https://www.letemps.ch/economie/2016/09/28/crise-horlogere-nest-une-crise-economique
Nel merito dell'intervista a Bennahmias, bisogna annotare che il timoniere di una delle poche aziende che crescono, in questo frangente di crisi, segue ricette di tenore diverso da quelle più volte invocate - mi sembra - in questo forum.
Non ritiene che ci sia una carenza di idee e innovazione (anche se ha in pancia Renaud & Papi), ma che bisogna principalmente "ricreare desiderio, sedurre i clienti, realizzare lusso emozionale".
Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.
Non ritiene che i prezzi esagerati siano un freno, anzi sottolinea che la
maison supporta i concessionari "che fanno sforzi per vendere i pezzi più cari".
Non ritiene che si stia contraendo il mercato potenziale per l'orologeria di lusso, il quale anzi "si accresce senza sosta". Se "l'alto di gamma dell'orologeria svizzera ha prodotto nel 2015 tra i 500.000 e i 600.000 orologi", noi "abbiamo 40 milioni di potenziali clienti".
Sottolinea semmai l'importanza di crescere con prudenza e diversificando i mercati.
Ma il nodo della questione, secondo lui, è la
politica distributiva.
Nei punti vendita deve essere più selettiva: meno operatori (per accrescere l'immagine di esclusività), più qualificati.
Inoltre, si interroga su nuovi canali per raggiungere i potenziali utenti "davvero ricchi che non frequentano più le
boutiques".
Insomma: i valori di contenuto del prodotto, e di un più equilibrato rapporto qualità/prezzo, non sono nemmeno menzionati.
Secondo me il suo discorso è valido a breve/medio termine, perché i clienti "davvero ricchi" si orienteranno sul bene orologio, come oggetto di "lusso emozionale", solo finché questo oggetto sia socialmente riconoscibile. Cioè fino a che rimarrà in piedi un mercato più vasto, di fascia media e anche medio-bassa, che utilizza l'orologio, ha concrete possibilità di accesso ad orologi di buona fattura, e guarda come ad un oggetto del desiderio gli orologi di lusso.
Però non so se il CEO di una grande azienda debba farsi carico di sostenere settori di mercato in cui non opera e non fa profitti...
(Casomai potremmo dire che dovrebbe cercare di ampliare il suo specifico bacino di utenza, quello dei potenziali clienti "davvero ricchi", puntando non solo su quanti guardano al fattore emozionale, ma anche su coloro che guardano a qualità e innovazione. Ma è difficile quantificare il numero di coloro che, oggi come oggi, ritengono questi elementi determinanti per spendere decine di migliaia di euro/dollari...)