Come disegno sono tutti belli i Breguet. Quando ci metti in un orologio: sfere Breguet, quadranti guillochè o smaltati, inserto coi numeri romani argentati e tutte le tipiche caratteristiche dei Breguet... che venga proprio brutto, è difficile.
Qui sono meno d’accordo.
Quando si entra nel campo delle decorazioni, mantenere l’equilibrio è sempre molto difficile.
Si scivola facilmente dal barocco al rococò, dalla ricchezza alla sguaiatezza.
Troppe spezie tutte insieme rovinano una pietanza e procurano bruciori gastrici. Troppe decorazioni e orpelli “bruciano” la vista; a meno che non sia abbia il “buon gusto” di un emiro…
Il 3237 e il 5237 sono espressione del grandioso senso dell’equilibrio di Roth, che arricchisce appena gli stilemi immortali di Breguet.
Due tipi di
guillochage (uno per il centro del quadrante e uno per i contatori) ben delimitati e con motivi abbastanza essenziali.
Indicazioni (numeri e scale) ridotte all’essenziale.
Guardiamo invece il nuovo corso di un 5287:
La lancetta rossa dei secondi cronografici (con un contrappeso troppo lungo) e le scritte rosse della scala tachimetrica e dei compax sono un pugno nell’occhio, aggiungendo colore ulteriore – e chiassoso - all’azzurro delle altre lancette.
Orribile l’asimmetria dei due contatori interni di forma diversa (per mascherare il loro accentramento dovuto all’incremento di diametro…).
Il loro
guillochage a cerchi concentrici, poi, sembra voler produrre un effetto ipnotico; da mal di testa.
La scala tachimetrica (anche qui: pensata per riempire un po’ il quadrante aumentato di diametro…) è un appesantimento inutile su un orologio raffinato e già ricco di decorazioni.
Il suo inserimento ha indotto inoltre a spostare la scala dei minuti nella fascia delle ore, rovinando pure l’eleganza essenziale di quest’ultima.
Insomma: anche se avesse dimensioni umane (e non le ha: 42,5
), si tratterebbe sempre di un modello inutilmente carico. Come troppi della recente produzione Breguet.