Orologico Forum 3.0

Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.

S.M.

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #45 il: Novembre 12, 2016, 17:47:11 pm »
Ciao Stefano,
Potresti avere ragione, ma essere ottimisti o pessimisti sono solo due stati d'animo, e come tali fanno parte del carattere di ognuno d noi.
Ma qui mi fermo perché come psicologo non valgo una cicca.
Mi chiedo solo se si può amare l'Orologeria, sopratutto quella Bella, essendo pessimista.
Sperando di non essere frainteso, e nella consapevolezza che basta una microscopica disattenzione per rovinare ore o giorni di lavoro, e conscio del grandissimo impegno di cui é impregnato ogni singolo orologio, mi piace pensare   all'Orologeria come al mondo dei balocchi, dove silenziosi e concentratissimi artisti un po' maghi, si divertono (si fa per dire) a pensare e confezionare meravigliosi oggetti, capaci di farci sognare e giocare.
Qualcuno penserá che la vecchia "ferme" di Blancpain a Le Brassus, mi sia rimasta troppo nel cuore, possibilissimo dopo aver vissuto in quel mondo che assomigliava davvero ad una favola, dove in molti ci divertivamo a farvi sognare, divertire e giocare.
Da incorreggibile romantico, a me piace sognare, e poco mi interessa se, come é giá successo, altri possano pensarla diversamente. Atttenzione che sognatore, nel mio caso, vuol dire comunque essere in piedi massimo alle sei spesso anche prima, quindi...
D'altronde se non fossi stato sognatore, ottimista e con un pizzico di sana incoscienza, probabilmente la mia vita sarebbe stata meno bella. Concludo ricordando un episodio, piuttosto determinante, successo nella mia esperienza Minerva, quello delle spirali e dei bilancieri.
Che piaccia o no, senza un milanese sognatore, ottimista, incosciente, e non Orologiaio aggiungerei, in una riunione di tecnici presieduta da me, ma capeggiata da "L' immensissimo Demetrio Cabiddu", i fantastici bilancieri e le spirali Minerva non li avrebbe mai fatti. Ricordo bene quella riunione, l'unica a porte chiuse a Villeret, io reduce da un negativo incontro con M.Feuvrier, Direttore di Nivarox, quando decise di dire  ai miei che non avevamo altra scelta e che dovevamo farci i nostri Bilancieti e spirali, e che non avevo alcun dubbio che ci saremmo riusciti. Non ci crederai, Stefano, ma quel ricordo mi commuove ancora, che stupid! E mi ricordo altrettanto bene le espressioni dei miei interlocutori, nessuno escluso, la cui sola incertezza era se ridere o piangere di fronte alla mia conclamata, forse troppo presto, incompetenza: sta di fatto che dopo pochi mesi, con l'insostituibile aiuto dei miei amici a cui ero andato a rompere le palle, Minerva era stata capace di realizzare i prototipi definitivi, affrancandoci in tale modo da Nivarox. È stato un bel momento per me, ma anche per "quelli della predetta riunione a porte chiuse", che erano felici di essere stati capaci di fare quello a cui loro non credevano, ma io sì, evviva i sogni, l'ottimismo e l'incoscienza.
Secondo me, quando si fa parte del mondo degli orologi, non importa a quale titolo, se, di fronte a quei piccoli e fantastici segnatempo proviamo sentimenti piacevoli, quasi di amore e di gran rispetto verso coloro che sono stati gli autori di tanta magia, ripeto secondo me,  vuol dire che siamo innamorati oppure che ci stiamo innamorando. E non si può essere innamorati di qualcuno/a o qualcosa se non si é ottimisti.
Sará vero? Mah sperem, io la vedo così, amo l'Orologeria e preferisco quindi essere ottimista.
Buon w.e.
Bella storia.....

Spero che alla fine tu abbia ragione e che l'0rologeria torni nelle mani di appasionati. Imprenditori, certo, ma prima di tutto appassionati.
E che questi appassionati sappiano circondarsi di più orologiai e meno di uomini di marketing...... che si dia più peso alla sostanza che all'apparenza.... che si facciano meno orologi ma più di qualità....

Dubito che però che Richmont abbia voglia di invertire l'attuale tendenza.
Non ho mai visto una IWC, marchio a me caro, peggiore di questo. CEO da ridere (.... o meglio da piangere) e migno..e a tutto andare....
E pensare negli anni '80-'90 cosa ha fatto......
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #46 il: Novembre 13, 2016, 07:35:16 am »
...desideri di un manipolo di appassionati, non credo l'orologeria vada in quella direzione  ;D


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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #47 il: Novembre 13, 2016, 07:44:12 am »
...desideri di un manipolo di appassionati, non credo l'orologeria vada in quella direzione  ;D


Sto brutto "coso" con il quadrante scolorito a mezzo milione !!!!!
Se c'è qualcuno disposto a comprarlo, fanno bene a pelarlo..
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.


ciaca

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #49 il: Novembre 14, 2016, 19:41:23 pm »
Se questi pensano di risolvere tagliando 200 watchmaking jobs dimostrano che continuano a capirci poco o nulla di quello che gli sta succedendo.
Chi glie lo spiega a questi dementi che a dover essere tagliate sono le boutique monomarca, gli addetti al marketing e alle pubbliche relazioni, feste, sponsorizzazioni, puttanate e fuffa assortita insieme ai tanti (troppi) inutili manager che di tutto si occupano fuorché di orologeria?!

http://www.bloomberg.com/news/articles/2016-11-14/richemont-plans-to-cut-more-than-200-swiss-jobs-amid-watch-woes
« Ultima modifica: Novembre 14, 2016, 20:01:33 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #50 il: Novembre 14, 2016, 21:07:18 pm »
Sentivo stasera alla radio che i licenziamenti riguarderebbero soprattutto gli operai di Piaget e Vacheron.
Comu lu nonnu!
"La fuffa è l'unico elemento di un orologio che mantiene il suo valore nel tempo." Cit. alanford, 28.11.2016 alle 10:49:55

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #51 il: Novembre 15, 2016, 07:39:39 am »
Sentivo stasera alla radio che i licenziamenti riguarderebbero soprattutto gli operai di Piaget e Vacheron.
Ciao Antonio.
Si so anch'io che per Vacheron sopratutto non tira una bella aria.
Frequento " l'ambiente" Vacheron da un po ed ho notato che da un lato cercano di riempire di contenuti i nuovi prodotti ma a prezzi non proprio " popolari" e dall'altro hanno inseguito per tanto, troppo tempo il mercato o quello che credevano essere il mercato.
Allo scorso Salone di Ginevra mi colpì molto una considerazione di un mio amico in Vacheron che era preoccupato degli orientamenti di spesa delle grandi famiglie cinesi....
Orientamenti di spesa che evidentemente non sono stati favorevoli a Vacheron.
Ed è un vero peccato perché Vacheron era e rimane una casa dal potenziale enorme.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #52 il: Novembre 15, 2016, 09:31:51 am »
Vacheron è una bella realtà , ma chi ha le concessioni o le boutique aperte da privati , piange sangue amaro.
Per far ripartire l'orologeria come dice Angelo bisogna ridurre certe spese sconsiderate , le boutique non servono a nulla , così come non serve immettere sul mercato un prodotto non in grado di mantenere il suo valore. Chi spende soldi veri vorrebbe anche che quel prodotto garantisca una tenuta di valore. Non è piacevole spendere 80k euro e il mese dopo sentirsene offrire 30k !

Beppe

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #53 il: Novembre 15, 2016, 11:23:33 am »
Mi spiace molto che degli Orologiai stiano per essere licenziati. Penso che Loro per primi, ma un po' tutto il mondo degli orologi, con questi licenziamenti, si impoverisce.
Basta davvero con sti c...i di spese stupide ed esagerate, con questi stand di  Basilea sempre  piú giganteschi, assurdi e costosi, basta con sti c...i di boutiques, una piú inutile dell'altra, basta managers che di orologi non capiscono un c...o, basta proprietari per i quali gli orologi sono  cconsiderati alla stregua di profumi, vini, abiti, occhiali, in coerenza di un unico credo, quello del piatto ricco mi ci ficco.
Che piaccia o no, sembra certo che la crisi dell'orologeria fondi  le sue origini con l'arrivo di uomini abili in materia finanziaria ma che di orologi non capivano e non capiscono un accidente, e questi sono purtroppo i risultati prodotti.
E basta anche con le esagerate speculazioni finanziarie, via i mercanti dal tempio, un conto é amare l'orologeria, gli orologi per quello che sono, per come possono piacerci, per l'anacronismo che dovrebbe caratterizzare i valori della vera Orologeria, quali le straordinarie performances di uomini capaci di tramandarci  virtú e capacitá germogliate e perfezionatesi nei secoli, un conto ė considerare gli orologi come figurine da collezione, magari da comprare per metterli subito in cassaforte, sperando di poter ci guadagnare, magari sognando il colpaccio, alla luce delle assurde rivalutazioni speculative, che non c'entrano niente con l'Orologeria sana, un mondo popolato da artisti del tutto estranei a cotante esagerazioni.
Appare come un segno beffardo ed irrispettoso la concomitanza della tristissima notizia dei licenziamenti decisi da Richemont, e purtroppo non solo, con la notizia della vendita di un Calendario  Perpetuo in acciaio a piú di dieci milioni di franchi.
Quale potrebbe essere il filo conduttore tra le due notizie cosí tristemente diverse?
Io non avrei risposta, se non avvertire nelle due notizie un senso di assenza di umanitá, e mi dispiace che siano proprio gli Incolpevoli orologi ed orologiai a configurare attorno ad essi scenari così tristi con i quali dover convivere.
Se vogliamo bene davvero a quei piccoli oggetti, e se vogliamo preservarne i valori per i quali un giorno ce ne siamo innamorati, troviamo il sistema di far sentire la ns. voce,non só come, ma se ci crediamo, dobbiamo almeno tentarci anche noi.


ciaca

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #54 il: Novembre 15, 2016, 13:25:19 pm »
Secondo me i buoi sono già scappati e ogni tentativo di chiudere il recinto, peggio se nei modi errati in cui pare che alcuni stiano tentando di fare, é di fatto inutile.

Per anni, molti anni, chiunque ha potuto assistere ad una politica dissennata di sfruttamento commerciale dei marchi, di impoverimento del prodotto (non solo nella qualità ma anche e soprattutto nella sua componente estetica andata completamente a farsi benedire con tutti i canoni del buon gusto saltati o peggio volutamente sovvertiti), di volumi di prodotto sempre più sconsiderati, di distribuzione per lo meno discutibile, di marketing e comunicazione da voltastomaco.

Una strategia da pescivendoli che da un lato ha squalificato un intero settore agli occhi della clientela di più lunga data, che gli orologi li comprava e seguiva già quando ancora non esistevano i gruppi del lusso e la loro politica predatoria e agli occhi dei quali gli orologi sono stati trasformati in oggetti di moda griffata alla stregua di mutande leopardate e lustrini variamente apposti, dall'altro non è servita a fidelizzare i nuovi mercati apertisi su base geografica, quelli dei nuovi ricchi orientali che per anni hanno speso a destra e a manca senza alcun criterio ma che chiunque poteva capire non potevano offrire garanzie di lungo periodo per mille ragioni, pratiche ma anche cultUrali.

In tutto questa opera di distruzione, con grandi utili nel breve periodo ma gettando le basi per la distruzione della credibilità e serietà di un intero settore i cui effetti iniziano ora a materializzarsi, voltando le spalle alla clientela più matura (e fidelizzata) e abbracciando i nuovi dal soldo facile, non sono nemmeno riusciti a conquistare le nuove generazioni che erano i potenziali clienti di oggi e che sono rimasti del tutto estranei e disinteressati dal settore, così che oggi il millenial di successo della silicon valley più che all'orologio meccanico pensa allo smart qualcosa o chissà quale altro gadget griffato, essendo l'orologio stato trasformato in un gadget industriale griffato, anacronistico e per vecchi da queste menti geniali.

Penso che lo tsunami di sterco che attende questo settore sia molto più violento di quanto non si intraveda oggi, e non so se il settore riuscirà a superare anche questa crisi risorgendo nuovamente sotto nuove premesse ed auspici. Comunque dovranno sparire decine di inutili marchi, centinaia di inutili modelli, migliaia di inutili paginate pubblicitarie e annessi manager.

Il problema vero ce l'hanno soprattutto i marchi nelle mani dei gruppi, quelli indipendenti hanno forse un'occasione più unica che rara di uscirne vivi e più forti che mai, come i portabandiera della tradizione e della serietà di un intero settore.
« Ultima modifica: Novembre 15, 2016, 13:29:43 pm da ciaca »
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Beppe

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #55 il: Novembre 15, 2016, 13:54:35 pm »
Diagnosi esemplare, profonda tristezza, cerchiamo di reagire, anche se non è per niente facile.
Non potremmo, ad esempio, organizzare una specie di convegno, o tavola rotonda, aperta a tutti, con l'ordine del giorno improntato a definire le  cause che hanno concorso a creare la pericolosa situazione.
Magari potremmo invitare Daniel, o Cabiddu, o Voutilainen, che non conosco peró.
Poi inviare il resoconto alle testate di settore, ed a richiesta a coloro  cui fa piacere riceverlo, comprese le Alte Direzioni di Gruppi e Marche.
Le competenze e le culture di moltissimi forumisti sarebbero certissimamente in grado di contribuire per farne un qualcosa di dignitoso e forse anche di una qualche Utilitá.
Utopia ? Possibile ma anche no.

ciaca

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Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #56 il: Novembre 15, 2016, 14:07:25 pm »
Beppe queste tavole rotonde virtualmente esistono da anni, proprio qui sui forum che le case hanno l'abitudine di monitorare costantente insieme a tutti gli altri social media.
Cose dette e ridette centinaia di volte su centinaia di forum diversi in centinaia di diversi Topic da centinaia di diversi utenti.
Se ne sono fottuti per anni, in nome dei dividendi e degli utili d'esercizio, dei ricchi premi e cotillons
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #57 il: Novembre 15, 2016, 14:09:58 pm »
Beppe se inviti Daniel, chiedigli già che c'è se porta il Turbo!!  :D :D
Scherzi a parte sarebbe bellissimo, parlare dell'oggetto dell'incontro e conoscere di persona un maestro che non solo adoro ma che ha anche fatto una scelta, a parer mio per rispetto e  amore per l'orologeria (come Klings, Dufour e in parte Voutilainen) assai ardua e nel contempo "artistica".

Forse Roth e Voutilainen ci potrebbero parlare, più di Cabiddu, delle cause che ci hanno portato a questa deriva perchè con le -loro- azienda hanno affrontato anche problemi amministrativi

e.m.

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #58 il: Novembre 15, 2016, 14:49:03 pm »
Se avrete la bonta' di andare a leggere la mia analisi sui 222 passati in asta in questi giorni capirete il perche' una casa
storica,se si potesse dire "la piu' Storica",stia facendo questa fine.
Leggete bene i seriali,confrontateli tra loro e provate ad accoppiare casse,movimenti e date di produzione.
E' tanto difficile copiare Rolex che si astiene,molto saggiamente, da qualsivoglia esternazione sulla propria produzione?

Beppe

Re:Richemont analizzata da Gregory Pons, giornalista.
« Risposta #59 il: Novembre 15, 2016, 15:07:23 pm »
Caro Angelo, le tue conclusioni sono inoppugnabili, come é evidente che la mia proposta voleva solo essere la mia banale idea per tentare di dare un piccolo contributo all'auspicata revitalizzazione del mondo che, malgrado tutto, amiamo.
Capisco il tuo scoramento, che non mi permetto di criticare, anzi, restando nell'attesa di leggere altre proposte, possibilmente maggiormente effcacaci.
La mia idea consisteva nel tentare di mettere insieme le voci di Orologico, quelle dei giornali e dei giornalisti di settore, quelle di uno o più Maestri Orologiai, impresa non propriamente facile, per dare risalto e richiamare l'attenzione di quanta piú gente possibile, compresi, sperabilmente, qualcuno dei presunti colpevoli.