Ehilà, ma non vi riposate nemmeno a Natale?
Mi ricollego alla discussione nata con la presentazione del Roth ripetizione di Claudio (
http://www.orologico.info/index.php?topic=20294.msg424341#msg424341).
Per non “sporcare” oltremisura quel topic, ritiro su questo vecchio. Ma non per riattizzare la polemica – spero
-, bensì perché mi sembra che a volte i battibecchi nascano da semplici equivoci.
Ad esempio:
Scusa Ermanno ma mi fai capire perché tu quel Rolex non lo vendi a 500 euro che è il suo reale valore in base alla sua banale meccanica invece che a 11.000?
Rispondendo a questo hai chiarito il concetto della giacca e della panda.
La realtà è che il prezzo lo fa il mercato ed il resto sono solo chiacchiere tra noi.
Sembra quasi che chi parli di qualità intrinseca dell’orologio, o di rapporto qualità/prezzo (ed io sono tra quelli che ha il piacere di approfondire questo argomento), voglia negare l’ineluttabilità dei prezzi di mercato.
In realtà tutti quanti, quando vendiamo o compriamo, abbiamo come riferimento il mercato, per il semplice fatto che non possiamo fare diversamente.
(Ci sono anche le eccezioni: l’orologio che paghiamo più del dovuto perché ci fa sognare; quello che svendiamo perché abbiamo fretta di realizzare; quello “straordinario” – per rarità e valore presunto - per il quale è difficile parlare di “mercato”. Ma si tratta appunto di eccezioni al mercato).
L'ineluttabilità del mercato significa che le valutazioni sulla qualità intrinseca di un orologio e sul conseguente rapporto qualità/prezzo siano discorsi inutili e oziosi?
Ritengo di no.
Innanzitutto, perché agli appassionati (o ad alcuni di essi) normalmente interessano anche le discussioni “accademiche”.
Ma soprattutto perché queste valutazioni, se non possono incidere sul
quanto pagare (non possiamo determinare unilateralmente il prezzo), possono incidere sul
se concludere la transazione.
Infatti, se
quando compriamo ci troviamo di fronte a un prezzo che giudichiamo esoso, non possiamo certo ridurlo a nostro piacimento.
Però possiamo rinunciare all’acquisto (ed eventualmente indirizzarci su altro).
A tutti quanti – anche a te Alessandro – sarà capitato numerose volte di pensare, vedendo un prezzo che ci pareva esagerato: “Ma questi sono pazzi!”. Anche per beni di lusso. Anche per orologi.
A volte avrai/avremo fatto la “pazzia”…
Più spesso avremo ragionato: “Ma con questi soldi io ci compro (o ci faccio) altro”.
Allo stesso modo,
quando vendiamo, non possiamo certo imporre il prezzo che riteniamo equo, se quello di mercato è inferiore.
Ma possiamo rinunciare alla vendita, o procrastinarla a lungo prima di rassegnarci a quello che ci offre il mercato (sperando di incrociare l’amatore che vuole fare la “pazzia”).
Se volessimo accettare senza problemi il prezzo che offre il mercato, potremmo concludere in 48 ore per i pezzi più commerciabili; in una settimana per quelli che godono di una richiesta abbastanza sostenuta; in un mese - più o meno - per quelli che hanno la richiesta minore, con l’eccezione dei pezzi “straordinari” di cui sopra (in un mese, con internet, gli annunci arrivano in ogni caso all’attenzione di decine di migliaia di potenziali acquirenti: se il prezzo che chiediamo è giudicato appetibile dal “mercato”, arrivano anche le offerte concrete).
Alessandro, tu hai venduto numerosi orologi: li hai venduti sempre a tempo di record (quindi a prezzo di mercato)? Oppure a volte hai tenuto duro più a lungo, perché pensavi che il “mercato” non apprezzasse a sufficienza il tuo orologio? In questo secondo caso, comunque sia andata a finire, c’è stata semplicemente una forbice tra il prezzo di mercato e il valore che
tu - legittimamente - attribuivi all’orologio…
Insomma, se non ci infervoriamo, le nostre posizioni sono quasi sempre più vicine di quanto la
vis polemica ci faccia credere.