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Criticare il Papa senza conoscere...

mbelt

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Criticare il Papa senza conoscere...
« il: Settembre 21, 2016, 10:46:29 am »
Edicola: Criticare il Papa senza leggere niente
http://corriere.it/digital-edition/CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB/2016/09/21/57/criticare-il-papa-senza-leggere-niente_U432201079460828WXE.shtml

Di questi tempi mi piacerebbe avere Papa Francesco alla guida dell'Italia.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #1 il: Settembre 21, 2016, 11:55:00 am »
Io non lo vorrei nemmeno Papa e vorrei indietro Benedetto. Ma così va il mondo e Francesco é funzionale all'andazzo, come si è capito perfettamente dopo il discorso di Obama alle nazioni "unite".
É ormai chiaro che nel nome di certi "ideali" assorti al rango di dogmi di fede gli USA e tutti i paesi a loro asserviti vogliano ridisegnare il mondo in una certa ottica, funzionale anche ad un certo pauperismo cattocomunista. Un gioco pericolosissimo i cui effetti spero di non vedere per sopraggiunti limiti d'età. La storia come sempre sarà giudice e giuria.

Va da sé che usare Salvini come pretesto per celebrare Francesco é esercizio di nemmeno buona retorica, si vede che gli argomenti sono finiti. E ancor meno ce ne sono se al di là dei comportamenti simbolici il parallelo tra i due Papi lo si facesse nel merito delle parole e del pensiero, proprio partendo dalla lectio magistralis di Ratisbona (erroneamente descritta da Stella come "anti islam") e confrontandola con la facile e scontata retorica pauperista e immigrazionista di Francesco (che tanto scalda i cuori del volgo e di alcuni intellettuali della sinistra radica chic che poi però a Capalbio non vogliono immigrati a ciondolare attorno alle loro case). Un abisso incolmabile.
« Ultima modifica: Settembre 21, 2016, 12:03:19 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Istaro

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #2 il: Settembre 21, 2016, 14:13:49 pm »
Di questi tempi mi piacerebbe avere Papa Francesco alla guida dell'Italia.

Viva il Papa Re!  :D
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ilcommesso

Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #3 il: Settembre 21, 2016, 14:46:18 pm »
http://www.lastampa.it/2015/06/15/esteri/nel-marocco-degli-imam-che-sfidano-gli-islamisti-ErjWHhX2xkfSaZ44fQsx5I/pagina.html

L'islam radicalizzato è colpa dell'interpretazione distorta che ne dànno alcuni fòlli imam.
L'ignoranza è il  motore cardine su cui basano la loro egemonia.

ciaca

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #4 il: Settembre 21, 2016, 18:33:52 pm »
L'islam "radicalizzato", come alternativa a quello "moderato", non esiste.
Esiste un insieme variopinto di dottrine teologiche all'interno della più ampia scissione tra sciismo e sunnismo, il tutto all'interno di un mondo non secolarizzato, ossia in cui non esiste scissione tra potere spirituale e temporale, tra leggi dello Stato civile e leggi di Dio, con la supremazia delle prime sulle seconde almeno qui su questa terra.

Queste dottrine poi manipolate ad uso e consumo dei poteri temporali (di quel mondo come del nostro che con quel mondo cindivide affari ed interessi) si prestano in vario modo alle più spregiudicate interpretazioni e strumentalizzazioni, ma non per "ignoranza" o "povertà" Come erroneamente si è portati a credere anche sulla falsa riga di una certa RETORICA dominante, come quella pauperista del Papa chiacchierone, ma per il portato teologico e dogmatico che in sé questo culto, appunto non secolarizzato, contiene.

Su questo principio di convivenza tra ragione e fede, e sul primato che la ragione deve avere sulla fede, verteva la rivoluzionaria lectio magistralis di Ratzinger a Ratisbona, e per questo fu ferocemente attaccata (ed erroneamente tacciata di anti islamismo); e anche per questo Ratzinger é stato costretto a mettersi da parte, con una serie di scandali ad orologeria che hanno fatto da sfondo ad una evidente lotta all'interno dell'istituzione ecclesiastica.

Il portato filosofico e teologico di quel pensiero era talmente enorme da poter mettere in discussione non solo un culto come l'islam, ma la stessa esistenza della chiesa per come la conosciamo e per come il Papa abusivo vuole rappresentarcela, con annesso messaggio pauperista dogmatico poi ripreso ieri dal delirante discorso di Obama all'assemblea delle nazioni (dis)unite sul quale la stampa occidentale non ha speso una sola parola di critica nonostante contenga tutti i germi della terza guerra mondiale, di un fanatismo ideologico folle e di una visione del mondo  e del futuro a dir poco agghiacciante.
« Ultima modifica: Settembre 21, 2016, 18:36:02 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Istaro

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #5 il: Settembre 21, 2016, 22:33:19 pm »
Su questo principio di convivenza tra ragione e fede, e sul primato che la ragione deve avere sulla fede, verteva la rivoluzionaria lectio magistralis di Ratzinger a Ratisbona

Beh, più che affermare un "primato" della ragione sulla fede, Benedetto XVI ricordava che nel cristianesimo Dio stesso è "Verbo", "Lògos": ragione e parola.
Aggiungendo che "se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo (...) diventiamo anche capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni".


Il portato filosofico e teologico di quel pensiero era talmente enorme da poter mettere in discussione non solo un culto come l'islam, ma la stessa esistenza della chiesa per come la conosciamo.

Perché?
« Ultima modifica: Settembre 21, 2016, 23:09:20 pm da Istaro »
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

mbelt

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #6 il: Settembre 21, 2016, 22:48:16 pm »
Su questo principio di convivenza tra ragione e fede, e sul primato che la ragione deve avere sulla fede, verteva la rivoluzionaria lectio magistralis di Ratzinger a Ratisbona

Beh, più che affermare un "primato" della religione sulla fede, Benedetto XVI ricordava che nel cristianesimo Dio stesso è "Verbo", "Lògos": ragione e parola.
Aggiungendo che "se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo (...) diventiamo anche capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni".


Il portato filosofico e teologico di quel pensiero era talmente enorme da poter mettere in discussione non solo un culto come l'islam, ma la stessa esistenza della chiesa per come la conosciamo.

Perché?
Applausi, non aggiungo altro. Quello che non si è capito è che Benedetto XVI e Papa Francesco su queste questioni la pensano esattamente allo stesso modo, solo si esprimono in modo diverso. Anzi, uno si esprime, parla alla gente e la gente lo comprende, l'altro, l'ottimo e raffinato teologo, non lo capiva nessuno. Eccetto qualche esegeta. E un Papa deve saper comunicare alle persone, deve saper governare la Chiesa, non essere meramente un intellettuale, deve avere altre qualità che questo Pontefice ha e l'altro no. E naturalmente qualcuno nel suo delirio cade nella trappola di contrapporre le due figure, naturalmente distorcendone il pensiero, che ovviamente non è stato capito. Perché c'è il pregiudizio ideologico e penso sempre più anche altro.
« Ultima modifica: Settembre 21, 2016, 22:51:47 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #7 il: Settembre 21, 2016, 23:58:46 pm »
Perché se Dio stesso é "ragione" e "logos" dogmi, misteri della fede e veritá rivelate ancorché trascendenti e non razionalmente conciliabili con il "logos" non hanno più "natura" divina e la stessa dogmatica "parola di Dio", sia esso Gesù Cristo o Maometto o Vattelapesca, perde fondamento nella misura in cui la sua interpretazione diventa potenzialmente "irragionevole".

Ratzinger esordisce asserendo che "é necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione il tutto per concludere che ogni forma di violenza, in quanto irragionevole, é contraria alla natura di Dio.

La cosa, che si poteva facilmente ricondurre ad una critica al dogma islamico della diffusione della fede per mezzo della spada, come per altro esplicitamente fatto dallo stesso Ratzinger e che fu causa delle più aspre e violente critiche nel mondo musulmano, si estendeva in realtà a tutto il dogma "violento" dove la "violenza" non é necessariamente solo quella "fisica" ma più in generale quella della coercizione della ragione. Senza dimenticare dottrine quali quella della "guerra giusta e legittima" ampiamente affermatesi nel cristianesimo, e che ha legittimato tutte le guerre del XX secolo come il presidente Ahmadinejad (uno tra i pochi ad essersi schierato a difesa delle parole di Ratzinger nel mondo musulmano) ebbe modo di ricordare, e che ancora OGGI, mentre scriviamo, trova ampia legittimazione nell'operato del c.d. "occidente" e in particolare in tutto il medio oriente essendo alla base di tutti i conflitti che stanno infiammando quella parte del mondo mettendo in moto fenomeni di migrazione di massa che il Papa abusivo e il Nobel sulla fiducia cercano di imporre "irrazionalmente" ai loro "fedeli" come fenomeni inevitabili e irreversibili.

Ancora, dopo aver argomentato sull'affinità tra "logos" e fede, Ratzinger definisce due possibili interpretazioni della divinità:

un Dio razionale secondo i canoni umani, che possa quindi essere interpretato dalla ragione, ed un Dio completamente oscuro e trascendente il cui operato non può essere riportato all'esperienza degli uomini, i quali devono accettare le sue azioni solo attraverso la fede.

Il Papa conclude dando il vantaggio al Dio razionale, opzione che, peraltro, non era e non è scontata per tutti gli uomini: ad esempio, per la dottrina musulmana, Dio è assolutamente trascendente e la sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, nemmeno a quella della ragionevolezza.


(Cit. Wikipedia)

Ma al di là del facile riferimento al Dio trascendente e irrazionale islamico, Ratzinger si spinge alla critica della medesima interpretazione sviluppatasi del Dio cristiano nel periodo medioevale, assai vicina alla trascendenza irrazionale di origine islamica, per poi passare alla critica di quella è che la "de-ellenizzazione" del cristianesimo (che Ratzinger individua in tre distinti momenti, ossia la riforma protestante del XVI secolo, la dottrina della teologia liberale del XIX e XX secolo) arrivando così a postulare un nuovo e rivoluzionario rapporto tra logos e Dio, tra "scienza" e fede; in cui da un lato il superamento della limitazione alla ragione legata all'empirismo e dall'altro il superamento della concezione dogmatica e trascendente di Dio realizzano insieme l'annullamento della suddetta de-ellenizzazione in atto (dove per ellenizzazione si intende appunto la convergenza tra logos e fede che in certe culture si vorrebbe impedire) in grado da un lato di evitare l'uso distorto delle conquiste scientifiche e dall'altro di consentire un reale dialogo tra culture e religioni diverse, ancorché accomunate da una comune matrice "razionale".

Sulla lectio magistralis di Ratzinger c'è da studiare per una vita intera, la portata delle  sue riflessioni è talmente ampia e profonda da poter completamente riformare non solo l'approccio al dialogo tra culture e religioni ma anche la stessa struttura teologica su cui si fonda la Chiesa (e per tali ragioni fu oggetto di aspre critiche anche nel mondo cristiano ed ecclesiastico, a partire proprio da quell'arcivescovo di Buenos Aires Padre Bergoglio che qui si vorrebbe rappresentare in perfetta sintonia con Ratzinger e di cui parlerò dopo) e certamente non si può analizzare in modo esauriente in pochi anni, né men che meno in questa sede.

Lascio al vostro libero arbitrio l'opportunità di approfondire per quanto possibile non solo la portata di quei concetti ma anche la loro distanza da quella che è la retorica pauperista dell'attuale Papa nel quadro più ampio di quello che è il progetto di "nuovo ordine mondiale" formalizzato nella scritteriata politica estera americana e di cui Obama ha dato alle nazioni unite un eloquente quanto inquietante riassunto.

A chi con sconcertante faciloneria (e sono tanti) si avventura in convergenze tra il pensiero di Ratzinger e la retorica di Bergoglio voglio solo ricordare cosa scrisse nel 2006 padre Guillermo Marcó, portavoce dell'allora arcivescovo di Buenos Aires padre Bergoglio sull'edizione argentina del settimanale newsweek parlando di espressioni "infelici" e dal titolo piuttosto eloquente: l'arcidiocesi di Buenos Aires contro Benedetto XVI

"Le parole del Papa non mi rappresentano, io non avrei mai fatto quella citazione [...] Se il Papa non riconosce i valori dell’islam e tutto resta così, in venti secondi avremo distrutto ciò che è stato costruito in vent’anni"

L'attacco frontale che arrivó da una delle voci più influenti della chiesa latinoamericana, guarda caso futuro Papa Francesco, colpì molto Ratzinger in quel momento intento a rintuzzare i violenti attacchi che gli piovevano da quasi tutto il mondo islamico (con annesse minacce di morte) tanto che tra le mura vaticane non si parlò d'altro per molto tempo.

Marcó messo con le spalle al muro allora si affannó a puntualizzare che le sue parole non erano a titolo di portavoce di Bergoglio ma di presidente dell’Istituto per il dialogo inter-religoso, scusa poco credibile tanto che si chiese a Bergoglio di prendere le distanze chiedendogli come fosse possibile che lui fosse all'oscuro delle parole e del pensiero del suo portavoce. Ciò nonostante Marcó restò al suo posto e fu sostituito solo pochi mesi dopo quando a chiederne la testa fu il ministro dell'interno argentino, evidentemente ritenuto da Bergoglio più importante di Benedetto XVI.

Nel frattempo il Vaticano aveva tolto ad uno degli uomini di Bergoglio, il gesuita Joaquín Piña, l'incarico di arcivescovo di Puerto Iguazú perché aveva rilasciato alla stampa dichiarazioni simili a quelle di Marcó. Il quotidiano inglese The Telegraph riporta che da Roma avvisarono Bergoglio che sarebbe stato rimosso anche lui, se avesse continuato a delegittimare Ratzinger. Bergoglio reagì cancellando il viaggio che avrebbe dovuto portarlo al sinodo convocato dal Papa.

La querelle si protrae fino al 22 febbraio 2011 quando il nunzio apostolico in Argentina, l’arcivescovo Adriano Bernardini, proprio a Buenos Aires pronunciò un’omelia feroce contro i nemici di Ratzinger. Il Santo Padre, disse, è vittima di una "persecuzione, è stato abbandonato dagli oppositori alla Verità, ma soprattutto da certi sacerdoti e religiosi, non solo dai vescovi".

Molti di quelli cui si riferiva erano lì, in chiesa, davanti a lui. Bernardini, oggi nunzio in Italia, non è annoverato tra le simpatie dell'attuale Papa, guardacaso proprio quel Bergoglio che di fatto fu il più aspro oppositore e critico di Ratzinger e della sua lectio magistralis.

Ci vuole quindi un coraggio spregiudicato, per non dire una ignoranza e una facilineria abnormi, per scrivere che Francesco e Benedetto "la pensano allo stesso modo". Appunto senza conoscere, e probabilmente senza neanche capire; perché se questo è "pensarla allo stesso modo" je suis Charlie Hebdo

"Non si può prendere in giro la fede. Se insultano mia madre, tiro un pugno

(Il Papa abusivo e chiacchierone che tanto scalda il cuore all'unanimismo progressista)

Cosa pensa di Bergoglio Papa Ratzinger d'altronde lo dice lui stesso nelle "ultime conversazioni", libro appena uscito edito da Garzanti.
Lo definisce in modo esemplare e magistrale come l'uomo della riforma pratica che ha anche l' animo per mettere mano ad azioni di carattere organizzativo". Chi ha compreso la portata dell'inteletto di quest'uomo e del suo pensiero capirà che non è un'opinione altissima.
« Ultima modifica: Settembre 22, 2016, 02:18:52 am da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #8 il: Settembre 22, 2016, 08:33:02 am »
Io non vedo contraddizione alcuna tra la lezione di Ratisbona e le parole di Bergoglio. Il fatto che l'esperienza divina sia razionale non significa altro che essa è intimamente umana, fa parte intera della vita dell'uomo, ed è esattamente il messaggio di Bergoglio manda con il richiamo a vivere Cristo ogni giorno nella vita quotidiana, non come qualcosa di trascendente a cui dedicare attenzione in momenti particolari, una volta alla settimana, per esempio. È questo ha come postulato che è possibile ed incoraggiato il dialogo con persone di fedi diverse, proprio perché il linguaggio della religione razionale è universale parla a tutti gli uomini. Nè va dimenticato che Benedetto XVI circa alcuni passaggi che erano stati isolati dai media mondiali della sua lezione di Ratisbona e che potevano apparire di chiusura alle altre fedi lui li aveva citato espressamente come qualcosa di errato e superato. Ma un pontefice deve sapere che anche se fa una lezione parla al mondo , le sue parole saranno lette e strumentalizzate, ed era facile prevederlo. Ecco perché Ratzinger pur esprimendo concetti perfettamente compatibili con predecessori e successori non è perdonabile per la lezione di Ratisbona, perché era prevedibile che le sue parole sarebbero state piegate da chi vuole la guerra di religione. E io non mi affiderei ai deliri di Wikipedia per analizzare la lezione di Ratisbona: per esempio su Wikipedia sul mio partito o su di me ci sono cose che sono totalmente false, e se correggi, poi qualcuno corregge ancora. Ridicolo pensare che si sia dimesso per la lezione di Ratisbona: si è dimesso perché nella sua grandezza ha capito che non era adeguato nè a comunicare nè a governare la chiesa. E dove Ratzinger ha fallito di più è stato proprio nel governo della chiesa. Ma andiamo avanti. Viene detto e scritto strumentalmente che Francesco sarebbe una sorta di piacione, una persona che dice cose facili: è esattamente il contrario. Dice con estrema efficacia cose controcorrente ma fondamentali sui peccati dei cattolici, sulla parità con l'Islam, sugli immigrati, sulle riforme della chiesa. Dice le cose più difficili e meno popolari che io ricordi. Poi parliamo anche della ultima fase di Giovanni Paolo II, sulla cui grandezza non dubito, e anche sulle sue doti di comunicazione, ma che negli ultimi anni della malattia appariva sempre più comandato e guidato da Ratzinger con effetti non brillanti. Per esempio, Ratzinger da capo della Prefettura per la dottrina dell fede, sotto pontificato di Giovanni Paolo II, già a scandalo dei preti pedofili esploso mando una lettera da lui firmata in tutte le diocesi e le chiese del mondo dicendo che questi casi non dovevano essere comunicati alla giustizia dei paesi interessati, ma che dovevano essere risolti per via interna. Poi da Potenfice travolto dallo scandalo fece fortunatamente marcia indietro, ma non del tutto. Quindi anche Ratzinger di errori piuttosto gravi nel governo della chiesa ne ha commessi non pochi e non di piccolo rilievo tant'è che le persone si stavano sempre più allontanando dalla chiesa cattolica per varie.
Passiamo poi al pauperismo. Inizialmente non lo avevo capito e mi aveva colpito negativamente. Poi ho capito che da una parte appartiene alla chiesa sudamericana da cui proviene. Ma soprattutto ho capito che ha un forte valore simbolico assolutamente necessario. Lui fa come gli orientali: da l'esempio, non invita alla speranza, è speranza. Non invita alla povertà, è povertà. Mi ricordo di quando uno dei seguaci di Ratzinger veniva a celebrare la messa per i deputati con una enorme croce d'oro al collo. Francesco l'ha voluta di latta. Significa qualcosa? Secondo me si , e anche di importante.
« Ultima modifica: Settembre 22, 2016, 12:11:09 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Istaro

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #9 il: Settembre 22, 2016, 16:30:20 pm »
Antefatto.

Il pontificato di Giovanni Paolo II, un gigante della storia, aveva restituito alla Chiesa un’autorevolezza eccezionale nel consesso mondiale, con indubbi riflessi “politici”. Autorevolezza molto scomoda per i poteri che avevano una diversa “agenda” sullo sviluppo mondiale.

Per cui la malattia di Giovanni Paolo II, che a causa della sua lunga durata ha indebolito la guida della Chiesa, è stata l’occasione per la partenza di una massiccia campagna denigratoria contro la Chiesa, basata sullo stesso argomento – la pedofilia – che aveva utilizzato Goebbels ai tempi del nazismo.
Campagna che ha conosciuto il suo apice durante il pontificato di Benedetto XVI, tanto da indurlo – allorché si è accorto di non avere le energie sufficienti per farvi fronte – a farsi da parte.

Papa Francesco ha, molto banalmente, scelto una strategia di “pacificazione”, rinunciando a esporsi su tutti gli argomenti – quelli che Benedetto aveva definito "princìpi non negoziabili” - che vanno in conflitto con l’agenda politica dei poteri mondiali.

Ciò ha concesso alla Chiesa un’importante tregua, è sotto gli occhi di tutti.

Però con due gravi rischi.

Un rischio interno alla Chiesa stessa, quello di perdere autonomia e identità, ridursi a organizzazione caritativa a supporto dello Stato, come ce ne sono tante altre e come sono divenute da tempo molte chiese protestanti, sin quasi a sparire.

Un rischio esterno: il dibattito culturale mondiale viene privato dell’unica voce dissonante, capace di interrogare il pensiero unico dominante in maniera razionale e puntuale. Resta solo il sottofondo rumoroso dei pensieri “alternativi”, privi di respiro e facilmente inglobati nel “dibattito” virtuale.


Ratzinger da capo della Prefettura per la dottrina dell fede, sotto pontificato di Giovanni Paolo II, già a scandalo dei preti pedofili esploso mando una lettera da lui firmata in tutte le diocesi e le chiese del mondo dicendo che questi casi non dovevano essere comunicati alla giustizia dei paesi interessati, ma che dovevano essere risolti per via interna. Poi da Potenfice travolto dallo scandalo fece fortunatamente marcia indietro, ma non del tutto.

Questa è una delle tante falsità che fu messa in circolo ai tempi del violento attacco alla Chiesa sul tema della pedofilia. Una falsità introdotta dal famigerato video della BBC Sex Crimes and the Vatican, nel quale si dava un’interpretazione capovolta di alcuni passaggi della lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinal Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001.

In quella lettera – che dava esecuzione alla lettera apostolica di Giovani Paolo II  Sacramentorum sanctitatis tutela – si stabiliva che “questi delitti [i più gravi] sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede”, con preciso riferimento alla competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. La disposizione, cioè, sottraeva la giurisdizione alle diocesi e la avocava al Vaticano, proprio allo scopo di inasprire la repressione degli illeciti, impendo gli insabbiamenti che si erano verificati a volte a livello locale (dove rapporti di conoscenza e di amicizia avevano indotto ad affrontare alcuni casi in maniera troppo indulgente).
Questa disposizione non riguardava i rapporti con l’ordinamento statale e in nessun modo liberava gli interessati dal dovere di “leale collaborazione” con le autorità pubbliche.


Perché se Dio stesso é "ragione" e "logos" dogmi, misteri della fede e veritá rivelate ancorché trascendenti e non razionalmente conciliabili con il "logos" non hanno più "natura" divina e la stessa dogmatica "parola di Dio", sia esso Gesù Cristo o Maometto o Vattelapesca, perde fondamento nella misura in cui la sua interpretazione diventa potenzialmente "irragionevole".
(…)
Ma al di là del facile riferimento al Dio trascendente e irrazionale islamico, Ratzinger si spinge alla critica della medesima interpretazione sviluppatasi del Dio cristiano nel periodo medioevale, assai vicina alla trascendenza irrazionale di origine islamica,
 

Attenzione: quando Papa Benedetto invita a recuperare un corretto rapporto tra ragione e fede non sta introducendo una novità eversiva nella dottrina ecclesiale, ma sta cercando di recuperare il filo conduttore del pensiero cristiano e cattolico.

La dottrina del “Lógos” è nel Vangelo. La visione del culto cristiano come culto “ragionevole” è di San Paolo (cfr Rm 12,1), colui che ha realizzato la discussa “ellenizzazione” dell’annuncio evangelico.

Il pensiero medievale – e da allora anche quello della Chiesa moderna - ha avuto come gigante e cardine Tommaso d’Aquino, con la sua dottrina di derivazione aristotelica saldamente razionale. Le correnti volontariste ispirate a Duns Scoto sono sempre state minoritarie, almeno nel cattolicesimo.

Nel pensiero “ufficiale” della Chiesa, quindi, non c’è mai stata una sottovalutazione della ragione (anzi i suoi critici interni l’hanno sempre accusata proprio di eccessiva prudenza raziocinante); semmai – e qui cito ancora il discorso di Ratisbona – dalla Chiesa è venuto l’invito a “un allargamento del nostro concetto di ragione e dell’uso di essa”, superando “la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento”. Questa ragione “aperta”, essendo comune a tutti gli uomini, di ogni credo (religoso e non), può e deve essere il terreno d’incontro comune.

Senza però dimenticare - puntualizza Ratzinger - che per il cristiano ancor più importante è “l'amore, [che] come dice Paolo, ‘sorpassa’ la conoscenza ed è per questo capace di percepire più del semplice pensiero (cfr Ef 3,19)”.
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

mbelt

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #10 il: Settembre 22, 2016, 17:38:45 pm »
Antefatto.

Il pontificato di Giovanni Paolo II, un gigante della storia, aveva restituito alla Chiesa un’autorevolezza eccezionale nel consesso mondiale, con indubbi riflessi “politici”. Autorevolezza molto scomoda per i poteri che avevano una diversa “agenda” sullo sviluppo mondiale.

Per cui la malattia di Giovanni Paolo II, che a causa della sua lunga durata ha indebolito la guida della Chiesa, è stata l’occasione per la partenza di una massiccia campagna denigratoria contro la Chiesa, basata sullo stesso argomento – la pedofilia – che aveva utilizzato Goebbels ai tempi del nazismo.
Campagna che ha conosciuto il suo apice durante il pontificato di Benedetto XVI, tanto da indurlo – allorché si è accorto di non avere le energie sufficienti per farvi fronte – a farsi da parte.

Papa Francesco ha, molto banalmente, scelto una strategia di “pacificazione”, rinunciando a esporsi su tutti gli argomenti – quelli che Benedetto aveva definito "princìpi non negoziabili” - che vanno in conflitto con l’agenda politica dei poteri mondiali.

Ciò ha concesso alla Chiesa un’importante tregua, è sotto gli occhi di tutti.

Però con due gravi rischi.

Un rischio interno alla Chiesa stessa, quello di perdere autonomia e identità, ridursi a organizzazione caritativa a supporto dello Stato, come ce ne sono tante altre e come sono divenute da tempo molte chiese protestanti, sin quasi a sparire.

Un rischio esterno: il dibattito culturale mondiale viene privato dell’unica voce dissonante, capace di interrogare il pensiero unico dominante in maniera razionale e puntuale. Resta solo il sottofondo rumoroso dei pensieri “alternativi”, privi di respiro e facilmente inglobati nel “dibattito” virtuale.


Ratzinger da capo della Prefettura per la dottrina dell fede, sotto pontificato di Giovanni Paolo II, già a scandalo dei preti pedofili esploso mando una lettera da lui firmata in tutte le diocesi e le chiese del mondo dicendo che questi casi non dovevano essere comunicati alla giustizia dei paesi interessati, ma che dovevano essere risolti per via interna. Poi da Potenfice travolto dallo scandalo fece fortunatamente marcia indietro, ma non del tutto.

Questa è una delle tante falsità che fu messa in circolo ai tempi del violento attacco alla Chiesa sul tema della pedofilia. Una falsità introdotta dal famigerato video della BBC Sex Crimes and the Vatican, nel quale si dava un’interpretazione capovolta di alcuni passaggi della lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinal Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001.

In quella lettera – che dava esecuzione alla lettera apostolica di Giovani Paolo II  Sacramentorum sanctitatis tutela – si stabiliva che “questi delitti [i più gravi] sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede”, con preciso riferimento alla competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. La disposizione, cioè, sottraeva la giurisdizione alle diocesi e la avocava al Vaticano, proprio allo scopo di inasprire la repressione degli illeciti, impendo gli insabbiamenti che si erano verificati a volte a livello locale (dove rapporti di conoscenza e di amicizia avevano indotto ad affrontare alcuni casi in maniera troppo indulgente).
Questa disposizione non riguardava i rapporti con l’ordinamento statale e in nessun modo liberava gli interessati dal dovere di “leale collaborazione” con le autorità pubbliche.


Perché se Dio stesso é "ragione" e "logos" dogmi, misteri della fede e veritá rivelate ancorché trascendenti e non razionalmente conciliabili con il "logos" non hanno più "natura" divina e la stessa dogmatica "parola di Dio", sia esso Gesù Cristo o Maometto o Vattelapesca, perde fondamento nella misura in cui la sua interpretazione diventa potenzialmente "irragionevole".
(…)
Ma al di là del facile riferimento al Dio trascendente e irrazionale islamico, Ratzinger si spinge alla critica della medesima interpretazione sviluppatasi del Dio cristiano nel periodo medioevale, assai vicina alla trascendenza irrazionale di origine islamica,
 

Attenzione: quando Papa Benedetto invita a recuperare un corretto rapporto tra ragione e fede non sta introducendo una novità eversiva nella dottrina ecclesiale, ma sta cercando di recuperare il filo conduttore del pensiero cristiano e cattolico.

La dottrina del “Lógos” è nel Vangelo. La visione del culto cristiano come culto “ragionevole” è di San Paolo (cfr Rm 12,1), colui che ha realizzato la discussa “ellenizzazione” dell’annuncio evangelico.

Il pensiero medievale – e da allora anche quello della Chiesa moderna - ha avuto come gigante e cardine Tommaso d’Aquino, con la sua dottrina di derivazione aristotelica saldamente razionale. Le correnti volontariste ispirate a Duns Scoto sono sempre state minoritarie, almeno nel cattolicesimo.

Nel pensiero “ufficiale” della Chiesa, quindi, non c’è mai stata una sottovalutazione della ragione (anzi i suoi critici interni l’hanno sempre accusata proprio di eccessiva prudenza raziocinante); semmai – e qui cito ancora il discorso di Ratisbona – dalla Chiesa è venuto l’invito a “un allargamento del nostro concetto di ragione e dell’uso di essa”, superando “la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento”. Questa ragione “aperta”, essendo comune a tutti gli uomini, di ogni credo (religoso e non), può e deve essere il terreno d’incontro comune.

Senza però dimenticare - puntualizza Ratzinger - che per il cristiano ancor più importante è “l'amore, [che] come dice Paolo, ‘sorpassa’ la conoscenza ed è per questo capace di percepire più del semplice pensiero (cfr Ef 3,19)”.
Io non  ho mai avuto in mano il testo integrale della lettera di Ratzinger, ma conosco e mi fido di chi la ha avuta in mano. E mi ha detto che era espressamente scritto che doveva rimanere affare interno, da risolversi internamente, da evitare ogni coinvolgimento o denuncia alle autorità dello Stato. Se è così ho ragione io, altrimenti hai ragione tu. Però su una cosa ho ragione io, e qui ne ho la certezza: il problema della pedofilia è stato di dimensioni enormi, non sono nella potentissima e ricchissimi chiesa americana, ma in tutto il mondo. Per decenni sono stati coperti crimini molto molto gravi, che hanno riguardato migliaia di persone. Tanto che secondo me si dovrebbe comprendere come sia potuto accadere. Cosa che Papa Ratzinger non solo non ha mai negato, ma da Pontefice ha ammesso, e ha ammesso risarcimenti monstre in giro per il mondo, ha incontrato vittime, ha riformato persino i criteri di reclutamento dei parroci, a dimostrazione che il fenomeno aveva tratti strutturali. Boston? Dice qualcosa Boston? Il cardinale Law? Gregori Orlandi? A me dice molto. Altro che bugia alla Goebbels. Che ti piaccia o no.
Poi non vedo a chi desse fastidio la Chiesa negli anni 2000, gli anni di Ratzinger con o senza Giovanni Paolo II malato. Agli USA andava bene tutto, persino la differenziazione sulla guerra in Iraq, non era niente di nuovo e di inedito. Giovanni Paolo II aveva dato molto fastidio ma molti anni prima all'URSS. Quindi non vedo neppure il movente di quanto affermi. I "diritti non negoziabili", definizione non di Giovanni Paolo II ma del cardinale Ruini, sono una contraddizione in termini che per fortuna Bergoglio non usa più. Ma nella sostanza Bergoglio è sempre contro tutto: aborto, omosessualità, ha aperto solo ad un maggiore rispetto umano (e mi sembra il minimo) e ha ricordato che non esistono peccati imperdonabili. Solo su divorziati ha parzialmente aperto, ma più a parole che nei fatti, perché già i vescovi decidevano caso per caso.
« Ultima modifica: Settembre 22, 2016, 17:57:10 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #11 il: Settembre 22, 2016, 18:15:08 pm »
Citazione
Attenzione: quando Papa Benedetto invita a recuperare un corretto rapporto tra ragione e fede non sta introducendo una novità eversiva nella dottrina ecclesiale

Io non ho parlato di "eversione" ma di "rivoluzione". E la "rivoluzione" sta proprio nell'invito a invertire quel fenomeno di "de-ellenizzazione" che nel medio evo prima e a partire dalla riforma protestante poi fino alla teologia liberale del XIX e XX secolo ha caratterizzato la dottrina cristiana e la stessa struttura ecclesiastica.

Bergoglio col suo pontificato ha di fatto messo nel cassetto la lectio magistralis di Ratzinger, la cui portata é ancora tutta da scoprire come dimostra il fatto che da 10 anni se ne parla ininterrottamente; pensiero che così aspramente aveva criticato tramite il suo portavoce, riposizionandosi poi sull'ortodossia precedente a quelle dirompenti parole, prima di tutto nel rapporto con l'islam.

La storia come sempre sarà giudice inappellabile. Io molto poco cristianamente spero che Bergoglio termini il prima possibile il suo pontificato perché i danni che sta facendo sono incalcolabili.
« Ultima modifica: Settembre 22, 2016, 18:30:47 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #12 il: Settembre 22, 2016, 18:27:37 pm »
Ma poi non era Ratzinger che aveva il fratello pedofilo?

Istaro

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #13 il: Settembre 23, 2016, 14:04:36 pm »
Ma poi non era Ratzinger che aveva il fratello pedofilo?

Pedofilo no.

Georg Ratzinger, fratello del Papa e direttore di un coro presso il Duomo di Ratisbona, ha ammesso di aver a volte usato qualche ceffone per redarguire i suoi allievi.

Questa ammissione è stata fatta allorché sono emersi abusi, anche sessuali, in una struttura separata dal coro, la scuola minore. Anche se è stato chiarito che Georg Ratzinger non ha avuto nessun ruolo in questi abusi, c’è chi ha ipotizzato che potesse sapere qualcosa.
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

Istaro

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Re:Criticare il Papa senza conoscere...
« Risposta #14 il: Settembre 23, 2016, 14:20:03 pm »
Io non  ho mai avuto in mano il testo integrale della lettera di Ratzinger, ma conosco e mi fido di chi la ha avuta in mano. E mi ha detto che era espressamente scritto che doveva rimanere affare interno, da risolversi internamente, da evitare ogni coinvolgimento o denuncia alle autorità dello Stato

Allora hai scoperto di poterti fidare un po’ di meno di questa persona…  ;)

La lettera De delictis gravioribus  non è un testo segreto, ma è consultabile sul sito del Vaticano, unitamente  a una serie di documenti che ne specificano la portata (lettura facoltativa per chi non è cultore della materia; ma che dovrebbe essere obbligatoria per chi si è interessato all’argomento e per quei giornalisti un po’ cialtroni che rilanciano tutto ciò che fa sensazione; o che magari risponde a qualche direttiva...).


Però su una cosa ho ragione io, e qui ne ho la certezza: il problema della pedofilia è stato di dimensioni enormi, non sono nella potentissima e ricchissimi chiesa americana, ma in tutto il mondo. Per decenni sono stati coperti crimini molto molto gravi, che hanno riguardato migliaia di persone. Tanto che secondo me si dovrebbe comprendere come sia potuto accadere. Cosa che Papa Ratzinger non solo non ha mai negato, ma da Pontefice ha ammesso, e ha ammesso risarcimenti monstre in giro per il mondo, ha incontrato vittime, ha riformato persino i criteri di reclutamento dei parroci, a dimostrazione che il fenomeno aveva tratti strutturali. Boston? Dice qualcosa Boston? Il cardinale Law? Gregori Orlandi? A me dice molto. Altro che bugia alla Goebbels. Che ti piaccia o no.
 

Io non ho scritto che il fenomeno della pedofilia sia stato inventato o che sia poco grave.
Ho sottolineato piuttosto che è stato “montato” – esattamente come fece Goebbels nel 1937, dopo la diffusione dell’enciclica Mit brennender sorge  che condannava il nazismo – per denigrare la Chiesa nel suo insieme (per colpirla nelle sue "ragioni" facendo leva sui suoi torti).

Innanzitutto, io penso che la pedofilia sia un fenomeno schifosissimo, forse il più repellente che esista (per inciso: se ne parla troppo poco e gode di coperture inconfessabili).
Ed è ancora più spregevole quando se ne rendono responsabili uomini di Chiesa, i quali dovrebbero ricordare che proprio verso questi crimini Cristo è stato implacabile: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”.
(Dovrei aggiungere che trovo quasi altrettanto stomachevole il fatto che tra i più accaniti accusatori della Chiesa, su questo argomento, vi siano stati esponenti delle correnti di pensiero che hanno cercato di sdoganare “la libera espressione dell’affettività sessuale dei minori”…  ma lasciamo perdere.)

La questione non è, quindi, se siano esistiti o meno casi di pedofilia (sono esistititi) e se siano o meno gravi (sono gravissimi).
La questione è che il fenomeno è stato montato ad arte, ingigantito, travisato, con un obiettivo politico ben preciso. Tant’è che la grancassa mediatica si è attutita quando l’obiettivo è stato raggiunto.

Il fenomeno è stato montato ad arte innanzitutto da alcuni studi legali americani, come quello dell’avvocato del Minnesota Jeff Anderson, che con questa vicenda si è enormemente arricchito. Attingendo alle banche dati degli antichi allievi dei seminari, iniziò a contattarli sistematicamente promettendo lauti risarcimenti in caso avessero ricevuto maltrattamenti. Il buon Anderson, il cui esempio è stato seguito da numerosi altri studi legali, faceva  anche affidamento – a ragione – sul fatto che molte diocesi, per evitare lo scandalo, erano disposte a patteggiare (e quindi a pagare altissimi risarcimenti) anche quando non fosse appurato che si trattava di accuse fondate.

E su quei casi - quelli veri e quelli presunti - si sono infine buttati a pesce i media, che non si sono limitati a “coprire” la notizia”, ma hanno imbastito vere e proprie campagne orchestrate incessantemente. Condite spesso di vere e proprie "bufale" (come quelle contenute nel già citato video BBC), le quali però assolvevano egregiamente lo scopo di creare un determinato clima.

Ad ogni modo, se vogliamo fare numeri precisi, il numero di sacerdoti di cui è stata accertata  la responsabilità in casi di pedofilia (comprendendo anche le molestie ad adolescenti; i casi di pedofilia vera e propria sono meno di un decimo) è di alcune centinaia  (non migliaia), in tutto il mondo, in oltre cinquant’anni. Casi che hanno coinvolto meno dell’1% degli oltre quattrocentomila sacerdoti esistenti (con l’eccezione di Stati Uniti e Irlanda, i due Paesi dove il fenomeno è stato più diffuso). Casi che sono in percentuale grandemente inferiore a quella che si dà per altri ambienti educativi (scuole, associazioni sportive, ecc.). Casi, infine, in larga parte riferiti agli anni Sessanta e Settanta (anni in cui si era diffusa anche nei seminari una certa indulgenza rispetto a costumi più “aperti”) e che avevano iniziato a declinare già con il cambio di clima seguito all’avvento di Giovanni Paolo II.

Questa visione d’insieme non sminuisce la gravità enorme dei singoli casi (e anche delle coperture che ottennero da qualche vescovo locale). Ma delinea il profilo evidente di una campagna mediatica largamente strumentale.


Poi non vedo a chi desse fastidio la Chiesa negli anni 2000, gli anni di Ratzinger con o senza Giovanni Paolo II malato. Agli USA andava bene tutto, persino la differenziazione sulla guerra in Iraq, non era niente di nuovo e di inedito. Giovanni Paolo II aveva dato molto fastidio ma molti anni prima all'URSS. Quindi non vedo neppure il movente di quanto affermi.

La Chiesa dava – e in certa misura dà ancora - fastidio sui temi della vita, della famiglia, dello sfruttamento, della violenza.

Con Giovanni Paolo II aveva raggiunto importanti successi.
Non solo in campo geopolitico, dando un contributo decisivo alla caduta del muro di Berlino.
Ma anche nel portare alla luce del sole le “strategie di sviluppo” perseguite - anche tramite le agenzie ONU – da alcuni Stati occidentali e potentati economici: “diritti di salute riproduttiva”, politiche antifamiliari, politiche per la denatalità, aiuti allo sviluppo ai Paesi poveri condizionati all’accoglimento di determinate politiche sociali (quella che Bergoglio chiama “colonizzazione ideologica”), politiche di assistenza economica e sanitaria volte a instaurare dipendenza, ecc.
La Conferenza su popolazione e sviluppo del Cairo, nel 1994, segnò un successo eclatante per la Chiesa, che riuscì ad aggregare la maggioranza dei partecipanti su posizioni pragmatiche e rispettose delle culture dei singoli Stati.
Da lì cominciò una decennale lotta senza quartiere, che passava anche per il continuo tentativo di estromettere il Vaticano dalla sede ONU.

Ebbene: qualcuno può anche ritenere le posizioni della Chiesa “sbagliate”. Risparmiamoci qui il dibattito sui massimi sistemi.
Ma non possiamo negare i conflitti storici e politici evidenti, che hanno avuto un ruolo decisivo negli eventi che hanno condizionato il papato (“scandalo” pedofilia, Vatileaks, dimissioni di Benedetto XVI, scelta difensiva di Francesco).
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