A mio avviso, trovo condivisibili molte delle opinioni espresse sia dai sognatori che da coloro che credono di non sognare, ma i quali pure sognano di fronte a certi orologi e/o a certe Marche.
Il sogno e la capacitá di far sognare sono probabilmente gli elementi essenziali che dovrebbero trasudare in ogni orologio e/o Marca di successo.
Senza il "sogno" spesso connesso al valore percepito, credo che il numero di orologi acquistati da appassionati e non sarebbero stati di molto, molto inferiori.
Ma é obbiettivamente impossibile per chiunque, comprendendo persino molti orologiai, osservare e valutare la qualitá ed il valore di un orologio, rigirandoselo tra le mani, e questo vale anche per quelli che credono di tutto sapere sull'Orologeria.
Dunque l'attrazione verso un determinato orologio e/o una marca é quasi sempre determinata da elementi del tutto estranei al valore della progettazione, al valore delle operazioni di lavorazione, al valore della qualitá apparente e men che meno al valore della qualitá nel tempo.
In particolare, nell'apprezzamento di un segnatempo la parte del leone la fanno le parti visibili come il design della cassa, la stessa cassa, il quadrante, le sfere, il cinturino, là fibbietta, tutte quelle parti che di solito sono fabbricate all'esterno.
Con questo, non voglio affatto sminuire l'importanza dei predetti elementi, ma risulta evidente come, nella realtá dei fatti, il movimento solo apparentemente sia valutabile da coloro che si rigirano tra le mani per qualche minuto un orologio, per una serie di ragioni che vanno dalla visibilitá all'ignoranza totale della tecnica orologiaia.
Ma per fortuna, per scaldare gli animi, entra in gioco il sogno, la suggestione, la percezione, la presunzione, vale a dire elementi che non si producono e riproducono né con l'abilitá delle mani né con i macchinari superperformanti esistenti.
L'Orologeria é un mestiere piccolo, indissolubilmente legato alla dimensione umana ed ai limiti umani, che non si addicono alle grandi holdings, le quali necessariamente sono dirette da uomini che conoscono poco o per niente il particolarissimo mondo degli orologi e le sue stranissime e spesso ermetiche peculiaritá. Quanto all'interesse a produrre oggetti capaci di generare sogni, beh, non credo sia diventata una delle branchie della tecnica manageriale, e forse non potrá diventarla mai, per fortuna.
L'Orologeria é un mestiere che richiede passione, quella passione e quel rigore, sconfinanti spesso nel fanatismo per il lavoro ben fatto, che si traduce in rispetto per coloro che sceglieranno quel prodotto.
Ma se manca la competenza, come faranno i possibili appassionati acquirenti a scegliere un orologio al posto di un altro ?
Ed é qui che interviene il cosiddetto marketing e la imprescindibile comunicazione, senza le quali non vai da nessuna parte, anche se disponessi di un autentico capolavoro. D'altronde, degli stessi e cosiddetti artigiani, solo alcuni sono riusciti a conquistare un loro piccolo e duraturo posto al sole, ma sono molti di piú quelli sconosciuti, quelli, magari piú abili di quelli conosciuti, ma capaci di lavorare soprattutto con le mani e poco o niente con la capacitá di vendersi.
D'altronde non c'é nulla di strano in quello a cui, con dispiacere, stiamo assistendo in Orologeria, trattandosi di un percorso iniziato da anni, e che a mio avviso é comprovato da due circostanze tanto semplici quanto idiote.
Molti di Voi, ritengo, sono e sono stati fedeli frequentatori della Fiera di Basilea. Potreste quindi ricordare come verso l'anno 2000 sia iniziata l'esplosione degli spazi espositivi di molte marche, sia in ampiezza che in altezza. Spazi smisurati, con costruzioni ardite e costosissime come pochi possono immaginare. Con quale utilitá se non quella di impressionare i visitatori, vale a dire appassionati, distributori e dettaglianti, concorrenti, giornalisti e medias, Clienti?
Fumo, sempre piú fumo, gli orologi un po' piú grandi o un po' piú piccoli, non necessitano di tali spazi, che servono, invece e solo, per affermare superioritá per lo piú presunte.
Esercizio poco utile lanciarsi in previsioni sul futuro dell'Orologeria, salvo augurarle che possa ritrovare una dimensione sostenibile e maggiormente rispettosa dei suoi valori fondanti, capace di rigenerarsi senza le inutili e costosissime sovrastrutture, capace di fare dell'autenticità il suo miglior biglietto da visita, perché é nell'autenticità che gli appassionati potranno ritrovare il piacere di indossare o anche solo ammirare orologi pensati e costruiti con passione e competenza.
In conclusione, seguendo questo Forum, ho letto un po' di tutto, emergendo peró nettamente una critica condivisa ed a mio avviso esagerata verso il mondo dell'Orologeria.
Resta il fatto che una gran parte delle responsabilitá della crisi in cui versa l'Orologeria dovrebbe essere addebitata proprio agli appassionati, i quali hanno preferito credere alle storielle delle Marine e delle Aviazioni, degli abissi o delle avventure epiche, hanno creduto di piú alla comunicazione che non al lavoro degli Orologiai.
È questo, dopo quello dei mega stand di Basilea, é il mio secondo esempio "tanto semplice quanto idiota": come si fa ad avere fiducia del mondo dell'orologeria di oggi, un mondo che non fa nulla per trattenere e non perdere un grandissimo ed insostituibile Maestro come Demetrio Cabiddu?
Ecco, pur senza sapere dove andrá e come riuscirá a risollevarsi l'Otologeria, auspico che il nuovo corso sia frequentato da appassionati piú attenti all'arrosto che al fumo.
Beppe.