Ringrazio Stefano per le bellissime foto che ha condiviso: non solo ci dà modo di ammirare splendidi orologi, ma ci consente di sviluppare in maniera molto interessante l’analisi stilistica e storica.
Auspico però che quest’analisi possa essere portata avanti senza cercare di puntualizzare chi ha “ragione” e chi ha “torto”, chi può mantenere il punto e chi deve cambiare idea.
Io mi limito a riesaminare la
mia posizione (anche se la cosa può essere di scarso interesse…
).
Mi sembra utile fare chiarezza ricapitolando i tre nodi principali della discussione:
1) I Breguet “solo tempo e data” con secondi centrali e datario digitale sono coerenti con il “vero” stile Breguet (intendendo sia quello della
maison moderna sia quello di Abraham-Louis)?
2) I Breguet moderni con secondi centrali e datario digitale – e il 3320 in particolare - sono stati effettivamente ideati da Roth?
3) I Breguet (e più in generale gli orologi) con secondi centrali e datario digitale sono, più in generale, “coerenti con uno stile ultraclassico, formale e ricercato”?
1) Alla prima domanda – coerenza di questo tipo di affissione con il “vero” stile Breguet - io fino a ieri avrei risposto (timidamente, perché solo di supposizioni si trattava) di no. Perché non conoscevo a fondo la produzione del grande orologiaio.
Però avevo sollecitato a Gianluca (che diceva di ricordare esemplari simili) un approfondimento: sono contento che sia venuto da Stefano e di aver arricchito il mio modesto bagaglio culturale, potendo così correggere il giudizio.
In effetti, possiamo constatare – e probabilmente avremmo dovuto già ipotizzare - che i numerosi orologi realizzati da A.-L. Breguet, pur accomunati dal suo inconfondibile stile, erano ovviamente diversi per tipologia e tono: più o meno “complicati”, più o meno decorati, più o meno ricchi di informazioni utili nelle attività quotidiane.
Per cui vediamo che il 3320 si ispira direttamente a un modello tasca, persino nel dettaglio del disegno della scala dei minuti. Probabilmente Abraham-Louis non avrebbe messo la finestrella della data (al posto della secondina) in quella posizione accanto al 3; ma un adattamento poco felice non fa venir meno la genuinità dell’ispirazione.
2) Quanto alla seconda domanda – se ci sia lo zampino di Roth nel 3320 – scrivevo “presumibilmente no”.
Oggi sono ovviamente indotto a una propensione per il sì.
(Anche se non alla certezza. Perché Roth, nel suo ciclo con gli Chaumet, non ha banalmente copiato Breguet, ma lo ha reinterpretato - adattamenti dei quadranti, cassa a moneta, ecc. - con genialità e mano sempre felicissima. E però quella finestrella nel 3320, in quella posizione - che non era nel tasca… almeno finché non ne salta fuori uno identico anche in questo particolare! - mi appare un’ingenuità, che non ritrovo in altri orologi disegnati da lui. Quindi, a me il 3320 sembra senz'altro una rivisitazione del "vero" stile Breguet; ma una rivisitazione meno felice di altre, e quindi non da attribuire con assoluta certezza a quel genio di Roth).Visti i numerosi esempi di tasca Breguet con secondi centrali, la questione si fa molto più incerta...
Morale (almeno per me): ricordarsi sempre che nelle ricostruzioni storiche non dobbiamo mai affidarci solo a ragionamenti e deduzioni, ma cercare sempre, se possibile, riscontri fattuali.
3) Infine, in merito all’interrogativo più generale se gli orologi con secondi centrali e datario digitale siano - come scrivevo in precedenza - “coerenti con uno stile ultraclassico, formale e ricercato”, resto della mia idea: negativa. Del resto, aggiungevo che “rimarrei di quest'opinione anche se scoprissimo che il 3320 è stato voluto proprio da Roth” (o, aggiungo, da Abraham-Louis Breguet).
Devo fare però una precisazione: avevo scritto “stile”, ma intendevo “tono”.
Nel
tono ultraformale, che nella storia del costume e dell’orologeria da polso si è definito
molto dopo la produzione Breguet, l’essenzialità del quadrante resta un tratto necessario.
Ciò nondimeno, quadranti più variegati possono essere molto belli e appropriati per interpretare toni differenti (come quello che definivo "formale non cerimoniale").