Io non ho mai avuto in mano il testo integrale della lettera di Ratzinger, ma conosco e mi fido di chi la ha avuta in mano. E mi ha detto che era espressamente scritto che doveva rimanere affare interno, da risolversi internamente, da evitare ogni coinvolgimento o denuncia alle autorità dello Stato
Allora hai scoperto di poterti fidare un po’ di meno di questa persona…
La lettera
De delictis gravioribus non è un testo segreto, ma è consultabile sul sito del Vaticano, unitamente a una serie di documenti che ne specificano la portata (lettura facoltativa per chi non è cultore della materia; ma che dovrebbe essere obbligatoria per chi si è interessato all’argomento e per quei giornalisti un po’ cialtroni che rilanciano tutto ciò che fa sensazione; o che magari risponde a qualche direttiva...).
Però su una cosa ho ragione io, e qui ne ho la certezza: il problema della pedofilia è stato di dimensioni enormi, non sono nella potentissima e ricchissimi chiesa americana, ma in tutto il mondo. Per decenni sono stati coperti crimini molto molto gravi, che hanno riguardato migliaia di persone. Tanto che secondo me si dovrebbe comprendere come sia potuto accadere. Cosa che Papa Ratzinger non solo non ha mai negato, ma da Pontefice ha ammesso, e ha ammesso risarcimenti monstre in giro per il mondo, ha incontrato vittime, ha riformato persino i criteri di reclutamento dei parroci, a dimostrazione che il fenomeno aveva tratti strutturali. Boston? Dice qualcosa Boston? Il cardinale Law? Gregori Orlandi? A me dice molto. Altro che bugia alla Goebbels. Che ti piaccia o no.
Io non ho scritto che il fenomeno della pedofilia sia stato inventato o che sia poco grave.
Ho sottolineato piuttosto che è stato “montato” – esattamente come fece Goebbels nel 1937, dopo la diffusione dell’enciclica
Mit brennender sorge che condannava il nazismo – per denigrare la Chiesa nel suo insieme (per colpirla nelle sue "ragioni" facendo leva sui suoi torti).
Innanzitutto, io penso che la pedofilia sia un fenomeno schifosissimo, forse il più repellente che esista (per inciso: se ne parla troppo poco e gode di coperture inconfessabili).
Ed è ancora più spregevole quando se ne rendono responsabili uomini di Chiesa, i quali dovrebbero ricordare che proprio verso questi crimini Cristo è stato implacabile: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”.
(Dovrei aggiungere che trovo quasi altrettanto stomachevole il fatto che tra i più accaniti accusatori della Chiesa, su questo argomento, vi siano stati esponenti delle correnti di pensiero che hanno cercato di sdoganare “la libera espressione dell’affettività sessuale dei minori”… ma lasciamo perdere.)
La questione non è, quindi, se siano esistiti o meno casi di pedofilia (sono esistititi) e se siano o meno gravi (sono gravissimi).
La questione è che il fenomeno è stato montato ad arte, ingigantito, travisato, con un obiettivo politico ben preciso. Tant’è che la grancassa mediatica si è attutita quando l’obiettivo è stato raggiunto.
Il fenomeno è stato montato ad arte innanzitutto da alcuni studi legali americani, come quello dell’avvocato del Minnesota Jeff Anderson, che con questa vicenda si è enormemente arricchito. Attingendo alle banche dati degli antichi allievi dei seminari, iniziò a contattarli sistematicamente promettendo lauti risarcimenti in caso avessero ricevuto maltrattamenti. Il buon Anderson, il cui esempio è stato seguito da numerosi altri studi legali, faceva anche affidamento – a ragione – sul fatto che molte diocesi, per evitare lo scandalo, erano disposte a patteggiare (e quindi a pagare altissimi risarcimenti) anche quando non fosse appurato che si trattava di accuse fondate.
E su quei casi - quelli veri e quelli presunti - si sono infine buttati a pesce i
media, che non si sono limitati a “coprire” la notizia”, ma hanno imbastito vere e proprie campagne orchestrate incessantemente. Condite spesso di vere e proprie "bufale" (come quelle contenute nel già citato video BBC), le quali però assolvevano egregiamente lo scopo di creare un determinato clima.
Ad ogni modo, se vogliamo fare numeri precisi, il numero di sacerdoti di cui è stata accertata la responsabilità in casi di pedofilia (comprendendo anche le molestie ad adolescenti; i casi di pedofilia vera e propria sono meno di un decimo) è di alcune
centinaia (non migliaia),
in tutto il mondo, in oltre
cinquant’anni. Casi che hanno coinvolto meno dell’1% degli oltre quattrocentomila sacerdoti esistenti (con l’eccezione di Stati Uniti e Irlanda, i due Paesi dove il fenomeno è stato più diffuso). Casi che sono in percentuale grandemente inferiore a quella che si dà per altri ambienti educativi (scuole, associazioni sportive, ecc.). Casi, infine, in larga parte riferiti agli anni Sessanta e Settanta (anni in cui si era diffusa anche nei seminari una certa indulgenza rispetto a costumi più “aperti”) e che avevano iniziato a declinare già con il cambio di clima seguito all’avvento di Giovanni Paolo II.
Questa visione d’insieme non sminuisce la
gravità enorme dei singoli casi (e anche delle coperture che ottennero da qualche vescovo locale). Ma delinea il profilo evidente di una campagna mediatica largamente strumentale.
Poi non vedo a chi desse fastidio la Chiesa negli anni 2000, gli anni di Ratzinger con o senza Giovanni Paolo II malato. Agli USA andava bene tutto, persino la differenziazione sulla guerra in Iraq, non era niente di nuovo e di inedito. Giovanni Paolo II aveva dato molto fastidio ma molti anni prima all'URSS. Quindi non vedo neppure il movente di quanto affermi.
La Chiesa dava – e in certa misura dà ancora - fastidio sui temi della vita, della famiglia, dello sfruttamento, della violenza.
Con Giovanni Paolo II aveva raggiunto importanti successi.
Non solo in campo geopolitico, dando un contributo decisivo alla caduta del muro di Berlino.
Ma anche nel portare alla luce del sole le “strategie di sviluppo” perseguite - anche tramite le agenzie ONU – da alcuni Stati occidentali e potentati economici: “diritti di salute riproduttiva”, politiche antifamiliari, politiche per la denatalità, aiuti allo sviluppo ai Paesi poveri condizionati all’accoglimento di determinate politiche sociali (quella che Bergoglio chiama “colonizzazione ideologica”), politiche di assistenza economica e sanitaria volte a instaurare dipendenza, ecc.
La Conferenza su popolazione e sviluppo del Cairo, nel 1994, segnò un successo eclatante per la Chiesa, che riuscì ad aggregare la maggioranza dei partecipanti su posizioni pragmatiche e rispettose delle culture dei singoli Stati.
Da lì cominciò una decennale lotta senza quartiere, che passava anche per il continuo tentativo di estromettere il Vaticano dalla sede ONU.
Ebbene: qualcuno può anche ritenere le posizioni della Chiesa “sbagliate”. Risparmiamoci qui il dibattito sui massimi sistemi.
Ma non possiamo negare i conflitti storici e politici evidenti, che hanno avuto un ruolo decisivo negli eventi che hanno condizionato il papato (“scandalo” pedofilia, Vatileaks, dimissioni di Benedetto XVI, scelta difensiva di Francesco).