Pur non condividendo i valori distorti che il mercato, questo mostro divoratore di intelligenza, ha creato, provo a dare una spiegazione che in parte giustifica queste storture.
Quando un oggetto, qualunque esso sia, diventa di culto (per design, tecnica, moda, funzione, ecc.), è normale che quanto più ci si avvicina alla fonte, tanto più valga.
Succede nei fumetti con il "numero zero", succede con i dischi, con i primi coni delle monete, con tutto.
Se ci riflettete, è pure comprensibile.
Possedere il primo pezzo prodotto, per un cultore (o collezionista), non ha prezzo. Man mano che ci si allontana da dove tutto ha avuto inizio, l'oggetto perde parte del suo valore "intangibile".
In fondo di 15202 quanti ne hanno fatti e quanti ne potranno fare? Potenzialmente un numero infinito.
Di 5402 seriale "A 1", quello da cui tutto il culto è partito, solo e sempre uno.
Possiamo mettere in discussione (come facciamo sempre) il valore tangibile, ma non il valore storico.
Ma quanto valgono le prime macchine, quelle con i cerchioni in legno ed i fanali a candela?
Non lo sò, ma penso ci vogliano diverse Ferrari moderne, ammesso che troviate chi ne vende una.
Eppure una Ferrari è immensamente più comoda, veloce, sicura, tecnologica, adrenalinica, ecc.
La stessa cosa per gli orologi.
Poi ciascuno di noi può dare valore ad una od all'altra cosa.
Personalmente preferirei la Ferrari (e lo stò dimostrando), però posso capire anche chi preferisce una Daimler Benz del 1899 con cui percorrere solo poche centinaia di metri tra mille difficoltà.