Attenzione: non dimentichiamo che l’indicazione di tenuta degli orologi alla pressione equivale solo convenzionalmente alla profondità marina.
La pressione di 50 bar (che corrispondono approssimativamente a 50 atm) equivale a quella esistente a 500 metri di profondità solo nelle prove
statiche di laboratorio.
Nelle reali condizioni di utilizzo, qualsiasi movimento applicato all’orologio accresce notevolmente la pressione e fa diminuire drasticamente la profondità per cui è garantita la tenuta.
Pensiamo alle correnti sottomarine, che possono essere intense e rendono la pressione dell’acqua – dinamica – molto più elevata di quella statica teoricamente prevista a una certa profondità.
Pensiamo anche alla velocità di risalita di un subacqueo, che proprio alle profondità maggiori può raggiungere i 40 m/min (decrescendo a mano a mano che ci si avvicina alla superficie). La pressione derivante dal movimento del corpo si somma alla pressione (magari anche dinamica) presente a quella profondità.
Ovviamente 50 bar è un valore (
se reale…) di tutta sicurezza per qualsiasi tipo di immersione.
Ma corrisponde a una profondità molto inferiore a 500 m. Così come sappiamo che i 3 bar di un orologio “da teatro” ci permettono a malapena di lavarci le mani con mille attenzioni, e non certo di immergerci a 30 metri…
Ad ogni modo, sono perfettamente d’accordo con Stefano: non capisco l’indulgenza contro dati eventualmente tarocchi forniti da aziende produttrici (o da commercianti) sulla base del fatto che le condizioni d’uso più comuni non li rendono facilmente verificabili…
Mi ricorda la storia del Centigraphe, che
non misura il centesimo di secondo, ma “tanto fa lo stesso perché i riflessi umani non consentono di metterlo alla prova”…
Possiamo dire che “prendiamo per buona” l’indicazione di una tenuta alla pressione così elevata, perché non abbiamo modo di verificarla; confidando in ogni caso che corrisponda alla realtà (quale che sia l’uso che ne faremo).
Ma non possiamo dire – spero di aver frainteso
- che non ci interessa se quell’indicazione è reale o meno. In tal caso ricadremmo in quell’indulgenza del consumatore (troppo diffusa in Italia) che incoraggia solo l’approssimazione e lo scadimento tecnico; in un piano inclinato che scivola facilmente verso la truffa.