Innanzitutto, è un piacere rileggere Michele (a che punto è il tuo orologio artigianale?
).
L’automatico della Harwood - brevettato nel 1924, presentato a Basilea nel1926, distribuito su diversi mercati a partire dal1929 anche da Fortis, Blancpain, Selza, Perpetual Self Winding - uscirà di produzione nel 1931 non tanto perché trascinato dal fallimento della società (che non era l’unica a produrlo), ma piuttosto perché proprio il suo scarso successo commerciale aveva compromesso le sorti economiche della ditta.
Il sistema di Harwood fu il primo a essere montato in orologi da polso su scala industriale (il primo in assoluto era stato Leroy nel 1922, in una serie limitata), ma aveva molti limiti: autonomia - raggiungibile con la carica automatica - di sole 12 ore, assenza di corona per la carica manuale (che costringeva a scuoterlo lungamente per farlo ripartire a carica esaurita), massa oscillante che non ruotava a 360° (essendo limitata da molle respingenti alle estremità) e aveva difficoltà a caricare in maniera efficiente la molla, un sistema di fissaggio a più viti che tendevano a svitarsi e a finire nei rotismi…
Rolex introdusse alcune importanti
modifiche che resero il sistema davvero efficiente e ne decretarono il successo commerciale.
Innanzitutto, utilizzò per la prima volta in un orologio da polso (riprendendo la soluzione di Perrelet) il
“rotore”, cioè una massa oscillante libera di ruotare attorno al proprio asse e, quindi, di sfruttare interamente l’energia cinetica (questo fu possibile perfezionando il meccanismo di trasmissione dell’energia al bariletto e facendo venir meno la necessità degli ammortizzatori). Ottimizzò ulteriormente l’efficienza di carica con un meccanismo che sfrutta anche piccole oscillazioni, arrivando a un’autonomia di 35 ore. Utilizzò la corona per consentire un pronto avvio dell’orologio scarico. Ridusse notevolmente le viti di fissaggio.
Se leggiamo dunque il messaggio pubblicato sul sito Rolex
(“Nel 1931 Rolex introdusse e brevettò il primo meccanismo a carica automatica al mondo con rotore Perpetual”), dobbiamo prestare attenzione alla parte che ho sottolineato: dicono di essere stati i primi a utilizzare il rotore (è sottinteso che ci stiamo riferendo agli orologi da polso).
In sé, quindi, il messaggio non costituisce un “falso”. Però è scritto con una certa ambiguità, con la quale si suggerisce che si sia trattato del primo automatico in assoluto.
Peraltro Rolex non è nuova a questa furbizia sulla paternità dell’automatico.
Nel 1956 dovette pubblicare sul
Sunday Times un comunicato di scuse:
Seguito da una pubblicità che ricostruisce correttamente la storia dell’automatico (con un po’ di fatica si riesce a leggere…), specificando che l’originalità Rolex si riferisce in particolare al rotore:
Ciò detto, bisogna tener presente che le “invenzioni” raramente sorgono dal nulla. Quasi sempre sono frutto di miglioramenti successivi, introdotti – con brevetti specifici – da diversi progettisti.
A Rolex va riconosciuto di aver introdotto nel mercato, su scala industriale e con reale efficienza di funzionamento, le due
novità che hanno segnato più profondamente la storia dell’orologeria da polso dal punto di vista della fruibilità quotidiana: la cassa impermeabile e la carica automatica. In orologi che avevano quasi tutti anche l’attestazione di “cronometri”.
La casa si è così creata nell’immaginario collettivo (ovviamente meno attento alla raffinatezza delle complicazioni e al livello delle finiture) la fama di produttrice di orologi “robusti, pratici e precisi”. Quanto basta per conferirle il duraturo primato di popolarità.