Agli inizi degli anni 70, si ritiene nel 1971, mio padre acquistò per se un nuovo orologio Zenith El Primero A385, con bracciale originale. Non aveva, e non ha, alcun interesse per gli orologi, ma voleva comprare qualcosa di un minimo di pregio, e il suo rivenditore di fiducia gli consigliò questo orologio.
MIo padre lo indossò poco, ma l'orologio non ebbe vita facile, e neppure felice. Io ero nato il 18 aprile del 1969. Non so dire quando, ma sicuramente molto prima che andassi a scuola l'orologio era già nelle mie mani. Ricordo che mio padre mi diceva che era un oggetto di un certo valore, che era meccanico e automatico, ma per me erano parole che non significavano niente. Tranne la magia della ricarica con il movimento del polso che suscitava in me curiosità. Ricordo in casa tante mattine e pomeriggi a giocare con questo orologio, a cui facevo qualsiasi cosa, tranne sbatterlo a terra (spero), ma certamente lo mettevo in funzione (il cronografo), lo azzeravo, lo facevo ripartire. Di tutto di più senza alcun riguardo. Ricordo ancora che una volta distrussi la sua scatola originale . Ricordo ancora pomeriggi miei con la febbre mentre guardavo gare di sci alla tv mentre giocavo ad emulare con il cronografo il cronografo di gara. Qui siamo già nella seconda metà degli anni 70 e avevo iniziato la scuola elementare. Poi di questo orologio perdo ogni ricordo e traccia per tanti e tanti anni. Questo perché avevo miei orologi ma naturalmente erano al quarzo, allora, nel 1978, mai avrei accettato un orologio meccanico. Salto agli anni 90. Un mio amico già appassionato di orologi (il mio interesse allora era pari a zero), soprannominato Tinto, venuto a sapere di questo cronografo, mi dice che poteva avere una sua importanza spiegandomi che probabilmente si trattava di uno dei primi El Primero, che aveva una importanza storica e meccanica. Chiedo a mio padre se si ricordava dove potesse essere stato messo. Ma purtroppo nulla. Pensavo fosse perso, finché un giorno scopro - con orrore - che si trovava in una curiosa scatola di madreperla rossa che viene usata come ripostiglio per tutte le chiavi di casa! Lì praticamente ci si buttava sopra le chiavi. L'orologio non è in ottimo stato: il vetro è segnato, la cassa e il bracciale idem, e naturalmente ricordavo che il mio amico mi aveva raccomandato di portarlo a far revisionare. Cosa che feci, e da quel momento quell'orologio è sempre stato curato nella meccanica. Mio padre me lo regalò, avendogli io spiegato significato e valore storico. Io scelsi di non toccare l'esterno,neppure il plexi con i profondi graffi perché li ritenevo appartenenti alla mia storia, forse con qualche ragione. L'ho riscoperto circa un mese fa e ora sta sempre sul mio polso con grande soddisfazione e....malgrado tutto va ancora bene e non è mai stato cambiato un pezzo, ma solo la manutenzione ordinaria. Mi da' soddisfazione indossarlo.
Ora ho appurato dai numeri di cassa e del bracciale che si tratta di un orologio fatto all'inizio del terzo batch di produzione, cioè nel 1970,
Il bracciale è il suo G.F. originale, ed è leggero, direi estivo, perfetto con il caldo. Certo è meno ricercato della versione A384 , quella più colorata, ma è raffinato, e anche leggermente meno prodotto, e meno conservato. Con una cassa di forma anni 70.
Da quando la passione per gli orologi meccanici è scoppiata, mi sono sentito ancora più legato a questo orologio. Il fatto che ci abbia giocato tanto in età prescolare; forse un segno del destino. Così poi mi sono dotato anche di El primero più moderni ma questa è un'altra storia.
La mia famiglia è sempre stata molto disordinata. Poco famiglia, ad essere sinceri. Non per disinteresse dei mei genitori, penso un po' per superficialità soprattutto. Per loro andava sempre tutto molto bene, anche troppo, era tutto semplice. In realtà non andava sempre così tanto tutto bene ma questo si è scoperto molti anni dopo. Era una famiglia con pochi riti. Quindi anche poche foto, pochi filmati. Degli oggetti di allora non rimane gran traccia se non nelle memorie nostre, quando ci sono. Ma l'orologio è rimasto lì, nascosto e trascurato da tutti, e forse proprio per questo si è salvato. Ecco, anche in questa particolare vicenda un orologio meccanico ha dimostrato una durata che altri oggetti non hanno, forse non è un caso.
E' un orologio, se vogliamo, anche un po' simbolo dell'apice della orologeria meccanica, prima della crisi, anzi con la crisi già in corso, appena iniziata. Non è l'unico simbolo, l'unica vetta tecnica di quegli anni, ma è una delle ultime, una delle più importanti. I suoi numeri di produzione bassi, malgrado un calibro tecnicamente notevolissimo, ed un prezzo all'epoca ragionevole, testimoniano che dall'inizio il suo destino era di fare i conti con questa crisi. E come sapete tutti, e io non ne ho fatto cenno, anche la storia di questo calibro è intrigante da tutti i punti di vista. Ecco, lo considerò, mi si perdonerà, un altro segno del destino: cioè proprio l'unico orologio che parla della mia famiglia e della mia vita negli anni 70, è anche un orologio che ha una storia così intrigante nella storia dell'orologeria. Forse una grande passione sarebbe comunque dovuta scoppiare ad un certo punto. E forse neppure è un caso che abbia deciso di indossarlo proprio in questo momento, ma qui mi richiudo nella mia privacy. Certo è che è quasi magico il potere che hanno certi oggetti di legarsi alla storie delle persone, in una maniera niente affatto banale, distribuita nei decenni, con ruoli diversi,