Orologico Forum 3.0

Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.

Beppe

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #30 il: Novembre 02, 2016, 09:53:56 am »
Ti ringrazio Roberto.
Non conoscendo il problema, non posso esprimere alcuna opinione sensata al riguardo, ammesso che ne abbia la competenza, che sono invece sicurissimo di non avere su possibili "modelli speculativi".
Quanto ad attribuire ogni colpa, palese e/o latente, a Richemont, non sono d'accordo: quando le cose vanno come stanno andando, le colpe dipendono da molte concause e da molti soggetti che hanno contribuito, magari inconsapevolmente, a determinare il risultato.
Per queste ragioni, la/le terapie devono o dovrebbero essere concordate tra i diversi protagonisti, dai piú grandi ai più piccoli, ma questo é quasi impossibile da ottenere, purtroppo.
Certo che se gli Appassionati facessero sentire meglio e di piú le loro voci, questo potrebbe risultare, a mio avviso, molto utile.
Ancora grazie.


Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #31 il: Novembre 02, 2016, 11:32:43 am »
Tutto il mondo in tutti i campi è pieno di soloni spocchiosi!
si è vero ...questo Pons quantomeno non ha peli sulla lingua e stupendi orologi al polso... ;)



e.m.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #32 il: Novembre 02, 2016, 15:27:16 pm »
Secondo me il signor Pons ha centrato il problema (che gli appassionati veri avevano naturalmente colto).
Giustifico anche il suo modo di porsi:la guerra (a tutti i pennivendoli che scrivono di orologi senza capirne un tubo) non si fa con una rosa in bocca.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #33 il: Novembre 03, 2016, 13:40:19 pm »
Quando ho pensato di segnalare la "Lettera aperta a Johann Rupert" scritta e pubblicata da Gregory Pons su Business Montres, non immaginavo che avrebbe potuto originare critiche e consensi talmente contrastanti.
In realtá, prima di leggere l'articolo in oggetto, nemmeno sapevo dell'esistenza di un giornalista-editore con quel nome, ammissione di una mia grave ignoranza che mi dá parecchio fastidio perché mi costringe ad ammettere che l'Orologeria non fa più parte, ahimè, del mio mondo.
Ció non di meno, mi da piacere leggere di orologeria e, come in questo caso, esprimere la mia opinione al riguardo, con preghiera di non dimenticare che, essendo un ex, si tratterà di opinioni, piú o meno condivisibili, ma necessariamente ammantate da un velo di nostalgia per un mondo che appartiene, per come dicevo, al mio passato.
Dunque, quando ho letto l'articolo di Pons, dentro di me é come ripartito un film, quel film immaginario che raccontava la Storia recente di un'orologeria che mi é sempre piaciuto immaginare piú umana, meno farlocca, piú autentica.
In quello scritto di Pons, é vero che non ho trovato troppa eleganza formale né alcuno stile di impostazione manichea, vorrei dire per fortuna, ma ho trovato quelcoraggio, non comune nel settore, di dire quello che si pensa, che puó essere condiviso oppure no, senza per questo apparire come superficiale o privo di valore. Una cosa é certa, almeno per me, Pons non parla per sentito dire, ma conosce, a me sembra molto bene, il settore dell'orologeria e scrive di circostanze fattuali, nelle quali mi sembra di ritrovarmi, seppur dopo anni di assenza.
D'altronde, coerente alla mia indole, se da un lato ho giá espresso chiaramente il mio dissenso alle critiche mosse alle accuse di Pons, é altrettanto vero che devo tener conto dell'autorevole e credibile testimonianza di Croix de Malte, Forumista che mi sembra conosca bene il mondo degli orologi e di cui ho letto sempre e solo interventi chiari e condivisibili, almeno per il sottoscritto.
Personalmente, sono convinto che altre siano le cause che hanno condotto il mondo dell'orologeria a vivere il momento e le difficoltá attuali :la debordante finanziarizzazione dell'economia, i Clienti e gli Appassionati di orologeria, il mondo della comunicazione, ivi compresi i pochi Media e giornalisti specializzati. Potrebbe essere interessante sviluppare questi argomenti. E le aziende? Le aziende di orologeria, anche quelle apparentemente indipendenti, in realtá dipendono dal contesto in cui operano, contesto piuttosto ristretto e dominato da Gruppi finanziari, che hanno allargato i loro interessi all'Orologeria  per diverse ragioni, ma non certo per passione. Detti Gruppi hanno scelto e nominato un certo tipo di management, spesso ruffiano, come dice Pons, con un unico obbiettivo, quello di guadagnare presto e tanto. Ma purtroppo la politica del presto e tanto non é compatibile con il mondo delle lancette, mondo dove é vero che sono arrivati aiuti tecnologici formidabili, i quali hanno certamente velocizzato e spesso migliorato alcuni processi produttivi, ma che non sono, fortunatamente, riusciti a sostituire gli uiomini, i quali, in orologeria soprattutto, hanno i loro tempi e scansioni temporali diverse dalle macchine. Con un difetto, alcuni uomini, soprattutto se Orologiai, quello di dire cose che i nuovi manager fanno fatica a capire, ma solo perché di orologeria non capiscono un acca.
Tuttavia, a parer mio, anche questa volta l'Orologeria riuscirá a risorgere, ma dovrá ritrovare una dimensione umana, fatta di proprietari appassionati, di manager appassionati, capaci di far funzionare e gestire le aziende ed il loro Personale, senza dimenticare che gli Orologiai, benché dipendenti, sono diversi dai dipendenti non orologiai, concetto banale ma non per tutti. Dovranno imparare, capire, appassionarsi, imparare, per poter fare bene il loro lavoro, un lavoro bellissimo ma che necessita di una grande passione, ingrediente anacrostico, senza il quale non si fa nulla in Orologeria.
Fortunatamente non sono il solo ad aver valutato positivamente l'articolo in oggetto, e mi auguro che  esso possa costituire un passo nella giusta direzione verso la rigenerazione di un'Orologeria piú vera, quella in fondo che, nel mio piccolo, ho sempre sognato.
Dico quindi grazie a Gregory Pons e spero che tanti altri che sanno, come lui, decidano di  parlare apertamente dei mali che hanno indebolito quel mondo che tutti amiamo e che vorremmo vedere rifiorire.
Caro Beppe,è un vero piacere leggere i tuoi interventi sempre pertinenti e misurati.
C'è tutto da imparare.

PESSOA67

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #34 il: Novembre 03, 2016, 15:59:16 pm »
Parlando con un venditore che ha anche un laboratorio dove fa la manutenzione agli orologi che vende mi diceva che la scuola di orologeria di Milano prima durava tre anni ora due, che poco alla volta nessuno saprà più fare un perno o una ruota...ed io aggiungo diventerà come per un TV o un frigorifero, non si riparerà più nulla...e poi quanti potranno e/o vorranno permettersi per una semplice revisione ufficiale 400-500euro a orologio??
Mah........
O forse tornerà come molte cose negli ultimi anni ad uso e consumo solo di persone davvero ricche, una platea meno numerosa ma magari con più propensione alla spesa.

e.m.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #35 il: Novembre 03, 2016, 16:05:04 pm »
Da quanto predico che l'orologeria meccanica morira' per mancanza di orologiai?

ciaca

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #36 il: Novembre 03, 2016, 16:18:53 pm »
Già oggi sono dei cambia pezzi, nessuno ricostruisce più nulla e quelli capaci di farlo, per orologi vintage per cui non sono disponibili ricambi, si contano sulle dita di una mano e si fanno pagare cifre sconsiderate soatenibili sui soli orologi dall'elevato valore commerciale.

L'orologeria è già "usa e getta" a maggior ragione da quando è stata assoggettata alle logiche del lusso griffato che vive di mode cicliche e quindi fonda proprio sull'usa e getta la sua sostenibilità.
Siccome gli orologi hanno una durata molto più ampia di quella desiderata occorre indurre gli utenti a gettarli via anzitempo per comprarne sempre di nuovi, con i vecchi gettati via non perché non più funzionanti ma semplicemente perché non più alla moda.

In orologeria e nel campo del lusso griffato le mode servono esattamente a questo scopo, in altri settori come l'informatica è l'obsolescenza programmata e indotta tramite software lo strumento attraverso il quale si ottiene lo stesso risultato.
« Ultima modifica: Novembre 03, 2016, 16:20:26 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

e.m.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #37 il: Novembre 03, 2016, 16:26:02 pm »
Diciamo che va gia' bene se riescono ad inquadrare il problema.
Nonostante l'aiuto dei chronocomparatori elettronici spesso non scatta la scintilla,vanno avanti per esclusione. >:(

tick

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #38 il: Novembre 03, 2016, 18:05:54 pm »
Diciamo che va gia' bene se riescono ad inquadrare il problema.
Nonostante l'aiuto dei chronocomparatori elettronici spesso non scatta la scintilla,vanno avanti per esclusione. >:(

Succede anche nel campo automotive dove i moderni sistemi di diagnosi danno informazioni estremamente più puntuali.
E' un attitudine più che un problema tecnico.
The quieter you become, the more you can hear

e.m.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #39 il: Novembre 04, 2016, 08:28:44 am »
Diciamo che va gia' bene se riescono ad inquadrare il problema.
Nonostante l'aiuto dei chronocomparatori elettronici spesso non scatta la scintilla,vanno avanti per esclusione. >:(

Succede anche nel campo automotive dove i moderni sistemi di diagnosi danno informazioni estremamente più puntuali.
E' un attitudine più che un problema tecnico.
Succede anche in medicina:trovare oggi un medico che riesca a fare una diagnosi senza l'ausilio di decine di indagini e' fatto raro.Poveri noi.


Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #41 il: Novembre 07, 2016, 11:41:15 am »
proprio i CEO di Montblanc e IWC dovevano promuovere........ se lavoreranno come hanno fatto per i rispettivi brand sarà una catastrofe......eh,eh... e sono contento....eh,.eh

S.M.

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #42 il: Novembre 11, 2016, 18:51:34 pm »
...omisis.............................
Tuttavia, a parer mio, anche questa volta l'Orologeria riuscirá a risorgere, ma dovrá ritrovare una dimensione umana, fatta di proprietari appassionati, di manager appassionati, capaci di far funzionare e gestire le aziende ed il loro Personale, senza dimenticare che gli Orologiai, benché dipendenti, sono diversi dai dipendenti non orologiai, concetto banale ma non per tutti. Dovranno imparare, capire, appassionarsi, imparare, per poter fare bene il loro lavoro, un lavoro bellissimo ma che necessita di una grande passione, ingrediente anacrostico, senza il quale non si fa nulla in Orologeria.
Fortunatamente non sono il solo ad aver valutato positivamente l'articolo in oggetto, e mi auguro che  esso possa costituire un passo nella giusta direzione verso la rigenerazione di un'Orologeria piú vera, quella in fondo che, nel mio piccolo, ho sempre sognato.
Dico quindi grazie a Gregory Pons e spero che tanti altri che sanno, come lui, decidano di  parlare apertamente dei mali che hanno indebolito quel mondo che tutti amiamo e che vorremmo vedere rifiorire.
.
Magari Beppe.... magari.......

Io non sono così ottimista come te pur condividendo in pieno le tue idee ed essendo daccordo con quanto scrive Pons (che non conoscevo).
Purtroppo non parlando francese non posso abbonarmi alla rivista, altrimenti lo avrei fatto.

E' ora di farla finita con la stampa ruffiana e pilotata. Guardate dove ci ha portato, e non solo il "nostro" settore.

Viva le "penne" libere anche se possono apparire egocentriche.
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Beppe

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #43 il: Novembre 12, 2016, 08:28:02 am »
Ciao Stefano,
Potresti avere ragione, ma essere ottimisti o pessimisti sono solo due stati d'animo, e come tali fanno parte del carattere di ognuno d noi.
Ma qui mi fermo perché come psicologo non valgo una cicca.
Mi chiedo solo se si può amare l'Orologeria, sopratutto quella Bella, essendo pessimista.
Sperando di non essere frainteso, e nella consapevolezza che basta una microscopica disattenzione per rovinare ore o giorni di lavoro, e conscio del grandissimo impegno di cui é impregnato ogni singolo orologio, mi piace pensare   all'Orologeria come al mondo dei balocchi, dove silenziosi e concentratissimi artisti un po' maghi, si divertono (si fa per dire) a pensare e confezionare meravigliosi oggetti, capaci di farci sognare e giocare.
Qualcuno penserá che la vecchia "ferme" di Blancpain a Le Brassus, mi sia rimasta troppo nel cuore, possibilissimo dopo aver vissuto in quel mondo che assomigliava davvero ad una favola, dove in molti ci divertivamo a farvi sognare, divertire e giocare.
Da incorreggibile romantico, a me piace sognare, e poco mi interessa se, come é giá successo, altri possano pensarla diversamente. Atttenzione che sognatore, nel mio caso, vuol dire comunque essere in piedi massimo alle sei spesso anche prima, quindi...
D'altronde se non fossi stato sognatore, ottimista e con un pizzico di sana incoscienza, probabilmente la mia vita sarebbe stata meno bella. Concludo ricordando un episodio, piuttosto determinante, successo nella mia esperienza Minerva, quello delle spirali e dei bilancieri.
Che piaccia o no, senza un milanese sognatore, ottimista, incosciente, e non Orologiaio aggiungerei, in una riunione di tecnici presieduta da me, ma capeggiata da "L' immensissimo Demetrio Cabiddu", i fantastici bilancieri e le spirali Minerva non li avrebbe mai fatti. Ricordo bene quella riunione, l'unica a porte chiuse a Villeret, io reduce da un negativo incontro con M.Feuvrier, Direttore di Nivarox, quando decise di dire  ai miei che non avevamo altra scelta e che dovevamo farci i nostri Bilancieti e spirali, e che non avevo alcun dubbio che ci saremmo riusciti. Non ci crederai, Stefano, ma quel ricordo mi commuove ancora, che stupid! E mi ricordo altrettanto bene le espressioni dei miei interlocutori, nessuno escluso, la cui sola incertezza era se ridere o piangere di fronte alla mia conclamata, forse troppo presto, incompetenza: sta di fatto che dopo pochi mesi, con l'insostituibile aiuto dei miei amici a cui ero andato a rompere le palle, Minerva era stata capace di realizzare i prototipi definitivi, affrancandoci in tale modo da Nivarox. È stato un bel momento per me, ma anche per "quelli della predetta riunione a porte chiuse", che erano felici di essere stati capaci di fare quello a cui loro non credevano, ma io sì, evviva i sogni, l'ottimismo e l'incoscienza.
Secondo me, quando si fa parte del mondo degli orologi, non importa a quale titolo, se, di fronte a quei piccoli e fantastici segnatempo proviamo sentimenti piacevoli, quasi di amore e di gran rispetto verso coloro che sono stati gli autori di tanta magia, ripeto secondo me,  vuol dire che siamo innamorati oppure che ci stiamo innamorando. E non si può essere innamorati di qualcuno/a o qualcosa se non si é ottimisti.
Sará vero? Mah sperem, io la vedo così, amo l'Orologeria e preferisco quindi essere ottimista.
Buon w.e.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #44 il: Novembre 12, 2016, 14:50:05 pm »
Ciao Stefano,
Potresti avere ragione, ma essere ottimisti o pessimisti sono solo due stati d'animo, e come tali fanno parte del carattere di ognuno d noi.
Ma qui mi fermo perché come psicologo non valgo una cicca.
Mi chiedo solo se si può amare l'Orologeria, sopratutto quella Bella, essendo pessimista.
Sperando di non essere frainteso, e nella consapevolezza che basta una microscopica disattenzione per rovinare ore o giorni di lavoro, e conscio del grandissimo impegno di cui é impregnato ogni singolo orologio, mi piace pensare   all'Orologeria come al mondo dei balocchi, dove silenziosi e concentratissimi artisti un po' maghi, si divertono (si fa per dire) a pensare e confezionare meravigliosi oggetti, capaci di farci sognare e giocare.
Qualcuno penserá che la vecchia "ferme" di Blancpain a Le Brassus, mi sia rimasta troppo nel cuore, possibilissimo dopo aver vissuto in quel mondo che assomigliava davvero ad una favola, dove in molti ci divertivamo a farvi sognare, divertire e giocare.
Da incorreggibile romantico, a me piace sognare, e poco mi interessa se, come é giá successo, altri possano pensarla diversamente. Atttenzione che sognatore, nel mio caso, vuol dire comunque essere in piedi massimo alle sei spesso anche prima, quindi...
D'altronde se non fossi stato sognatore, ottimista e con un pizzico di sana incoscienza, probabilmente la mia vita sarebbe stata meno bella. Concludo ricordando un episodio, piuttosto determinante, successo nella mia esperienza Minerva, quello delle spirali e dei bilancieri.
Che piaccia o no, senza un milanese sognatore, ottimista, incosciente, e non Orologiaio aggiungerei, in una riunione di tecnici presieduta da me, ma capeggiata da "L' immensissimo Demetrio Cabiddu", i fantastici bilancieri e le spirali Minerva non li avrebbe mai fatti. Ricordo bene quella riunione, l'unica a porte chiuse a Villeret, io reduce da un negativo incontro con M.Feuvrier, Direttore di Nivarox, quando decise di dire  ai miei che non avevamo altra scelta e che dovevamo farci i nostri Bilancieti e spirali, e che non avevo alcun dubbio che ci saremmo riusciti. Non ci crederai, Stefano, ma quel ricordo mi commuove ancora, che stupid! E mi ricordo altrettanto bene le espressioni dei miei interlocutori, nessuno escluso, la cui sola incertezza era se ridere o piangere di fronte alla mia conclamata, forse troppo presto, incompetenza: sta di fatto che dopo pochi mesi, con l'insostituibile aiuto dei miei amici a cui ero andato a rompere le palle, Minerva era stata capace di realizzare i prototipi definitivi, affrancandoci in tale modo da Nivarox. È stato un bel momento per me, ma anche per "quelli della predetta riunione a porte chiuse", che erano felici di essere stati capaci di fare quello a cui loro non credevano, ma io sì, evviva i sogni, l'ottimismo e l'incoscienza.
Secondo me, quando si fa parte del mondo degli orologi, non importa a quale titolo, se, di fronte a quei piccoli e fantastici segnatempo proviamo sentimenti piacevoli, quasi di amore e di gran rispetto verso coloro che sono stati gli autori di tanta magia, ripeto secondo me,  vuol dire che siamo innamorati oppure che ci stiamo innamorando. E non si può essere innamorati di qualcuno/a o qualcosa se non si é ottimisti.
Sará vero? Mah sperem, io la vedo così, amo l'Orologeria e preferisco quindi essere ottimista.
Buon w.e.
Ciao Beppe e bentornato.
E stavolta speriamo definitivamente.