Non è un'opinione ma un dato di fatto.
Poi tu confondi l'aspetto del "prestigio", inteso come qualità del prodotto e che è apprezzato e valorizzato da una cerchia molto ristretta di intenditori, con il valore del marchio (che é invece un valore economico e dipende dal successo commerciale dell'azienda e da quanto il marchio incide su quel successo).
É evidente che Patek si è appoggiata ad una storia di pregio, come é evidente che dal quarzo in poi il successo commerciale e quindi il valore del marchio e l'effimero prestigio da esso evocato non si fonda più sul pregio della produzione ma su altri fattori. E solo chi è capace di valorizzare questi altri fattori che con il pregio e l'orologeria purtroppo hanno nulla a che vedere riesce a stare sul mercato per tanto tempo e con "successo".
La cosa può piacere o meno, ma resta un dato di fatto che dura da 40 anni. Le critiche sono tutte giuste, motivate e meritate, ma i numeri e i risultati economici danno ragione a loro da 40 anni. Quindi ben vengano le critiche ragionate, ma evitiamo di dare "lezioni" di management a chi da 40 anni porta avanti un'azienda di successo perché rischiamo di fare ridere i polli.
Anche io penso che alla lunga certe scelte avanno i loro effetti negativi anche sui risultati economici, e che Stern nipote non sia all'altezza del ruolo e dei predecessori, ma se lo possono permettere di sbagliare senza che ciò porti a nessuna "fine".