la stessa cosa, ma se fossi stato un imprenditore vi giuro che avrei ragionato così.
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.


Una vecchia ma sempre valida regola dice che le aziende o salgono o scendono, il sourplas non è contemplato.

Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #29 il: Settembre 18, 2016, 22:07:23 pm »
Citazione da: alanford
[b
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.[/b]


Una vecchia ma sempre valida regola dice che le aziende o salgono o scendono, il sourplas non è contemplato.
[/quote]

Ale credo che Stefano si riferisse ad una strategia di marketing, cioè  stabilito il giusto equilibrio prodotto di alta qualita, personale professionale, richiesta di mercato....l'ideale sarebbe autolimitarsi creando quella forte richiesta di mercato dovuta ad una domanda superiore all'offerta  con conseguente beneficio d'immagine legato all'esclusività del prodotto.
Strategia che condivido, senonché, dovendo un'azienda mirare ad una crescita del fatturato, il passo successivo , li dove si rifiutasse l'aumento produttivo, sarebbe necessariamente nell'aumento dei prezzi...