Personalmente presto attenzione alla rivendibilità di un orologio perchè buona parte dei miei risparmi è immobilizzata in questa passione.
Cerco, come si fa per gli investimenti, di diversivicare, circa la metà del valore è in Rolex (acciaio sportivi), l'altra metà in oggetti meno facilmente monetizzabili all'occorrenza, ma comunque, facendo il possibile per non doverci rimettere troppo in caso di vendita.
Tale modalità di gestione della mia passione mi consente di andare oltre le mie "teoriche" possibilità economiche senza mettere a repentaglio il mio tenore di vita familiare, attuale e futuro.
Sono sempre in perdita secca ma appunto le perdite annuali le considero "il costo" della mia passione, conti alla mano, qualche punto percentuale rispetto al "capitale" investito.
Permettimi di osservare che stai prendendo un grosso abbaglio.
Innanzitutto, se gran parte dei tuoi risparmi è immobilizzata in questa passione,
non stai diversificando.
La diversificazione "vera" è tra strumenti finanziari diversi (azionario, obbligazionario, fondi, liquidità, immobili, preziosi, arte...), tra emittenti/intermediari diversi, tra mercati diversi (per geografia e per tipologia), tra valute diverse, tra orizzonti temporali diversi.
Diversificare solo tra referenze di orologi è una diversificazione insignificante.
E' come diversificare tra titoli azionari diversi (ma stai investendo sempre nello stesso mercato azionario!).
O come diversificare tra materie prime diverse (ma stai investendo sempre solo nel mercato delle materie prime!).
Tu calcoli solo il rendimento, e consideri l'assenza di rendimento, o addirittura la "perdita secca", come il prezzo della passione.
Dai però per scontato il mantenimento del valore del capitale. E fai male.
La tua, infatti, è un'immobilizzazione ad alto rischio.
Rischio intrinseco agli oggetti (guasti, smarrimenti, furti).
Rischio intrinseco al mercato, che è altamente volatile.
Guardare agli investimenti con lo "specchietto retrovisore" ("Negli ultimi anni c'è stata una crescita costante di alcune referenze") è altamente ingannevole, come ricorda a chiare lettere il prospetto informativo di qualsiasi strumento finanziario.
Un calo del mercato è inevitabile (domani? Fra cinque anni?), perché la crescita attuale, come tutte le crescite speculative (non legate ad un incremento di produttività), si sta fondando sull'allargamento della platea degli investitori, che non può essere indefinita.
Quando si inverte il trend di crescita (per esaurimento naturale; per eventi esterni - vedi provvedimenti del Governo cinese -, tanto più influenti in mercati fortemente caratterizzati; per azioni speculative interne, vedi la possibilità che i "manovratori" legati alle case d'asta decidano di dirottare la speculazione su referenze nuove, ritenendo quelle che vanno adesso per la maggiore sin troppo "mature"), il calo non è mai graduale.
Se nel "parco buoi" subentra l'onda di panico, il calo può essere repentino. E probabilmente il singolo investitore non ha la prontezza di vendere (per minimizzare la perdita), ma è indotto a tenere, pensando (o augurandosi) che si tratti di un calo momentaneo.
Il capitale - e il tenore di vita della famiglia - può essere seriamente intaccato.