Il discorso sui "gusti" personali, sindacabili o insindacabili, ha negli ultimi giorni creato un po' di tensione in alcune discussioni.
Per cui ci ritorno su... autocitandomi (così risparmio la fatica di ripetere gli stessi concetti con parole diverse
).
Dunque:
la gradevolezza estetica ha una dimensione oggettiva (determinati
"canoni", che possono essere influenzati dalla tecnica, ma possono essere anche legati all'Estetica in quanto tale)
e una dimensione soggettiva (il
gusto).
Il gusto, peraltro, non è una caratteristica innata: è figlio della cultura, delle esperienze, dei condizionamenti più o meno consapevoli (alcuni scelgono di seguire le mode, altri ne sono influenzati senza accorgersene), della conoscenza (anche delle componenti oggettive dell'estetica).
Il gusto si evolve.
Per cui: facciamo bene a seguire il nostro gusto, senza seguire pedissequamente quello di altri (siano i divi dello spettacolo o gli "esperti" di tecnica).
Facciamo male se consideriamo il nostro gusto come qualcosa di immutabile, che non deve essere messo in discussione, non deve arricchirsi nel confronto con gli altri, non deve maturare con la riflessione e la conoscenza.
Pertanto - tornando all'oggetto di questa discussione - non mi offendo se qualcuno mette in discussione il mio giudizio estetico su questo Patek.
Non invoco il reato di "leso gusto".
Questa messa in discussione si può fare in maniera molto sobria, direi quasi "maieutica", come ha fatto Gianluca, invitando semplicemente a esporre quali siano i motivi per cui il cronografo in questione non piace.
Oppure la si può fare in maniera più analitica, come ha fatto Angelo.
Poi magari resto della mia opinione, ma l'analisi degli altri - e anche le osservazioni alla mia analisi - mi aiutano a riflettere e comprendere meglio.
Certo: se qualcuno mi dice solo che l'orologio "non può non piacermi", mi aiuta meno...
L'importante, al di là di tutto, penso che sia il
rispetto nei toni, che può rendere accettabile anche un giudizio critico.