Riprendo alcune vecchie considerazioni sul rapporto tra valore intrinseco e fuffa - suggestione, valore emozionale, ecc. - legata al marchio (spero di non riaprire un dibattito...
).
In alcuni casi, la fuffa si fonda sul "niente" in termini costruttivi: moda, pubblicità,
opinion makers e
trend setters, ecc.
In altri casi, la fuffa è il differenziale tra il valore percepito e quello reale, che però esiste. La fuffa amplifica il valore, ma non lo crea.
E' questo - a mio avviso - il caso di Rolex, che ha una solida tradizione di orologi sportivi di ottima fattura, resistenti e precisi.
Non dimentichiamo che cassa Oyster è sinonimo di primo orologio impermeabile (una rivoluzione per l'epoca, e di grandissimo impatto sull'uso quotidiano dell'orologio).
Esistono oggi alcuni orologi che in termini di qualità fanno
più o meno come Rolex, a prezzi decisamente inferiori. Ma la maggior parte degli orologi chiede meno (in termini di prezzo) offrendo
decisamente meno.
Ora: è vero che chi paga Rolex paga la "garanzia" che quel marchio offre non in termini di qualità costruttiva, bensì in termini di riconoscibilità...
Però questa riconoscibilità è stata costruita su una fama di qualità: esiste
anche una "garanzia" di qualità.
E vengo a Tudor, marchio creato come gradino d'accesso al mondo Rolex.
Il messaggio della casa madre è: "Col marchio Tudor non avete il top Rolex, ma avete prodotti sui quali noi garantiamo con il nostro
know how e la nostra cura produttiva".
Un po' come accade - per dire - con VolksWagen e
Dacia Skoda (cha fa ottime automobili).
Se invece guardiamo a un qualsiasi marchio sconosciuto che produce
hommage, formalmente anche 30 atm, non sappiamo se alla base esiste un minimo di qualità costruttiva...
Il marchio, insomma, unn minimo di garanzia la offre.
Il "difetto" di Tudor, casomai, è che produce orologi di linea troppo simile ai Rolex.
Avrebbero più senso, come è stato ricordato prima di me, con una maggiore identità stilistica.