Orologico Forum 3.0

L'orologeria che vorreste

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #30 il: Settembre 18, 2016, 22:42:13 pm »
Citazione
l'ideale sarebbe autolimitarsi creando quella forte richiesta di mercato dovuta ad una domanda superiore all'offerta 

Ma anche questa è una prospettiva irrealizzabile per qualunque industria. E a mala pena perseguibile anche per un artigiano che fa 10 orologi, se non si chiama Dufour.
Un'industria deve avere una "dimensione minima per competere", per ammortizzare le spese generali, e per giustificare certi investimenti.

Nemmeno aziende fortissime come Rolex o Patek riuscirebbero mai a fare una cosa del genere, perché gli orologi che vendono bene sono solo alcuni (e ogni tanto con qualcuno e per un limitato periodo di tempo riescono a far stare la domanda artatamente sopra l'offerta) e il volume supplementare (di modelli e di pezzi) gli serve per fare il catalogo, per stare su certi mercati, per massimizzare l'impiego delle risorse, per avere credito, e per molto altro.

Pensare che un'industria possa essere gestita come un piccolo atelier artigiano, con le stesse logiche, non ha senso.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #31 il: Settembre 18, 2016, 22:53:07 pm »
Citazione
Però la base di partenza da cui calcolare il guadagno non la deve fare il mercato o la moda. La base deve essere il costo del prodotto finito, e sotto questa voce ci comprendo tutto, dallo studio, alla prototipazione, ai costi di produzione.

Così può ragionare chi vende bielle o costruisce strade, non chi vende sogni sotto forma di oggetti di lusso.
Questi ultimi per essere venduti vanno "promossi" e quindi ci sono delle voci di costo che con la produzione non hanno nulla a che fare e che bisogna sostenere, voci che incidono pesantemente molto più dei costi di produzione. É il costo della "fuffa" che é connaturato all'orologeria industriale.
E chi l'ha detto che deve essere così?
È una legge dell'uomo (anzi dell'economia che è peggio) e come tale può essere cambiata.

Poi che si voglia farlo e' un altro discorso, infatti il mio è un ragionamento da sognatore.
Io comunque non mi sento di giustificare questo mercimonio solo perché ......e' così che deve essere.

Proprio perché è una legge dell'uomo (e dell'economia), non può essere cambiata.

O meglio: se alcuni attori decidono spontaneamente di non seguire una logica di massimizzazione del profitto, ve ne saranno altri che inevitabilmente decideranno di farlo. A meno che non ci troviamo in un'economia a programmazione centralizzata...

La questione, casomai, non è se tutto  il settore dell'orologeria possa contrarre la sua produzione ancor più della domanda (scenario assolutamente irrealiistico), ma se possano e vogliano farlo alcuni singoli attori.
Questo è possibile.

Negli ultimi anni non è stato fatto perché una serie di circostanze ha consentito all'orologio di porsi come bene assolutamente unico, che alle attrattive della qualità, della bellezza e del fascino tecnico (per gli appassionati) ha unito quella del bene di lusso (per chi vuole affermare il proprio status) e quella del bene-rifugio (non solo per gli speculatori, ma anche per chi vuole avere un'alternativa di investimento... "non tracciabile").
Un mix che ha consentito alle case di cavalcare una crescita indeterminata dei prezzi: tentazione troppo forte, cui nessuno ha saputo resistere.

Se il mercato ritrova una sua stabilità, allora potranno tornare a distinguersi le politiche produttive e commerciali.
E qualcuno potrebbe decidere di (o essere costretto a)  salvaguardare il valore aggiunto diminuendo i numeri e aumentando la qualità intrinseca.
Qualcuno.
Non necessariamente i marchi da cui ci aspettiamo questo tipo di scelta.
Vorrei che esistesse anche una orologeria così.
Gli spazi ci sono, e le possibilità pure, basterebbe non essere ingordi.

Io nel mio piccolo (piccolissimo) l'ho fatto.
Ho scelto di accontentarmi e non sacrificare troppo del mio tempo libero ed ho detto no alla carriera.
Avrei potuto guadagnare di più se mi fossi buttato nella mischia.
Capisco che non è la stessa cosa, ma se fossi stato un imprenditore vi giuro che avrei ragionato così.
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.
Stefano hai ragione al 100 per cento. Si continua  a non capire che non esiste un modo unico di essere imprenditori. Il mondo è vario: so che per qualcuno è difficile accettarlo, ma è così, bene farsene una ragione. Non ci sono determinismi di alcun tipo. C'è chi sa guardare anche il medio oltre al breve termine.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #32 il: Settembre 19, 2016, 07:15:11 am »
........
Citazione
Tanti anni fa, Papi mi disse che se alla fine di tutto, ti rimane (come azienda) più del 10%, vuol dire che hai lavorato male.

Non so a cosa si riferisse Papi (che non produce orologi ma meccanismi e che non ha un marchio da promuovere) ma il 10% di margine nemmeno il calzolaio. Questa vocazione "socialista" per di più in un settore di "lusso" fa sorridere.

Socialista de che?
Quando hai pagato tutti e tutto, se ti rimane un utile più alto del 10% vuol dire che non hai investito abbastanza.
Non in feste e serate a sbafo, ma nel prodotto che crei e vendi.
Quante aziende che rifornivano di calibri e movimenti di alto di gamma hanno chiuso, ben prima di questa crisi?
Praticamente tutte, mentre R&P è sempre lì

Ma tu un'azienda l'hai mai vista? Non sai di cosa stai parlando. Col 10% non lavora nemmeno il fruttarolo, altro che R&P.

Citazione
il mio è un ragionamento da sognatore.

Appunto, le aziende come noto non vivono coi sognatori.
Mi scuso Angelo, probabilmente Commesso si riferisce all'utile netto e non al margine di contribuzione o al reddito operativo. mentre tu ti riferisci più a quest'ultimo concetto.

guagua72

  • *****
  • 2607
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #33 il: Settembre 19, 2016, 07:29:41 am »
Anche Angelo ha le sue ragioni e in parte lo conferma anche Alessandrino. Non ti puoi fermare a piacimento e questo è assolutamente vero. Sufficiente sarebbe non estremizzare, riaggiustare gli equilibri tra marketing e sostanza, appianare lo scompenso totale tra prodotto e fumo. Dare una giusta definizione di quale sia un "equo" profitto e molto difficile. Allo stesso tempo non credo che SM abbia espresso solo utopie, ha semplicemente disegnato l'orologeria che vorrebbe e credo abbia toccato tutti i punti cari a noi appassionati. Cosa si potrebbe realizzare: certamente un peso maggiore all'orologeria e non al fashion, credo che alla lunga legare le strategia dell'orologeria a quelle del mondo del fashion produca degli scompensi e presti il fianco agli alti e bassi dei gusti, dei modelli, delle forme, delle finiture  a cui è legato il mondo della moda. Case di con le spalle larghe come Rolex e Patek, hanno in mano le sorti del mercato? Benissimo, con una sola differenza, la prima non ha mai sbandierato ai quattro venti qualità eccelse se non robustezza, sportività ed esclusività accessibile, l'altra non può sempre puntare tutto sull'immortalità, sul tramandare, sul grande valore intrinseco e non inserire contenuti ulteriori. Credo nella grande forza del marchio, Patek in primis, non so dove possano condurlo in questo periodo di crisi.

S.M.

  • *****
  • 4828
  • Cuore verde d'Italia
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #34 il: Settembre 19, 2016, 07:59:46 am »
Citazione da: alanford
[b
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.[/b]


Una vecchia ma sempre valida regola dice che le aziende o salgono o scendono, il sourplas non è contemplato.

Ale credo che Stefano si riferisse ad una strategia di marketing, cioè  stabilito il giusto equilibrio prodotto di alta qualita, personale professionale, richiesta di mercato....l'ideale sarebbe autolimitarsi creando quella forte richiesta di mercato dovuta ad una domanda superiore all'offerta  con conseguente beneficio d'immagine legato all'esclusività del prodotto.
Strategia che condivido, senonché, dovendo un'azienda mirare ad una crescita del fatturato, il passo successivo , li dove si rifiutasse l'aumento produttivo, sarebbe necessariamente nell'aumento dei prezzi...
[/quote]
Esattamente.
Il mio prodotto esclusivo da poter costruire come voglio io.
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #35 il: Settembre 19, 2016, 08:33:27 am »
Citazione da: alanford
[b
Stabilita una dimensione, mi sarei fermato.[/b]


Una vecchia ma sempre valida regola dice che le aziende o salgono o scendono, il sourplas non è contemplato.

Ale credo che Stefano si riferisse ad una strategia di marketing, cioè  stabilito il giusto equilibrio prodotto di alta qualita, personale professionale, richiesta di mercato....l'ideale sarebbe autolimitarsi creando quella forte richiesta di mercato dovuta ad una domanda superiore all'offerta  con conseguente beneficio d'immagine legato all'esclusività del prodotto.
Strategia che condivido, senonché, dovendo un'azienda mirare ad una crescita del fatturato, il passo successivo , li dove si rifiutasse l'aumento produttivo, sarebbe necessariamente nell'aumento dei prezzi...
Esattamente.
Il mio prodotto esclusivo da poter costruire come voglio io.
[/quote]
Non solo, ma persino l'esempio di alcune aziende industriali in settori dove le economie di scala e gli investimenti sono immensamente superiori, l'automobile, dimostra che è pagante una strategia di limitazione della produzione. Cito il caso di Ferrari, tenuta giustamente ferma da Montezemolo a 7000 unità l'anno malgrado richieste molto superiori. E stiamo parlando di industria dell'auto dove investimenti ed economie di scala possibili sono molto molto maggiori. Figurarsi se questo discorso non lo può fare una azienda artigiana id orologi che vuole rimanere tale. Non esiste un modo unico do fare impresa, come non esiste un unico gusto di orologerìa. In questo forum si ha tendenza a negarlo, ma così è per fortuna.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Beppe

Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #36 il: Settembre 19, 2016, 10:12:06 am »
A mio avviso, trovo condivisibili molte delle opinioni espresse sia dai sognatori che da coloro che credono di non sognare, ma i quali pure sognano di fronte a certi orologi e/o a certe Marche.
Il sogno e la capacitá di far sognare sono probabilmente gli elementi essenziali che dovrebbero trasudare in ogni orologio e/o Marca di successo.
Senza il "sogno" spesso connesso al valore percepito, credo che il numero di  orologi acquistati da appassionati e non sarebbero stati di molto, molto inferiori.
Ma é obbiettivamente impossibile per chiunque, comprendendo persino molti orologiai, osservare e valutare la qualitá ed il valore di un orologio, rigirandoselo tra le mani, e questo vale anche per quelli che credono di tutto sapere sull'Orologeria.
Dunque l'attrazione verso un determinato orologio e/o una marca é quasi sempre determinata da elementi del tutto estranei al valore della progettazione, al valore delle operazioni di lavorazione, al valore della qualitá apparente e men che meno al valore della qualitá nel tempo.
In particolare, nell'apprezzamento di un segnatempo la parte del leone la fanno le parti visibili come il design della cassa, la stessa cassa, il quadrante, le sfere, il cinturino, là fibbietta, tutte quelle parti che di solito sono fabbricate all'esterno.
Con questo, non voglio affatto sminuire l'importanza dei predetti elementi, ma risulta evidente come, nella realtá dei fatti, il movimento solo apparentemente sia valutabile da coloro che si rigirano tra le mani per qualche minuto un orologio, per una serie di ragioni che vanno dalla visibilitá all'ignoranza totale della tecnica orologiaia.
Ma per fortuna, per scaldare gli animi, entra in gioco il sogno, la suggestione, la percezione, la presunzione, vale a dire elementi che non si producono e riproducono né con l'abilitá delle mani né con i macchinari superperformanti esistenti.
L'Orologeria é un mestiere piccolo, indissolubilmente legato alla dimensione umana ed ai limiti umani, che non si addicono alle grandi holdings, le quali necessariamente sono dirette da uomini che conoscono poco o per niente il particolarissimo mondo degli orologi e le sue stranissime e spesso ermetiche peculiaritá. Quanto all'interesse a produrre oggetti capaci di generare sogni, beh, non credo sia diventata una delle branchie della tecnica manageriale, e forse non potrá diventarla mai, per fortuna.

L'Orologeria é un mestiere che richiede passione, quella passione e quel rigore, sconfinanti spesso nel fanatismo per il lavoro ben fatto, che si traduce in rispetto per coloro che sceglieranno quel prodotto.
Ma se manca la competenza, come faranno i possibili appassionati acquirenti a scegliere un orologio al posto di un altro ?
Ed é qui che interviene il cosiddetto marketing e la imprescindibile comunicazione, senza le quali non vai da nessuna parte, anche se disponessi di un autentico capolavoro. D'altronde, degli stessi e cosiddetti artigiani, solo alcuni sono riusciti a conquistare un loro piccolo e duraturo posto al sole, ma sono molti di piú quelli sconosciuti, quelli, magari piú abili di quelli conosciuti, ma capaci di lavorare soprattutto con le mani e poco o niente con la capacitá di vendersi.
D'altronde non c'é nulla di strano in quello a cui, con dispiacere, stiamo assistendo in Orologeria, trattandosi di un percorso iniziato da anni, e che a mio avviso é comprovato da due circostanze tanto semplici quanto idiote.
Molti di Voi, ritengo, sono e sono stati fedeli frequentatori della Fiera di Basilea. Potreste quindi ricordare come verso l'anno 2000 sia iniziata l'esplosione degli spazi espositivi di molte marche, sia in ampiezza che in altezza. Spazi smisurati, con costruzioni ardite e costosissime come pochi possono immaginare. Con quale utilitá se non quella di impressionare i visitatori, vale a dire appassionati, distributori e dettaglianti, concorrenti, giornalisti e medias, Clienti?
Fumo, sempre piú fumo, gli orologi un po' piú grandi o un po' piú piccoli, non necessitano di tali spazi, che servono, invece e solo, per affermare superioritá per lo piú presunte.
Esercizio poco utile lanciarsi in previsioni sul futuro dell'Orologeria, salvo augurarle che possa ritrovare una dimensione sostenibile e maggiormente rispettosa dei suoi valori fondanti, capace di rigenerarsi senza le inutili e costosissime sovrastrutture, capace di fare dell'autenticità il suo miglior biglietto da visita, perché é nell'autenticità che gli appassionati potranno ritrovare il piacere di indossare o anche solo ammirare orologi pensati e costruiti con passione e competenza.
In conclusione, seguendo questo Forum, ho letto un po' di tutto, emergendo peró nettamente una critica condivisa ed a mio avviso esagerata verso il mondo dell'Orologeria.
Resta il fatto che una gran parte delle responsabilitá della crisi in cui versa l'Orologeria dovrebbe essere addebitata proprio agli appassionati, i quali hanno preferito credere alle storielle delle Marine e delle Aviazioni, degli abissi o delle avventure epiche, hanno creduto di piú alla comunicazione che non al lavoro degli Orologiai.
 È questo, dopo quello dei mega stand di Basilea, é il mio secondo esempio "tanto semplice quanto idiota": come si fa ad avere fiducia del mondo dell'orologeria di oggi, un mondo che non fa nulla per trattenere e non perdere un grandissimo ed insostituibile Maestro come Demetrio Cabiddu?

Ecco, pur senza sapere dove andrá e come riuscirá a risollevarsi l'Otologeria, auspico che il nuovo corso sia frequentato da appassionati piú attenti all'arrosto che al fumo.
Beppe.





PESSOA67

  • *****
  • 1457
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #37 il: Settembre 19, 2016, 10:23:05 am »
Beh, grazie dell'intervento Beppe che secondo me riassume sintetizza e chiarisce le tante idee lette prima dei tanti competenti appassionati del Forum.
Sulle dinamiche aziendali quindi direi che ci siamo, luci ed ombre.
Io vorrei orologeria innanzitutto bella, e con bella intendo che la sua estetica non si esaurisca nel corso di un paio di anni.
Quindi dimensioni da polsi umani e non anabolizzate inutilmente.
Poi concordo che sia bello anche sognare e nei sogni le fredde cifre non entrano a far parte.

PS: anche una portiera della Ferrari costa 100eur al produttore...e che c'entra con il Sogno finale?

Un caro saluto
Roberto

ilcommesso

Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #38 il: Settembre 19, 2016, 12:23:20 pm »
............
In conclusione, seguendo questo Forum, ho letto un po' di tutto, emergendo peró nettamente una critica condivisa ed a mio avviso esagerata verso il mondo dell'Orologeria.
Resta il fatto che una gran parte delle responsabilitá della crisi in cui versa l'Orologeria dovrebbe essere addebitata proprio agli appassionati, i quali hanno preferito credere alle storielle delle Marine e delle Aviazioni, degli abissi o delle avventure epiche, hanno creduto di piú alla comunicazione che non al lavoro degli Orologiai.
 .....

Semmai sono gli appassionati a non credere al marketing e a cercare il lavoro degli orologiai ;)

S.M.

  • *****
  • 4828
  • Cuore verde d'Italia
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #39 il: Settembre 19, 2016, 15:01:11 pm »
Vorrei domandare a Beppe se, dalle sue esperienze e conoscenze dirette che ha di questo microcosmo, oggi sarebbe possibile sostenere una produzione di 2.000 orologi di elevata qualità disinteressandosi del mercato.

Per essere chiari, potrebbe un nome affermato come Vacheron od IWC ridimensionate a 60 addetti e con tutta la tecnologia in loro possesso sopravvivere (e quindi fare utili sufficienti alla remunerazione di una proprietà non ingorda) con 2-3.000 orologi di alta qualità?

Grazie dei tuoi interventi
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #40 il: Settembre 19, 2016, 15:21:32 pm »
Vorrei domandare a Beppe se, dalle sue esperienze e conoscenze dirette che ha di questo microcosmo, oggi sarebbe possibile sostenere una produzione di 2.000 orologi di elevata qualità disinteressandosi del mercato.

Per essere chiari, potrebbe un nome affermato come Vacheron od IWC ridimensionate a 60 addetti e con tutta la tecnologia in loro possesso sopravvivere (e quindi fare utili sufficienti alla remunerazione di una proprietà non ingorda) con 2-3.000 orologi di alta qualità?

Grazie dei tuoi interventi


Ad oggi per me così facendo probabilmente significa chiudere subito, ma sentiamo Beppe.
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #41 il: Settembre 19, 2016, 15:27:24 pm »
Vorrei domandare a Beppe se, dalle sue esperienze e conoscenze dirette che ha di questo microcosmo, oggi sarebbe possibile sostenere una produzione di 2.000 orologi di elevata qualità disinteressandosi del mercato.

Per essere chiari, potrebbe un nome affermato come Vacheron od IWC ridimensionate a 60 addetti e con tutta la tecnologia in loro possesso sopravvivere (e quindi fare utili sufficienti alla remunerazione di una proprietà non ingorda) con 2-3.000 orologi di alta qualità?

Grazie dei tuoi interventi


Ad oggi per me così facendo probabilmente significa chiudere subito, ma sentiamo Beppe.

Journe ne fa la metà ed è aperto :)
Tutto si può fare, se si hanno idee chiare, un progetto pensato bene e le risorse per metterlo in pratica.
Il problema é semmai che:
A) non si capisce perché una casa come IWC dovrebbe fare ciò che chiede Stefano, a che scopo?
B) non si capisce come un marchio commerciale entry level di massa di un gruppo come richemont che ha già una realtà di nicchia come L&S potrebbe mai essere riposizionato in quel modo.
« Ultima modifica: Settembre 19, 2016, 15:37:53 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

  • *****
  • 5542
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #42 il: Settembre 19, 2016, 15:38:51 pm »
Stavolta dissento da Stefano. Certo che un produttore potrebbe vivere anche con 20 orologi l'anno. Ma un conto è fare questo. Un conto è pensare ad un marchio su cui si è investito su una produzione industriale di massa che improvvisamente dovrebbe così ridursi: la vedo difficile, credo che non riuscirebbe a gestirsi.
Faccio una ipotesi su una realtà che conosco bene quella di Journe. Supponiamo che la attuale crisi lo metta in difficoltà seria sul piano economico: troppo invenduto. In una caso del genere secondo me l'evoluzione più probabile è che Journe chiuda l'azienda e si metta a fare pochi orologi l'anno di grandissimo pregio. Lui lo può fare perché è considerato un grande orologiaio. Ma una azienda come IWC, strutturata come IWC, difficilmente potrebbe farlo. Oppure bisognerebbe che fallisse e chiudesse e che qualcuno rilevi il marchio. Ma ci vorrebbero anni, e non so se il marchio IWC sia il più adatto a questa operazione. Un conto è non aumentare le dimensioni di una realtà  artigianale o ancora meno strutturata, un conto ridurre in modo così forte la produzione: non è facile, credo. Lo vedremo perché io penso che saranno in tanti a doversi quasi totalmente ridimensionare, e vedremo chi sarà in grado di reggere.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Istaro

  • *****
  • 3658
    • Mostra profilo
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #43 il: Settembre 19, 2016, 16:01:51 pm »
Stavolta dissento da Stefano. Certo che un produttore potrebbe vivere anche con 20 orologi l'anno. Ma un conto è fare questo. Un conto è pensare ad un marchio su cui si è investito su una produzione industriale di massa che improvvisamente dovrebbe così ridursi: la vedo difficile, credo che non riuscirebbe a gestirsi.
Faccio una ipotesi su una realtà che conosco bene quella di Journe. Supponiamo che la attuale crisi lo metta in difficoltà seria sul piano economico: troppo invenduto. In una caso del genere secondo me l'evoluzione più probabile è che Journe chiuda l'azienda e si metta a fare pochi orologi l'anno di grandissimo pregio. Lui lo può fare perché è considerato un grande orologiaio. Ma una azienda come IWC, strutturata come IWC, difficilmente potrebbe farlo. Oppure bisognerebbe che fallisse e chiudesse e che qualcuno rilevi il marchio. Ma ci vorrebbero anni, e non so se il marchio IWC sia il più adatto a questa operazione. Un conto è non aumentare le dimensioni di una realtà  artigianale o ancora meno strutturata, un conto ridurre in modo così forte la produzione: non è facile, credo. Lo vedremo perché io penso che saranno in tanti a doversi quasi totalmente ridimensionare, e vedremo chi sarà in grado di reggere.

Mmm... il gemello di buon senso di mbelt ha preso il sopravvento?  :o
Definitivamente?  ;D
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ciaca

  • *****
  • 13194
    • Mostra profilo
    • E-mail
Re:L'orologeria che vorreste
« Risposta #44 il: Settembre 19, 2016, 16:31:54 pm »
Tornando un attimo al rapporto tra costo di produzione e prezzo finale, la copia fedele di un RM 005 con un Myota al posto del calibro Vaucher cosa circa 250 dollari. Cassa identica, unica differenza a parte il movimento il disco del datario che non è in vetro zaffiro.
A livello di puro costo industriale quanta differenza può esserci tra i due manufatti?! Qualche centinaio di dollari?! Considerando che tra 250 dollari del fake e i 35.000 del listino originale c'è un moltiplicatore 150 è evidente che il prezzo di un orologio, qualunque esso sia, non ha e non può avere alcuna relazione con il suo costo di produzione.
Quello che si è sempre pagato nel prezzo di un orologio nuovo è l'esclusività dei numeri limitati (quando ci sono) e gli enormi investimenti in marketing e pubblicità che servono a trasformare un oggetto da poche centinaia di euro di costo in un sogno desiderabile a cifre 150 volte superiori.

Tornando quindi all'ipotesi di Stefano, iwc che si mette a fare 2000 orologi/anno, quanto dovrebbe aumentare il prezzo medio di un orologio iwc e quanto dovrebbe investire la casa in marketing, pubblicità e prodotto per riuscire a far sognare un iwc al prezzo medio di 60k euro? E soprattutto, ci riuscirebbe?!
« Ultima modifica: Settembre 19, 2016, 16:34:55 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"