Io potrei ritenere che nel computo globale di un orologio prodotto artigianalmente, la cassa prodotta in house abbia un valore maggiore di una spirale fatta in house, dipende dai punti di vista e dalle opinioni, ma non è neanche questo il punto, il punto è come diceva fansie, con quanto(in percentuale) di fabbricato in casa possiamo considerare un prodotto come “realmente artigianale”. Per me se anche mancassero all’appello i rubini, la cassa e la spirale, si potrebbe già pensare ad un prodotto in house senza troppi problemi. L’orologio è fatto di centinaia di componenti, solo alcuni non spostano granché a mio giudizio. Ovvio che se poi ci sono artigiani ancora “più completi” dal punto di vista della fabbricazione meglio ancora, ma gli altri non sono ciarlatani. Poi un orologio è fatto di tante cose, non è solo produzione 100% in casa, è un concetto, una idea. L’Extrem1 e il Logical one, pur non essendo forse fabbricati in ogni parte dal watchmakers, sono capolavori (imho) e senz’altro una degna rappresentazione del loro talento.
In linea generale concordo, nel senso che nessuno fa tutto da solo, ci sono componenti che vengono dall'esterno. Per me se stessimo parlando di un cassaio, direi che tutto ciò che riguarda la cassa lo dovrebbe fare lui, per poter dire che fa tutto da solo. Ma visto che parliamo di orologiai, che sono anzitutto quelli che disegnano e realizzano il cuore dell'orologio, il calibro , ma di fatto poi anche almeno il quadrante, almeno a livello di progetto, le componenti fondamentali del calibro dovrebbero essere fatte da loro stessi. I rubini possono venire da fuori: potrei considerare lo stesso un prodotto in house (anche se esiste pure chi si fa i rubini), ma tutto ciò che riguarda il treno del tempo per me dovrebbe provenire ed essere fatto dall'orologiaio stesso. E la spirale è uno dei componenti fondamentali, e sono tanti gli artigiani ma anche le piccole aziende che ormai si fanno le spirali. Altri si fanno fare spirali personalizzate da altre aziende. La spirale è fondamentale per il buon funzionamento dell'orologio. Quindi per me non è tanto una questione di percentuale di pezzi fatti in casa o fuori che fa la differenza nel valutare quanto un orologiaio fa in casa: è una valutazione qualitativa. Anche perché se fosse quantitativa assicuro che il novero di chi dovremmo considerare come facente tutto in casa aumenterebbe anche di molto, il che poi farebbe perdere di significato la categoria stessa.
Con ciò poi non è che se uno fa fare una spirale da fuori non sia un gran orologiaio, può essere anche il migliore , semplicemente a mio modo di vedere - e so di non essere certo l'unico a pensarla così - non fa tutto da sè, neppure le parti fondamentali. Io all'orologeria tutta fatta da sé, ammesso che sia possibile realmente, non attribuisco particolare virtù perché storicamente il mondo dell'orologeria non ha mai fatto tutto da sé. La Svizzera anche nella epoca d'oro dell'orologeria meccanica, era tutto un pullulare di fornitori ottimi, specializzati in alcune componenti. E per me anche questa specializzazione ha consentito di fare grandi orologi. A me importa anzitutto che quello che contiene un orologio di altissimo livello sia il meglio del mercato, e se occorre cercarlo fuori tanto di meglio.
I due orologi che citi sono due esempi di orologi che a me piacciono ma in cui diverse componenti vengono da fuori. Ai miei occhi non ne svilisce il valore, anzi. Poi io non ho mai letto una intervista di Claret, che è piuttosto industrializzato, e di Gauthier, o non ho mai sentito dalla loro voce, affermare che fanno tutto da soli, né tantomeno a mano.
Infine sul titolo del topic, anche questo è a riprova della fondatezza di quanto scrivo: il progetto di G&F e di Dufour con un giovane orologiaio ha il suo senso proprio nel carattere eccezionale del fare veramente praticamente tutto da soli e in gran parte a mano veramente. Infatti chi lo ha ideato lo ha fatto con il fine di cercare di trasmettere competenze "che altrimenti potrebbero andare perse". Se diversi orologiai facessero tutto così non ci sarebbe il rischio di perdita di queste competenze, e quel progetto sarebbe solo uno dei diversi che si fanno. Invece è proprio perché non si fa più che si cerca di tramandarlo.