In sintesi faccio mio il giudizio di Gianluca: "Orologio meraviglioso sotto tutti i punti di vista. Veramente un grande colpo, complimenti".
Ma alla sintesi aggiungo l’analisi (come mio solito, non resisto...
).
In effetti, il dibattito sorto sulla leggibilità – le presentazioni sono utili anche perché offrono occasioni di approfondimento – richiede a mio avviso una considerazione: quelli che a volte possono sembrare “difetti” di un orologio, in realtà spesso sono caratteristiche inevitabilmente connesse alla tipologia.
Atteso che l’orologio perfetto non esiste,
privilegiare un aspetto può richiedere – anche negli orologi meglio concepiti e più equilibrati - di pagare un piccolo pegno su altri versanti.
Sull’argomento ho ritrovato un mio vecchio intervento (mettevo a confronto un cronografo - ma potrebbe valere anche con un calendario - e un cronoperpetuo). Risparmio fatica e mi autocito
:
Possiamo concludere, semplicemente, che il secondo [cronoperpetuo] ha "più cose" (più complessità, più funzioni) del primo, quindi è sic et sempliciter migliore?
In parte sì.
Ma questo plus di complessità e funzionalità, che possiamo considerare "maggior pregio", paga un piccolo pegno sotto altri aspetti: uno spessore leggermente maggiore, un quadrante più affollato e meno leggibile.
(Come se paragoniamo un'autovettura a trazione integrale con una a trazione su un solo asse: la prima presenta ovviamente un maggior pregio, ma rende l'auto più pesante, ha maggiori costi di manutenzione...).
In linea generale, possiamo ritenere che i piccoli "svantaggi" siano largamente inferiori al "vantaggio" di una maggior complessità meccanica.
Ma c'è anche chi a questi svantaggi attribuisce maggior peso: c'è chi preferisce avere l'orologio più sottile o più leggibile; c'è chi preferisce in ogni caso possedere tipologie separate, trovando concettualmente più elegante un cronografo "puro" o un calendario "puro".
In effetti, io sono tra quelli che amano gli orologi in cui è evidenziata una particolare complicazione; e nella mia raccolta, per forza di cose limitata, ho dato la precedenza a un cronografo e a un calendario “puri”.
Ma, se potessi (o se un giorno potrò) ambire a una raccolta più vasta, non nego che un cronoperpetuo sarebbe un grande traguardo.
Ci sarebbe anche da approfondire la
questione specifica della scarsa (o minore) leggibilità di questo Vacheron.
A me il quadrante sembra ben disegnato.
Alcuni Patek (ma non solo) gli sono leggermente superiori per la felice intuizione di posizionare il datario a ore 6, intorno alle fasi lunari, in un contatore più grande degli altri: ciò consente di disegnare con un font maggiore i numeri delle date, che sono l’indicazione davvero importante (ovviamente dopo l’orario). Non dimentichiamo, infatti, che le altre indicazioni del calendario sono utili soprattutto per la regolazione… quando fosse necessario consultarle nell’uso normale (molto meno spesso di quanto accade per la data), si può ben affrontare la scomodità di avvicinare l’orologio agli occhi.
(Peraltro del 3970, e di molti calendari perpetui con affissione digitale, bisogna ricordare che la leggibilità delle indicazioni di giorno e mese nelle finestrelle si paga con la sgradevolissima lentezza di aggiornamento, che rende le informazioni illeggibili per molto tempo...)
Ancora a proposito di “compromessi” negli orologi: la vista del calibro di questo cronoperpetuo (con la sovrapposizione di moduli, il rotore) non suscita le stesse emozioni del calibro di un cronografo manuale integrato. E forse anche per questo (oltre che per contenere leggermente lo spessore), si è scelto il
fondello chiuso, in un’epoca in cui il fondello a vista era riservato a calibri davvero speciali.
Ma – anche qui – si tratta di una caratteristica propria della tipologia di movimento, prima ancora che del calibro specifico, al quale non si possono addebitare scarse finiture: i ponti sono ben decorati, il rotore è in oro... È solo che la complessità tecnica chiede un pegno alla gratificazione estetica.
Riassumendo: Enrico non ha solo un orologio con un quadrante stupendo (per colore, disegno,
guillochage).
Ha anche un piccolo prodigio della tecnica orologiera.
Le dimensioni, perfette per l’indossabilità, accrescono ulteriormente il pregio tecnico. Il tutto ottenuto a un prezzo certo non indifferente, ma notevolmente inferiore a quello che oggi viene chiesto per orologi di tipologia simile, ma – per me – molto meno riusciti.
Dunque, senz’altro un
dream (
graal,
top… come volete)
watch .
Come si dice in questi casi… goditelo!
P.S.: a voler cavillare, sarebbe stato ancora meglio con le anse “alla Vacheron”!